CAPITOLO TERZO - parte 1

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Uno degli agenti aprì la porta, e Liu entrò per primo. Quello in cui adesso si trovava era un piccolo appartamento munito di cinque stanze: un salottino, una camera da letto, un piccolo bagno, una cucina dall'aria usurata ed infine una stanzetta vuota, utilizzata come ripostiglio.
Il cadavere giaceva sul letto.
Una donna di circa trentacinque anni era distesa sulle coperte zuppe di sangue. Indossava una camicia da notte, anch'essa insanguinata, ed i capelli ondeggiati erano raccolti in una coda da cavallo.
Presentava due profondi squarci sul petto, ovviamente ferite da coltello, ed un sorriso aperto su ambi i lati della bocca.
-Hey Liu, guarda qui- esclamò uno degli agenti, per richiamare la sua attenzione. Il ragazzo si avvicinò e scrutò il punto che il collega stava indicando con il dito. C'era una piccola scritta, sul muro, dipinta con il sangue.
"Smile".
-Posso farti una domanda, Liu?- disse ancora l'agente.
Lui annuì semplicemente, continuando a fissare la scritta.
-Jeff the Killer sa che tu sei vivo?-.
A quella domanda il ragazzo sollevò di colpo la testa e guardò il collega negli occhi, assumendo improvvisamente un'espressione irritata.
-Perché me lo chiedi?- disse con freddezza, arricciando le labbra.
-Se così fosse non è da escludere l'ipotesi che queste scritte le lasci per te..- spiegò l'altro, stringendo le spalle ed affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Lui non lo sa- rispose il giovane agente, abbassando lo sguardo. -È convinto di avremi ucciso, quel giorno... E in effetti, c'è mancato poco-.
Il collega annuì  -Chiedo scusa, non volevo intromettermi nei tuoi affari privati- disse, notificando l'evidente instabilità emotiva che aveva scatenato nel suo interlocutore con quell'affermazione che era stata forse troppo scarsa di tatto.
Liu non rispose, ma si avvicinò al cadavere e ne osservò il volto. -Abbiamo i documenti di questa donna?- chiese.
-Sì- rispose un terzo agente che era appena entrato in camera -Sarah Bellard, trentatré anni, single. Madre di una bambina tragicamente morta l'anno scorso a causa di una malattia-.
-Oh...- esclamò il ragazzo.
-Tra un paio di minuti arriverà anche una squadra per recuperare il corpo, noi non abbiamo il permesso di muoverlo né toccarlo. Lo porteranno in laboratorio in modo da poterci dire qualcosa di più... Faranno diverse analisi, come da protocollo. In tal modo potremo anche sapere se sono avvenuti abusi di tipo sessuale-.
Lo sguardo di Liu si fece più severo.
-Jeff non fa cose del genere- disse.  Abbassò lo sguardo e corrugò la fronte, sorprendendosi di sè stesso per aver in qualche modo difeso quel maledetto mostro.
Scosse la testa e disse: -I parenti sono stati informati?-.
-Giusto qualche ora fa-.
-Bene-.

........

Dopo aver ispezionato con cura la scena del crimine, Liu se ne tornò a casa. Si infilò subito sotto alla doccia, lasciandosi cullare dallo scorrere dell'acqua tiepida sul suo corpo. Ripensò a quel cadavere. Probabilmente quella donna stava dormendo, quando Jeff è entrato in casa sua. Nonostante ormai conoscesse bene il suo modus operandi, Liu non riusciva ancora a capacitarsi della cattiveria di suo fratello.
Come poteva fare cose del genere e vivere sereno?
Vivere sereno. In effetti non era detto che vivesse sereno. Forse ne soffriva anche lui, delle atrocità che continuava puntualmente a commettere?
Il ragazzo scosse la testa. Non avrebbe più provato alcuna pena per quel mostro. Doveva mettersi in testa una volta per tutte che suo fratello era un pazzo omicida, e che andava fermato. Punto.
Non doveva più vacillare, lasciarsi intenerire dai ricordi.
Il ragazzino spensierato che era stato il suo adorato compagno di giochi, era ormai diventato un assassino a sangue freddo che godeva del dolore altrui.
Questa era l'unica verità.
Uscì dalla doccia e si infilò nel letto, finendo per addormentarsi quasi subito.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now