💊Dopamina🌟

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(boy) x (boy)
(Cina) x (Russia)
(bottom) x (top)

Reating:rosso🔴 (ormai ci rinuncio😂)

Richiesta:NASA_ch

Trama: non so nemmeno cosa mi fosse successo, sapete già che il mio corpo si mosse da solo verso la sua direzione.
Vedevo che era stanco e pieno di rabbia.
Non ho mai avuto l'occasione di cambiargli la vita, di aiutarlo, di avere la possibilità di stargli accanto.
Ma sarebbe cambiato.
Sarei riuscito a metterlo a proprio agio.
Gli avrei fatto provare il piacere più grande.

Prima persona: Cina🇨🇳 (come sempre la persona la scelgo io visto che non lo dite😅)

Non so mai come iniziare una giornata.
So solo di potermi alzare per fare la mia adorata colazione.
Le mie fette biscottate e del tè per calmare i nervi, anche se la giornata non era nemmeno iniziata, già..
Il primo boccone andò al interno della mia bocca, iniziando a spezzettarlo, come dovrebbe essere.
I pensieri riaffiorarono di getto.
Era sempre la stessa storia, anche se finivo di fare tutt'altra cosa, la mia mente non faceva altro che riguardare quello sguardo stanco, magari anche pieno di dolore.
Il mio carattere era sempre quello di rimanermene a distanza dai problemi, non dalla gente, ma del formarsi di guai in vista.
Quante volte mi avevano cercato di abbindolare?
Di unirmi a loro?
Di partecipare alle loro stupide bambinate?
Ai loro problemi come bambini di due anni.
Avevo sempre avuto un'occhio di riguardo verso America.
Il suo volto pieno di sbruffagine.
Era un volto da prendere a pugni, lasciare quel suo viso fatto pieno di ceramica sul pavimento, magari con del sangue che colava dal suo naso.
Forse ero davvero esagerato..
Ma lui aveva costretto me, Cina, ad andargli ai piedi.
L'economia era il più grande problema.
Non mi lasciava abbandonare quelle catene di metallo.
Io ero qui a bermi una tazza di tè di pochissimi centesimi, mentre lui si starà spendendo i milioni per il terzo giorno della stessa settimana.
Non era una novità se Russia lo odiava.
A morte, posso anche aggiungere.
Gli davo più che ragione, era del tutto, insopportabile.
Desideravo diventare il braccio destro di Russia, aiutarlo, proteggerlo, dargli tutta la mia anima.
Ma ogni volta che ci provavo qualcosa in lui non andava.
Ricevevo sempre un:
"Sono stanco Cina."
Oppure:
"Ora ho del lavoro da fare, lasciami in pace."
E io non potevo che restarci male.
Soffrivo quando la sua attenzione era spostato su America o sul suo lavoro, e non nei miei confronti..
Il mio cervello, il mio corpo ha avuto sempre un certo interesse verso di lui, quando ero fortunato, quando riuscivo ad avere la sua presenza, il mio corpo era come una danza completa, mentre il mio cervello, la mia mente, andava ufficialmente in tilt, e il giorno dopo non ricordavo nemmeno l'accaduto.
Era come la mia dopamina, rendeva la mia vita qualcosa di piacevole, qualcosa di unico, era così importante che era impossibile dimenticarsene.
Era la mia unica Dopamina..
L'unica cosa di cui non potevo fare a meno..
Qualcosa di irresistibile..
È una droga, una pillola della felicità.
È la mia gioia, la mia tristezza, la mia rabbia.
Mi faceva impazzire.
E io, non ci potevo fare assolutamente niente.
Dopo tutte quelle chiacchiere così inutili, di qualcosa che non potevo nemmeno raggiungere, nemmeno ammirare, la mia colazione era finita.
Guardai il soffitto sopra la mia presenza.
Era di un bianco latte.
Vuoto ma piacevole.
"Ci tocca un'altra giornata di lavoro vecchio mio.."
Ma esattamente, perché parlavo con me stesso?
Ero davvero così solo?
Così sfruttato?
Così messo da parte?
Le chiavi della macchina andarono a finire nel loro unico posto speciale.
Accendere la macchina.
Vi avrei portato con me in quel inferno di riunioni, di decisioni, di guerre, di animali che non sanno parlare, specialmente di bestie.
Io sarei arrivato lì, certo!
Ma il mio posto era lontano da tutti, da solo in un angolo a pensare ai documenti che avrei dovuto compilare quel pomeriggio.
Non abbiate pietà per me, davvero!
Non me ne serve così tanta, se non proprio, non me ne serve.
Il solo unico motivo per cui ve lo racconto e per riempire un'altra pagina di storie, tutto qui, avere nuove parole che la riempiano di ricchezze, anche se ben poche.
Riuscivo a sentire l'aria fresca entrare dal finestrino della macchina, mentre si mischiava con il fumo delle altre macchine affianco alla mia.
Il traffico era di nuovo presente tra le strade di color grigio scuro.
Ancora mi domandavo cosa sarei andato a farci esattamente in quella stanza?
Forse solo per vederlo..
Forse solo per ammirarlo da lontano, magari per tutta la mia vita, senza avvicinarmici, sempre con cautela, forse se avessi fatto in questo modo non gli avrei fatto così schifo?
Un respiro pesante riempi la macchina.
Ma cosa speravo di ottenere con tutti quei pensieri per la testa, se non il vuoto totale?
Non sono buono a tenere la mia nazione in piedi, figuriamoci avvicinarmi alla persona più bella al mondo per il sottoscritto.
Tornai a concentrarmi sulla strada, mentre la mia ansia non fece che aumentare.
Le mani si andarono a stringere sopra il volante, facendo vedere qualche nervo sulle braccia.
Ogni volta per arrivare con la mente compatta in quel manicomio era un trauma, lo era sempre stato, e il continuare di essa non aiutava di certo la mia tortura.
Le nocche iniziarono a diventare di un banco neve, mentre riuscì per la millesima volta a parcheggiare la macchina dietro la struttura che ci avvolgeva, e lo stesso faceva con il panorama.
È sempre stato inutile perdersi in chiacchiere.
E allora perché io lo faccio?
Perché ho questo effetto?
Forse sono solo curioso?
Mi sistemai, infine, i miei abiti, facendomi riapparire come prima.
La porta davanti alla mia imponente figura, iniziò ad aprirsi fino a potermi fare passare senza problemi.
La struttura era sempre noiosa e anche nauseante come profumo.
Feci un segno di disgusto, facendo capire anche alle segretarie, il mio disappunto.
Iniziai a salire le scale, dato l'aula da quelle parti.
Mi sarei trovato il casino di sempre?
Bhe, direi di sì.
Era normale da queste parti e non credo che cambierà.
Riuscì, finalmente, ad arrivare all'ultima porta del corridoio.
Invece di fare tutta questa camminata per un colloquio di bestie, avrei potuto fare palestra.
E invece mi tocca sentirli, anche in disparte.
Varchai la porta con la mano presente sulla maniglia (dettaglio che mi potevo anche risparmiare)
"TU NON HAI IL DIRITTO DI INTROMETTERTI CON LA MIA FAMIGLIA!"
America aveva come sempre quel sorrisetto in viso, facendo innervosire ancora di più Russia.
"Io non mi sto intromettendo in niente, sto solo facendo il giusto"
"America a ragione, tu non puoi decidere per me, anche se sei mio fratello maggiore! È la mia nazione, e le decisioni spettano a me! Mettitelo in testa Russia!"
"Tu stai zitto!"
"Io sto solo aiutando Ucraina a separarsi da un tossico come te."
"Ma io ti uccido!"
La sua statura che si alzava, mi face venire un grappolo in gola, facendo si che fossi del tutto incapace a formare della frasi decenti.
A parlare.
Riuscì ad aggrappare America dal petto, mentre la Nato e l'Europa cercavano di fermarlo.
"Tsk.."
Senti solo da suo fratello, seduto accanto a loro a guardare la completa scena.
Perché non difendeva suo fratello?
Perché restava lì immobile, mentre Russia rischiava di essere espulso di nuovo da quello schifo di edificio?
Non che gliene importasse, anzi ogni volta che veniva cacciato da quella topaia, così pensava lui, lo vedevo più calmo del solito, quasi..felice?
No..
Lui non ha mai mostrato la sua felicità.
Ma sembrava che quando riusciva ad essere lontano da tutti loro, trovava un po' più di tranquillità.
Strano vero?
Bhe, per me non lo è.
Io la pensavo esattamente come lui.
Tutto il mondo diventava quasi silenzioso e gioioso quando loro erano assenti, quando non erano accanto a noi.
Mi ripresi dai miei pensieri, non volevo di certo rimanere imballato in quel punto, potevo avere cattive compagnie.
Però...
Non riuscivo a respirare.
Avevo bisogno di aria..
Mi allontanai, mentre sentivo ancora le urla di Russia riempire la stanza dei meeting.
Fuori l'aria era diventata ancora più fredda di prima, questo era il vero motivo dei miei brividi in quel momento.
Con dita congelate da quella giornata ghiacciate, riuscì a prendermi una esatta sigaretta.
Mi calmai davvero, quando il fumo arrivò nei miei polmoni, rendendoli finalmente liberi da quella mattinata, che era appena iniziata.
Non riuscivo a non pensare a tutte le liti, ai miei continui risvegli di merda, delle mie occhiaie, dei pugni, quasi volanti.
Non riuscivo a non pensare a quel coglione, che ogni volta si metteva nei benedetti guai.
Si..
Anche io odiavo a morte America, ne avevo la piena ragione.
Mi aveva sfruttato, mi aveva mentito, mi aveva deriso.
Ma mettersi nei guai sapendo che lui avrebbe avuto sempre la meglio, era davvero inutile..
Senti una porta scricchiolare, mentre dei stivali pensati, facevano un rumore assordante.
Sapevo chi era.
Davvero non mi serviva nemmeno girarmi?
"Espulso di nuovo?"
"La fai sembrare una scuola."
La sua voce fredda e chiusa mi fece partire l'ennesimo brivido.
Era incazzato nero.
Potevo capirlo..
"La dovresti smettere di metterti contro di lui, lo sai anche tu che è inutile, è il preferito di tutti, non abbiamo possibilità e mai l'avremmo."
"Adesso anche tu sei dalla sua parte? Sapevo che non potevo fidarmi di te, del resto sei un suo alleato, un suo amico"
Disse con voce ferma e ironica.
Solo allora riuscì a vederlo in viso.
Non sopportavo di essere classificato come "suo amico"
"Non chiamarmi in quel modo, io lo odio, e lo dovresti capire, non per questo sono dalla tua parte, siamo alleati Russia."
"Si ma anche dalla sua."
Disse, roteando gli occhi.
"Perché costretto."
"Io ti darei tutto quello di cui hai bisogno, sarà almeno la trecentesima volta che te lo dico"
"Lui ha più soldi Russia, lo dovresti sapere"
"Io dovrei sapere sempre tutto Cina!"
"Perché tutte le cose che ti ho appena detto, sono tutte cose di cui sei a conoscenza Russia!"
"Ora basta."
Un brivido percorse tutta la mia spina dorsale, mentre Russia sembri abbassare la voce facendola sembrare ancora più pericoloso e distante.
"Pensavo di potermi fidare di te, ma mi hai stancato anche tu, mi avete stancato tutti."
"Russia aspe-"
Non ebbi il tempo di finire quella frase così insensata, lui se ne andò.
"Russia!"
Quanto lo odio!
Certe volte era così testardo!
Iniziai a correre verso la direzione su cui era andato, sarei finito nei guai?
Forse si.
Ma questo non importava.
Avrei rischiato di sicuro.
I miei passi si fecero sempre più intensi, facendo si che il rumore delle mie scarpe si sentisse per tutte le persone che mi passavano accanto con tranquilla.
Avevo già l'idea che era arrivato a casa sua con i suoi nervi, visito l'uso della macchina.
Il palazzo era enorme, bello e incantevole, era mozza fiato, anche se avevo fatto più visite di questo posto, ne rimanevo ammaliato.
Con mano tremante avvicinai la mia mano al portone, aprendola, mentre uno scricciolio si diffuse in tutto il salone.
Il silenzio regnava in quel posto, e questo non fece che provocare brividi Poi intensi.
Non posso tirarmi indietro proprio adesso giusto?
Ormai lui avrà sentito sicuramente il rumore provocato dalla porta, ero già nei guai.
Era inutile scappare.
"Russia...?"
La mia voce era spezzata e tremante, aveva sempre un effetto così odioso e implacabile.
Ma questo non mi diede nemmeno una mano, anzi, fece tutto tranne che aiutarmi, la mia ansia era al limite, mentre il sudore mi colava dal collo.
I miei passi si dirigevano piano e calmi verso il piano di sopra, facendosi via verso la stanza di Russia.
Sapevo dove andare.
Ma in quel momento maledivo il mio sapere.
Perché continuavo ad avanzare?
Perché?
Quando potevo benissimo squagliarmela, facendo finta di non aver messo mai piede in quel posto così lussuoso e in ordine.
Feci un respiro lungo e profondo.
Te lo sei già ripetuto Cina..
Non si torna più indietro.
Ora ti prenderai le tue responsabilità, e porrai fine alle lagne di Russia.
Già.
Ma come...?
Ero stato così stupido da entrare in casa sua senza avere nemmeno un briciolo di idea?
Non sapevo nemmeno cosa sarebbe successo una volta trovatomelo davanti, era difficile immaginarselo.
Dopo secondi interminabili, riusci ad intravedere la fine delle scalinate, per poi trovarmi davanti a decine di porte chiuse di un legno ben acceso.
Bene..
Rimane solo da trovare la sua stanza..
Insomma, ci ero stato qui detto, si, ma come sempre, in riunioni "per niente inutili", e di certo per lui la camera da letto era qualcosa di troppo prezioso da condividere con me.
Aveva sempre affermato che li dentro c'erano oggetti troppo preziosi per averne una loro conoscenza.
Ma perché ci pensavo..
Dovevo solo parlare un po' con lui.
Sarebbe finito tutto in pochissimi minuti, e sarebbe ritornato con due perfetti sconosciuti.
Un rumore arrivò dritto verso le mie orecchie, qualcosa di inaspettato.
Si, finisce sempre in questo modo quando il protagonista non trova la persona per cui ti trovi in quel posto quasi disabitato.
È così una storia, credo.
Tornado a noi..
Era un vaso rotto?
Continuai a camminare, mentre il rumore non poteva fare altro che aumentare di fastidio.
Saranno oggetti rotti ripetutamente per terra..?
Il mio corpo si fermò davanti ad una porta uguale come tutte le altre, e con questo anche i continui rumori cessarono.
"Vediamo..."
Sarà davvero questa..?
Oppure sbagliata?
Bhe, un modo per scoprirlo c'era.
Aprire quella maledetta porta che mi separava dalla parte opposta.
Sarebbe finito tutto come volevo?
O magari sarebbe finito con tutto il contrario?
Dio Santo! Mi ci metto anche io adesso!
Non ci voglio essere in questa fottuta storia!
Apri questa cazzo di porta e finiamola qui!
Varchai la porta, calpestando alcuni cocci di vetro versati senza accorgersene, per terra.
Lo avevo immaginato
C'era stato un'altro attacco di rabbia..
"Così sembri un bambino lo sai vero?"
"Vai via."
Mi accorsi subito dopo, grazie alla sua "mandata via" di dove di trovasse, e di come stesse.
Era seduto sul letto con la schiena appoggiata beatamente sul muro, mentre guardava il suo beato computer.
"Ti serve compagnia?"
"Ti ho detto di andare via Cina."
Come sempre freddo e distaccato.
Coglione...
"Ne hai proprio bisogno."
Mi guardo con sguardo glaciale.
"Cosa ti ho appena detto Cina? Sai che voglio essere ascoltato quando do un comando."
"Di andare via..."
Dissi deluso.
In fondo non era cambiato niente.
Era rimasto lo stesso scorbutico del cazzo, lo stesso egoista, lo stesso stronzo, mi faceva solo che soffrire, eppure provavo sempre qualcosa per lui, qualsisi cosa.
Potevo capirne il motivo!?
Mi girai, dandogli infine le spalle.
Sarebbe cambiato qualcosa se fossi scomparso dalla sua vista?
Se fossi scomparso?
Probabilmente no.
E allora perché mi preoccupo così tanto per lui..?
Cosa c'è che non va nel fottuto me?
Certo che avevo dei gusti proprio di merda..
Potevo svegliarmi chiunque altro..
Gentile e pronto ad amarmi..
Invece mi ero andato a prendere proprio il ragazzo stronzo e freddo come il ghiaccio.
Bella scelta coglione!
Davvero bella scelta!
Mi fermai di colpo.
Però se davvero mi consideravo un coglione, perché pensavo sempre a lui?
Perché facevo domande su domande si mi amasse o no?
Se mi volesse almeno un minimo di bene?
Se davvero gli importasse di me?
Dei miei sentimenti.
Perché lo stavo cercando?
Perché me ne stavo andando..?
Perché lo stavo ascoltando..?
Io non volevo..
Questa volta ero davvero io a controllare il mio corpo.
Questa volta i ruoli si sarebbero scambiati.
Io sarei diventato finalmente il testardo per quella situazuone.
E lo avrebbe accettato.
Il suo sguardo si alzò.
"Ancora qui?"
Spocchiosi gli occhi, cercando quasi di scrutare la sua anima.
Era stressato, stanco, e pieno di rabbia.
Avevo davvero il permesso di farlo?
Avrei seguito alla lettera quello che avrebbe detto il mio cervello?
Ma la vera domanda era...
Ne avrei avuto il coraggio..?
"Ascolta Cina.."
Iniziò, dopo secondi di silenzio.
"Ho già perso troppa pazienza con te, e meglio se ti levi da qui."
No.
"Sei stanco e solo..hai bisogno di compagnia."
Dissi, mentre imbarazzato iniziai ad abbassarmi.
Seriamente non se ne stava accorgendo?
"Cina ho dei limiti, lo posso giurare che tu me li stai facendo superare."
Non mi importa...
Lui mi faceva da pillola della felicità, e io lo avrei ricambiato in qualche modo.
Lasciatelo fare almeno quando sei in difficoltà Russia..
Ti prego...
"Cosa stai facendo..?"
Si accorse solo dopo della mia avvicinanza, si accorse solo minuti che il mio corpo era inginocchiato davanti al suo.
Lo avrei soddisfatto.
Questo era il mio continuo pensiero, e lo avrei fatto.
Il mio compito sarebbe stato portato a termine.
Le mie mani andarono a finire sulle sue ginocchia come appoggio.
"Cina!"
La sua voce era come un rimprovero.
Mi fermai per un'attimo.
E se davvero stessi esagerando?
E se davvero stessi diventando pazzo?
Stavo facendo la cosa sbagliata...?
O magari mi stavo facendo fin troppe paranoie..
Le mie mani andranno a stringersi ancora di più sulle sue ginocchia per il troppo stress messo sulla mia coscienza, sulle mie idee.
Però..
Io volevo renderlo davvero felice per una sola giornata..
Volevo che quello fosse il suo giorno speciale..
Il nostro, giorno speciale.
Il mio corpo si sblocco dopo lo stato di trans di prima.
Senti il rumore della cerniera, della sua apertura.
Sentivo il suo respiro, il suo fastidio.
Sentivo che stava sudando..
I boxer erano davanti alla mia vista.
Era davvero una bella vista, dalla meraviglia, quasi dal non crederci che quel episodio stesse capitando proprio a me, stavo per svenire.
Continuai il mio lavoro.
E con un grappolo in gola, andai ad abbassargli con delicatezza i boxer, l'ultimo indumento che ci divideva, che mi divideva da quella vista perfetta.
Non avevo più il coraggio di alzare lo sguardo, non volevo vedere cosa stesse succedendo, o peggio ancora, non volevo vedere il suo disgusto, magari..
Lo presi tra le mie mani tremanti.
C'è la potevo davvero fare, questa sarebbe stata la sua giornata di tranquillità e piacere, nient'altro.
Apri la bocca, il massimo di cui disponevo.
Dio...
Suonava strano dire mi arrivava fino in gola
Per non dire altro, se posso permettermi, già è imbarazzante di suo..
Iniziai a fare movimenti non del tutto, se non proprio, per niente, professionisti, anzi, a dirla tutta, forse ero anche un pasticcio, un disastro totale in quel momento.
Ma quel momento sarebbe durato, non mi sarei tirato indietro solo per quella messa in scena.
Giorno speciale ricordi?
La mia lingua fece la metà del lavoro, mentre il mio corpo fece in modo di soddisfare con movimenti il più precisi possibili.
Arrivò in un colpo.
Senti solo la mia gola bruciarmi.
Niente di più, niente di meno.
Solo quello.
Era una sensazione mai provata prima.
Ma era piacevole.
Si.
Era davvero piacevole.
Mi puli con la manicha destra il liquido colato dalla mia bocca, mentre dopo interminabili minuti riuscì ad alzare la testa verso la sua direzione.
Aveva una faccia ancora più contorta dal dolore.
Non capisco...
Non gli avevo dato abbastanza piacere?
Ero seriamente, di nuovo, un fallito?
Sarebbe stato meglio lasciarlo da solo in quel momento, non era il momento giusto per parlare, non in quella situazione del genere.
Così imbarazzante e strana.
Mi alzai, e senza dire niente feci il primo passo verso la porta di camera sua, semi aperta.
Non ci riuscì.
Si.
Avete sentito bene.
Non ci riuscì per niente.
Mi accorsi di essere troppo lontana dalla porta.
Solo una forza accerchiò il mio polso facendomi buttare di forza sul letto.
I primi secondi non riuscì ad avere la ricognizione del tempo, non capivo come un minuto fa ero in piedi, pronto ad andarmene, e un minuto dopo ero sdraiato su questo morbido e caldo letto, ma con qualcosa di fastidioso al di sopra.
"R-Russia...??"
"Sei davvero così testardo...non riesci ad ascoltare mai a nessuno, ed è per questo che finisci sempre nei guai, su questo posso f
dare perfettamente ragione ad America."
Aveva dato appena dato ragione ad America!?
Soprattutto su una cosa che riguarda me!?
Con rabbia in corpo cercai di liberarmi senza successo.
Ritornai con viso pieno di rabbia e odio rivolto di nuovo verso di lui.
Notai un ghigno formarsi sul suo pieno volto.
"Non ti piace proprio essere paragonato ad America eh?"
Ma faceva davvero sul serio!?
"Ma di questo parleremo un'altra volta, non siamo qui per questo.."
Fece una lunga pausa, tenendomi così, sulle spine.
"Non è stato gentile lasciarmi un questo stato..non credi Cina?"
"C-cosa??"
Ero incredulo.
Cambiava seriamente emozioni da secondo a secondo??
"È stato davvero cattivo da parte tua lasciare il tuo alleato in questo stato così pietoso, ma non ti preoccupare..riuscirai a recuperare proprio adesso! Sei contento?"
"Russia ma che-!"
"Adesso fermo."
La sua voce combiò.
Grandioso...
Senti la sua mano di ghiaccio, iniziarmi a togliere la maglia da sopra, mentre i suoi baci arrivarono dritti al collo, lasciandomi piccoli e disastrisi gemiti.
Senti il piacere pervadere l'intero mio corpo, davvero ero così facile da abbindolare?
Il lavoro continuò, e il mio piacere cresceva sempre di più.
Iniziai a sentire freddo verso le parti basse.
Era veloce...
Un brivido partì per tutta la mia spina dorsale.
Non ero di certo abituato a queste situazioni.
Senti qualcosa di caldo avvolgermelo, facendomi partire un mugolio dalla mia bocca.
Mi stuzzico la punta.
Lo faceva apposta.
Era chiaro.
Voleva farmela pagare.
E a me magari mi piaceva così.
Era un tortura certo.
Ma fatto fa lui non lo era, anzi se messo a confronto era un paradiso.
Il mio respiro era irregolare e da flash.
Ma il suo ritmo non si fermava, a dirla tutta aumentava.
Si fermò di scatto.
Alzai la testa per capire cosa fosse esattamente successo.
Ma roteai gli occhi appena vidi il suo ghigno formatosi sul volto pochi secondi fa.
Lo fatto un'altra volta apposta..
"Non è ancora il momento per te~"
Posizionò il suo membro davanti alla mia entrata.
Aspetta!
Non avrà mica intenzione di entrare senza nemmeno un'attimo di preparazione!?
"Russia aspe-!"
Senti un colpo secco, mentre il mio urlo fu fuori da me in millesimi di secondi.
Le lacrime vennero fuori come acqua presente in una fontana, mentre lui rideva.
Mi chiedevo ancora..
Perché era la mia dopamina?
Lo pensai.
Si..
Lo pensai.
Mentre il piacere ritornò a rimpossessarsi del mio corpo.
Della mia anima.
Del mio cervello.

😶‍🌫️The end🥴

contryhumans(one shot)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora