Una voce profonda come l'abisso

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Niente anestesia per il ragazzo che stava venendo praticamente dissezionato dalle mani abili del dottor Garaki e comunque, nessun urlo lasciava le labbra, rilassate in un espressione di pace.

«Dottore,» chiamò Chyo che se ne stava accanto alla lettiga con in mano una garza e un aspiratore per il sangue, «Questo è parecchio strano.»

«Per nulla mia cara.» rispose il dottore con un sorriso enorme sulle labbra sottile e increspate da rughe profonde, «Questo è un miracolo.»

«In che senso?» chiese lei, ma l'uomo scosse la testa come a imporle il silenzio e comunicandole con un'occhiata che non avrebbe risposto a quella domanda.

«Per ora portalo in radiologia, verifichiamo quali ossa si sono rotte e su quali è necessario operare. Per il resto tieni la bocca chiusa con gli altri medici, io vado a fare una telefonata.» disse Kyudai estraendo il cellulare dalla tasca del suo camice da dottore, gli occhi fissi sull'infermiera, che dopo aver annuito rispettosamente, si era messa al lavoro, seguendo i suoi ordini.

Aspettò prima di mettersi a digitare quei dieci numeri che conosceva a memoria e che lo avrebbero messo in contatto con quel vecchio amico.

Il silenzio diventò di tomba in poco tempo e quando la porta che lo separava dagli altri reparti, venne chiusa con mano svelta da lui, il dottore avviò quella chiamata che aspettava di fare da parecchio tempo, il cuore che a stento riusciva a mantenere tranquillo nel proprio petto.

Al primo squillo una voce bassa, gutturale e profonda come un abisso, rispose.

«L'ho trovato.» furono le uniche parole del medico che per poco non rise di gusto per la sua scoperta.

«Sei sicuro che sia quello giusto questa volta? A quanto pare la volta scorsa c'era stato un "errore".»

«È lui, anche i tratti somatici coincidono.»

«Spero che questa volta sia come dice dottore, non vorrei essere deluso un'altra volta.»

La chiamata venne riagganciata in meno di un minuto, come da prassi fra loro due, solo che quando il silenzio tornò a regnare sovrano in quella piccola stanza dove alcune macchie di sangue macchiavano il pavimento, un senso di oppressione gravò nel petto dell'uomo.

Con passo concitato, si apprestò a seguire la strada percorsa dall'infermiera e il suo paziente, il dubbio che gli rodeva lo stomaco, facendogli risalire a tratti la bile lungo la gola.

«Dottore ha già fatto.» si sorprese Chyo vedendo il dottor Garaki varcare le doppie porte che dal corridoio conducevano alla saletta di monitoraggio. Il giovane paziente era già completamente dentro la macchina per la risonanza magnetica che lo stava esaminando da capo a piede.

«Sì mia cara, è stata una rapida conversazione, ma piuttosto, cosa abbiamo qui?» chiese il vecchio scansando il tecnico che aveva avviato il macchinario per mettersi al suo posto e fissare lo schermo.

Una rappresentazione in 2D dello scheletro del giovane, mostrava varie fratture alle gambe e alle braccia, un trauma cranico e una costola incrinata, niente di strano dopo un incidente della portata che lo aveva condotto fino a lì.

Quello che veramente richiamò l'attenzione del medico, fu una macchia scura che si trovava all'incirca sul lato destro dell'addome, proprio dove avrebbe dovuto esserci l'appendice.

«È lui.» sussurrò Kyudai tirando un sospiro di sollievo.

«Come dottore?» chiese l'infermiera chinatasi per osservare a sua volta le radiografie.

«Niente mia cara, ma è il caso di chiamare la sala operatoria.»

Shinu TokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora