Documenti che ci dicono chi sei

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Sembrò crearsi una sorta di connessione fra quei due liquidi che presero a vibrare quando "sembrò" che si riconoscessero.

Il dottor Garaki sapeva cosa stava succedendo, o almeno, lo sapeva un po', aveva già visto quella cosa che stava germogliando come un fiore nel corpo del ragazzo ancora incosciente.

Quella "cosa" che era anche nel suo corpo era un virus molto pericoloso ed esisteva da migliaia di anni, solo che nessuno ne era a conoscenza, ben nascosto nel corso delle ere, da coloro che ne erano stati affetti, passandolo di persona in persona come se fosse una reliquia, ma al posto di essere un oggetto, si trasmetteva attraverso il sangue.

«Meraviglioso.» sussurrò il medico osservando come il sangue nero tornasse lentamente dentro il corpo del giovane, riportando il silenzio nella sala quando i parametri vitali tornarono a livelli accettabili, «Non mi sono sbagliato, fantastico.»

L'euforia cominciò a fremere nelle membra dell'uomo, sentendo che anche il suo sangue mefitico fremeva tornando dentro la sua pelle pallida.

«Dottore?» chiamò Chyo socchiudendo appena la porta da cui era scappata poco prima.

«Chyo, tutto a posto, stai tranquilla.» rispose il vecchio abbassandosi la mani del camice, nascondendo il taglio che aveva smesso di sanguinare, sia il liquido nero, che il semplice sangue che gli scorreva normalmente nelle vene, «È tutto ok, possiamo terminare l'operazione.»



«Izuku Midorya.» lesse ad alta voce Kyudai esaminando i documenti che gli erano stati consegnati da un poliziotto alla fine dell'operazione, «Tredici anni, prefettura di Shizuoka...vedo che sua madre è ancora dispersa.»

«Sì dottore,» rispose il poliziotto con un sospiro affranto, «Da quello che sappiamo, dei quattrocentoventisei passeggeri del treno diretto a Kyoto, solo duecentocinquanta sono stati portati fuori dalle macerie e più di cento erano già decedute.»

«Capisco.» continuò il vecchio sfogliando il fascicolo, «Comunque ci occuperemo noi del ragazzo fino a quando non avrete trovato la madre, o fino a quando non ne avrete constatato il decesso.»

«Avrete bisogno di contattare il centro per la protezione dei minori?» domandò cercando nel portafoglio uno di quei biglietti da visita che si tengono in caso di necessità.

«Non ce ne sarà bisogno, grazie.» rispose il medico posando una mano su quella del poliziotto, fermando il suo gesto, «Abbiamo degli addetti ai servizi sociali che lavorano internamente all'ospedale, ma la ringrazio per l'offerta. Ora se non le dispiace tornerei con il mio giro di visite.»

«Ma naturalmente dottore.» disse prostrandosi in un profondo inchino di rispetto.

«Posso tenermi questi documenti a proposito, sa, nel caso me li chieda l'assistente sociale.»

«Certo, certo. Non si preoccupi, quelli sono solo una copia.»

Con un ultimo inchino, il poliziotto se ne andò dall'ospedale, lasciando che il medico fissasse la sua schiena fino a quando le porte non lo nascosero alla sua vista.

Era irritato, il fatto che la polizia fosse riuscita a trovare informazioni sul ragazzo era un enorme problema, gli impediva di avere il pieno controllo su di lui, costringendolo a mettere in mezzo anche altri medici e psichiatri.

Doveva fare in modo che le tracce su di lui si perdessero e doveva accadere una volta che avesse lasciato l'ospedale.

Shinu TokiWhere stories live. Discover now