Non vorrei, ma purtroppo è così

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Ad Izuku sembrò quasi che, la zona in cui stava venendo stretto da quello sconosciuto, bruciasse infuocata dalla pelle di lui, mentre veniva sballottato e riportato verso il letto, con un senso di disagio crescergli dentro sostituendo la rabbia che lo aveva spinto fino a quel momento.

Con un sobbalzo venne lasciato sul letto, facendo finire il ragazzo semidisteso scompostamente, le gambe che cozzarono fra di loro con un rumore metallico stridente e fastidioso.

«Fanculo.» imprecò per il dolore acuto che lo pervase per una frazione di secondo.

«Non mi sembra il caso che un ragazzo della tua età parli in questo modo davanti ad un adulto.» disse l'uomo facendo fischiare fastidiosamente la sedia nel trascinarla vicino al letto su cui lo aveva posato malamente.

«Non so chi è lei, forse dopo le mostrerò il rispetto che chiede.» rispose Izuku muovendo il capo a scatti come se fosse alla ricerca della fonte del rumore.

Era una sensazione diversa da quella che aveva provato con la persona di prima, di cui riusciva a percepire, non solo la presenza, ma anche la posizione, ma in quel momento si sentiva spaesato. Tutto attorno a lui era ovattato e gli occhi che vedevano solo il nero più nero.

Gli era quasi sembrato, in un momento, di riuscire a percepire tutto vicino a sé, ma alla presenza di quello sconosciuto, il senso che si stava affinando per l'assenza della vista e lo scarso udito, sparì, lasciando in Izuku un senso d0impotenza così familiare da abbatterlo facendolo accasciare inerme sul letto.

«Devo dire che non mi aspettavo un ragazzino così aggressivo.» disse l'uomo sedendosi pesantemente sulla sedia, «Tua madre era così docile e assoggettabile che mi risulta difficile associarti a lei.»

«Che ne sa lei di mia madre?» chiese più cheto, il capo posato sul cuscino e un principio di mal di testa che propensava a volergli spaccare le tempie.

«Come posso dire perché la tua mente ferita possa capire?» rispose l'uomo sogghignando così forte che anche il ragazzo riuscì a percepire il suo riso, «Io sono tuo padre e ho passato con Inko abbastanza tempo per dire di conoscerla, anche meglio di te.»

Quel tono grave e basso davano ad Izuku la sensazione di qualcosa di spregevole, come se chi stesse parlando fosse cattivo, ma cercasse di nasconderlo dietro ad una voce canzonatoria e irriverente.

«Io non ho un padre, sono cresciuto solo con mia madre e non ho bisogno di nessun altro.»

«Invece mi sa che da oggi in poi, io e te passeremo il nostro tempo insieme, perché tua madre è morta e non hai nessuno con cui stare.»

Il volto del giovane si contrasse per lo stupore e con un movimento rabbioso si portò le mani al volto, alla ricerca del capo della fasciatura, senza trovarla, iniziando allora a strapparsi di dosso la benda, lasciando che gli si arrotolasse in grembo, mentre una sensazione di angoscia gli si diffondeva nel petto, come una macchia di olio esausto che denso si propaga in tutto il circondario.

Quando la costrizione attorno alle orecchie diminuì, cercò di aprire le palpebre, percependole impiastricciate e incollate le une alle altre, come se un velo di colla le volesse mantenere unite per i giorni avvenire.

Ci vollero un paio di minuti, fatti di sfregamenti con l'unica mano disponibile dato che l'altra era ancora avvolta in un gesso rigido e fastidioso.

Solo quando riuscì a vedere la fantasia aberrante della camiciola che indossava, sollevò lo sguardo per incontrare un volto che non aveva mai visto in vita sua.

Dei capelli corti e scompigliati risplendevano sotto le luci al neon, dando loro una sfumatura quasi argentea nonostante fossero di una tonalità così candida di bianco da assomigliare alla neve. Due occhi che sembravano fatti di buio e ciò che di più pauroso si nasconde sotto il letto, gli fecero risalire un brivido tetro lungo la spina dorsale.

In lui poteva vedere quelle piccole differenze che una volta aveva notato che lo distinguevano dalla madre. Di lei aveva preso occhi e naso, ma dal padre aveva preso le labbra sottili e il mento rotondo.

Per quanto volesse rifiutare quella notizia, non poteva di certo negare che quelle somiglianze che vedeva in lui, non esistessero.

Shinu TokiWhere stories live. Discover now