Immerso placidamente nei suoi pensieri

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Le bollicine sfioravano le sue membra, un solletico leggero che lo risvegliava dal torpore in cui a tratti sprofondava.

Non aveva la comprensione del tempo e lo spazio attorno a lui era composto solo dal liquido in cui era immerso, così caldo e confortevole da dargli tranquillità dopo il dolore che lo aveva tormentato per tutti quei secoli. Almeno per quella percezione che aveva avuto del tempo da quando si trovava lì dentro.

Un paio di volte aveva aperto gli occhi, ma quando essi non videro mai nulla se non una tenue luce verde fluorescente, che gli dava fastidio, tornava a serrarli con delicatezza, la paura che scoprissero il suo stato di veglia, gli faceva salire le palpitazioni.

Il cuore gli batteva lento nel petto sempre indolenzito, ma quando la forza tornava a scorrere nei suoi arti, animata da quella sostanza nera che gli scivolava nelle vene al posto del sangue, il torace gli si espandeva, scatenando un dolore che faceva attivare segnali d'allarme che mutavano l'ambiente attorno a lui, passando dal verde al rosso.

La voce del dottore risuonava in quei momenti al di sopra dell'allarme assordante, che nonostante arrivasse ovattato alle orecchie di Izuku, lo risvegliava dai suoi momenti di vuoto in cui precipitava.

Non sapeva come mai fosse stato cacciato lì dentro, o cosa gli avessero fatto, l'unica cosa certa era il fatto che di quello che un tempo era stato lui, non vi era rimasto più nulla.

La sua mente non ragionava più come un tempo, i ricordi che gli tornavano alla mente, erano distorti e i sentimenti collegati ad essi, mutati come il vento che cambia da una stagione all'altra.

Voleva solo uscire da quella vasca di vetro, scappare da quel luogo e magari ricercare la madre o quello che ne era stato di lei. Al pensiero della sua vecchia vita, un ricordo nitido come la luce che lo circondava, gli rischiarava la mente, risvegliando la rabbia che sopita, riposava dentro di lui.

Era a terra, gli occhi che fissavano la punta delle scarpe, un'ombra che lo oscurava, celandogli il resto dell'aula. Quella figura che troneggiava su di lui, al tempo gli aveva procurato così tanto terrore, ma in quel momento non capiva da cosa fosse dipesa.

Era certo che quel ragazzo fosse stato più forte di lui, che le parole che pronunciava con rabbia e foga, gli avessero spezzato il cuore, ma non capiva perché fosse stato tanto male, perché si fosse lasciato abbattere come un albero alla mercé del falegname.

Immerso in quella vasca sentiva dentro di sé che avrebbe potuto affrontare quel ragazzo, sconfiggere la paura che gli aveva provocato, annientare il ricordo tumultuoso che gli aveva lasciato.

Uscire, uscire per affrontare quel ricordo, uscire per verificare chi fosse diventato, uscire e non farsi mai più piegare da nessuno, uscire e distruggere chiunque gli provasse a fare di nuovo del male.

Gli allarmi tornarono a suonare con forza, mente il corpo di Izuku si raddrizzava con movimenti lenti e dolorosi, dati dalla troppa immobilità, perché, nonostante il ragazzo ne fosse inconsapevole, erano passate quasi tre settimane da quando era stato messo dentro la vasca, periodo passato con gli occhi attenti del dottor Garaki che esaminavano il suo corpo alla ricerca dei cambiamenti a cui era abituato negli esperimenti con i nomu.

Era dritto, con i piedi che galleggiavano ad una spanna dal fondo, gli arti flessuosi che accarezzavano il vetro tutto attorno a sé, ne percepivano il calore, dato dall'acqua che lo ospitava, la consistenza liscia e priva di difetti, almeno fino a quando non sfiorò con maggior forza la superficie.

Kyudai correva, mente altri allarmi iniziavano ad assordarlo, i parametri vitali erano stabili, ma quelli che misuravano il fattore quirk, il fulcro di quell'esperimento, impazzirono scoppiando a ripetizione insieme alle lampadine che si accendevano ad intermittenza.

L'esplosione giunse violenta, con l'acqua contenuta sulla vasca, espulsa con forza verso il punto che il giovane aveva creato.

Shinu TokiWhere stories live. Discover now