Un pezzo del puzzle

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È passato tanto tempo e Katsuki ancora non riesce a farsene una ragione.

Per quanto i suoi amici e i compagni di scuola, siano andati avanti con la loro vita, fingendo che la notizia li abbia sconvolti, lui non ci riesce. Se lo sente dentro che qualcosa non va, come se un pezzo del puzzle che è la sua vita, si fosse rovinato e non riuscisse a combaciare con ciò che lo circonda.

Quando la mattina apre gli occhi, la sensazione che ha imparato a conoscere e che gli provoca sempre un fastidioso senso di rabbia, inizia a scorrergli nelle vene, bruciando come se i suoi muscoli fossero stati usati fino allo stremo delle forze.

Non capisce da cosa dipenda, sa solamente che tutto è iniziato quando la lontananza con quel ragazzo, che aveva da sempre maltrattato, si era fatta evidente. Già quando erano giunti a casa, quel giorno in cui si erano recati all'ospedale per accertarsi della morte del verdino, la rabbia lo aveva pervaso, come se la valvola di sfogo a cui si era appoggiato, gli fosse stata rubata da sotto il naso.

Rubato, sì.

Katsuki era più che certo che Izuku non fosse morto, se fosse stato vero e quel nerd si fosse fatto uccidere, era più che certo che quella rabbia strisciante che gli scorreva nelle vene, non ci sarebbe stata, al suo posto s'immaginava un gelido senso di sconforto e tristezza, non quella bruciante sensazione di mancanza.

Con queste sensazioni che lottano nel suo stomaco, incrementando la sua unicità e la forza che scaturisce dalle sue mani, passa i pomeriggi lontano dagli occhi di coloro di cui si era sempre circondato, persone che avevano alzato la sua autostima, persone che ora non aveva più alcun senso avere accanto.

Le esplosioni si susseguono con ferocia, bruciandogli i palmi delle mani già incredibilmente ustionati, le cicatrici ormai costellano quella pelle che una volta era così nivea da pensare che non era mai stata sottoposta ad alcuno sforzo.

I muscoli delle braccia si sviluppano di conseguenza, costretti a subire le onde d'urto della nitroglicerina che si aziona.

Troppo giovane forse per quella dose di allenamento a cui si sottopone, ma sente che se non si sfoga in quel modo, prosciugando il proprio sudore, potrebbe fare del male a qualcuno.

Solo che quello non è il suo unico scopo.

Deve allenarsi, deve diventare abbastanza forte, solo dopo potrà cercarlo, solo quando sarà diventato l'eroe migliore del mondo potrà trovare quel piccolo pezzo della sua vita che gli hanno strappato via.



Quel letto era comodo, molto più di quello su cui si era risvegliato dopo l'incidente ferroviario. Il soffitto era comunque bianco e le strumentazioni alle sue spalle suonava piano e sommessamente, mentre sul dorso della sua mano si trovava lo stesso ago collegato alla flebo che gli iniettava una sostanza trasparente che doveva essere essere soluzione salina.

"Ancora in questa situazione." pensò con un sospiro cercando di mettersi a sedere, trovando però una certa resistenza, dato che delle fasce lo tenevano ancorato al materasso , anche le gambe erano immobilizzate, privandolo completamente del movimento.

Si agitò con forza, cercando di strappare, o almeno allentare la stretta che sentiva attorno al torace e che gli toglieva un po' del respiro che i suoi polmoni riuscivano ad immagazzinare.

Più si agitava, più le forze cominciavano a calare, facendo salire la rabbia che da tempo non sentiva più inondare il suo sangue.

E quando la sentì pervadere interamente il proprio corpo, un formicolio cominciò a sollevargli i piccoli peli biondi che gli ricoprivano la pelle, salendo piano piano dalle estremità, fino a lasciargli un brivido sulle spalle che gli fece digrignare i denti per il fastidio.

Le fasce che lo immobilizzarono si strapparono, quando cercò di sollevare di nuovo le braccia.

Shinu TokiWhere stories live. Discover now