CAPITOLO DODICESIMO - parte 1

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-Onestamente non capisco il motivo della sua convocazione, capo- sbuffò Liu appoggiando la schiena sulla sedia.
L'uomo, dall'altro lato della scrivania, reggeva un bicchierino di caffè nella mano destra, ed aveva la fronte corrugata. Il suo volto era freddo e severo; rare volte l'aveva visto in quel modo.
-Sai anche tu che non è così. Lo sai, ma fai finta di non capire-. La sua voce era fredda e ferma. Aveva convocato il giovane agente nel suo ufficio, subito dopo la fine dell'interrogatorio con Jeff the Killer. Dopo averci brevemente pensato, aveva stabilito che la cosa migliore da fare sarebbe stata eliminare quel comportamento sbagliato da parte di Liu alla sua radice: un agente di polizia non deve mai empatizzare e lasciarsi trascinare dai sentimenti, tantomeno quando si trova davanti ad un serial killer.
-Se è per Jeff, le garantisco che le cose non stanno come crede- si difese il ragazzo.
-Jeff? Jeff? È così che lo chiami adesso? Con un nomignolo?- grugnì l'altro -Ti rendi conto che stai mandando in fumo tutto il duro lavoro che hai fatto fino ad ora?-.
Il castano intrecciò le braccia sul petto. -Non sto mandando in fumo nulla. Sto solo facendo il mio lavoro-.
-Piantala, Liu!- esclamò poi il capo, alzando il tono della voce -Forse non lo fai apposta, è tuo fratello quindi è anche piuttosto normale che ti risulti difficile non immedesimarti... Ma ciò che vedo io, è che stai perdendo completamente di vista la strada che avevi tracciato!-.
Il ragazzo strinse le mandibole e scosse la testa, irritato. -Crede che io non abbia più intenzione di punirlo?-.
-Non lo so questo... Perché non me lo dici tu?-.
-Capo, le chiedo di non intromettersi in questa cosa- rispose secco lui, puntando i suoi occhi intelligenti dritti in quelli dell'uomo.
Quest'ultimo bevve l'ultimo sorso di caffè rimasto nel bicchierino, poi disse con voce ferma: -Non costringermi a toglierti il caso, Liu. Fai il tuo dovere e basta-.
A quella frase il ragazzo rimase disarmato. Non poteva più ribattere, perché se il caso gli fosse stato tolto non avrebbe più avuto alcuna possibilità di parlare con Jeff, e soprattutto di capire.
Sì, perché adesso quello era il suo nuovo obbiettivo: capire cosa accadde il giorno in cui Jeff impazzì, capire quali fossero le sue motivazioni per fare ciò che faceva; e solo dopo tutto questo, decidere cosa fare di lui.
-Torno a lavoro- si limitò a rispondere, mentre a testa bassa si alzava dalla sedia ed usciva dall'ufficio del capo. Lungo il corridoio un paio di colleghi lo salutarono, ma non rispose.
Si chiuse nel suo ufficio, buttandosi a sedere con un ghigno in volto.
Si sentiva scosso e confuso.
Fino a quel giorno, aveva combattuto con uno scopo preciso; adesso, invece, era come una foglia al vento. Spinto dall'accadere delle vicende, confuso, ed incapace di seguire la propria strada.
Non aveva più alcuna certezza.
Non era certo che Jeff fosse davvero soltanto cattivo, non era certo che sarebbe riuscito ad accettare ciò che avrebbe scoperto, non era neppure certo di cosa provasse nei suoi confronti.
Uscì dall'ufficio alle cinque e mezza, con la testa bombardata da quei pensieri, e si diresse a casa a passo lento.
Una stanchezza intollerabile si era impadronita del suo corpo, ed un'angoscia soffocante ne faceva fremere i sentimenti.

Jeff e Liu - La nostra stella Место, где живут истории. Откройте их для себя