Non ci conosciamo, ma...

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«Come ti chiami ragazzo?» Domandò la voce di colui che era seduto accanto al letto del giovane, che al suono di quella domanda, voltò il capo, come se attraverso la benda che gli accecava gli occhi, riuscisse a vederlo.

«Izuku Midorya.» rispose il ragazzo sentendo nel proprio petto una sorta di eco, come se qualcosa avesse fatto contatto con il suo animo fin troppo tranquillo trovandosi in quella situazione, «Perché non sento nulla?» chiese abbassando il capo e fissandosi le mani, nonostante non potesse per via della benda, «Mi sento come se fossi svuotato da qualsiasi emozione.»

«È normale, hai vissuto un trauma molto importante e la tua mente non è ancora riuscita a metabolizzare i fatti, datti del tempo ragazzo e vedrai che riuscirai a trovare un punto a questa soluzione.» rispose l'uomo facendo stridere la sedia su cui era seduto spingendola indietro alzandosi da essa.

«Avete trovato anche mia madre?»

Il corpo dell'uomo, diretto verso le porte che lo avrebbero condotto fuori da quella stanza in cui aveva lasciato il ragazzo per riprendersi dall'operazione, si bloccò sentendosi porgere quella domanda.

«Ora pensa solo a riposarti, per le domande ci sarà tempo.»



«Sì, come le dicevo il ragazzo vive nella prefettura di Shizuoka.» stava dicendo Masaru Bakugou al telefono con il servizio di smaltimento delle chiamate, atte a rivelare qualunque informazione utile sui superstiti del disastro ferroviario.

«È una buona notizia quella che ci sta comunicando, per ora possiamo dirle che quasi tutti i casi più gravi sono stati dirottati nell'ospedale di Jaku a Kyoto...» stava rispondendo l'addetto con voce atona e stanca.

«Sapete se sua madre è stata ritrovata viva?» domandò interrompendo dal lungo discorso su come gli eroi fossero stati eroici nel loro lavoro.

«Al momento non ci è pervenuta nessuna notizia sul ritrovamento di genitori dei bambini trasmessi in diretta, ma se ha qualche notizia in più al riguardo, la metterò in contatto con il dipartimento di polizia che si occupa dei soccorsi e delle indagini in questione.»

«Grazie mille.» disse un istante prima che una musichetta irritante, che doveva fare da sottofondo nell'attesa che la sua chiamata venisse intercettata da un operatore della polizia.

Era snervante l'attesa e Masaru per tutto il tempo aveva avuto gli occhi della moglie e del figlio che gli perforavano la schiena con la loro intensità.

I coniugi Bakugou non erano mai stati molto legati alla famiglia Midorya, nemmeno nel periodo in cui i due bambini si frequentavano ai tempi dell'asilo. Erano a conoscenza della loro "amicizia" solo grazie alle parole di Katsuki, che continuava a parlare di quel bambino dai capelli verdi che no possedeva nessun quirk.

Avevano provato tanta pena per lui, ma era finito lì, anche perché con il passare del tempo, loro figlio aveva smesso di parlare del ragazzino che comunque aveva frequentato tutte le scuole insieme al loro.

Lo vedevano alcune volte bazzicare il parchetto dove i bambini del quartiere si riunivano, seduto sull'altalena dondolandosi pigramente, nessuno amico accanto a lui.

«Pronto, qui stazione di polizia di Kyoto, come posso aiutarla?» chiese una voce giovane, ma lenta e strascicata, come se fosse da così tanto tempo a ripetere quelle parole che non ne poteva più.

«Buon giorno, chiamo per avere notizie su Izuku Midorya, so che è stato coinvolto nel disastro ferroviario, ma quello che non sappiamo è se anche sua madre è stata portata in salvo.» il tono del signor Bakugou era affrettato e pieno di apprensione, il fatto che fosse successo qualcosa a qualcun che intrinsecamente parlando era stato amico del figlio, lo preoccupava.

«Mi dia un secondo che do un'occhiata ai nostri registri...»

Il tempo d'attesa non su così lungo, il poliziotto non fece nemmeno in tempo ad accedere la musichetta che doveva mascherare il baccano generale di sottofondo, venne spenta ancora prima che questa potesse partire.

«...Il ragazzo è stato portato in salvo all'ospedale di Jaku, per quanto riguarda la madre del ragazzo non c'è stato nulla da fare, al suo ritrovamento era già deceduta. Mi dispiace molto per la vostra perdita.» disse come se fosse abituato a sciorinare quel discorso, diventando insensibile al dolore di ciò che comunicava.

Shinu TokiWhere stories live. Discover now