CAPITOLO TREDICESIMO - parte 2

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Liu deglutì, ed un brivido percorse interamente il suo corpo. Aveva lo sguardo di Jeff addosso, e non riusciva a sopportarlo; quegli occhi erano profondamente tristi e vuoti. La sua espressione era straziante; insopportabile da guardare.
Si alzò lentamente dalla sedia, inspirando aria nei polmoni come stesse per immergersi in una vasca d'acqua, e poggiò il palmo della mano destra sulla scrivania. Si rese conto che le sue dita tremavano visibilmente, ma nonostante questo iniziò a farla scivolare, molto lentamente, in direzione delle mani del fratello. Sentì una goccia di sudore scivolare lungo la sua fronte, e strinse nervosamente le mandibole.
Le catene ai polsi di Jeff tintinnarono, quando il ragazzo aprì il palmo per accogliere la mano del fratello. Il moro era immobile, così immobile che sembrava non respirare neppure.
Liu venne travolto da un attimo di incertezza quando ormai la sua mano era molto vicina a quelle di Jeff; tuttavia, scacciò via quella brutta sensazione e continuò a scivolare in avanti, fino a che non sentì il contatto con le dita dell'altro.
Jeff sorrise lievemente, ed afferrò la mano del fratello minore. La accarezzò con le dita un paio di volte, con la delicatezza che si userebbe nel maneggiare un oggetto fragile di inestimabile valore.
Poi, ad un tratto, strinse il pugno. La sua fronte si corrugò all'improvviso, mentre le sue dita stringevano il polso di Liu con tutta la loro forza; sembrava voler stritolare quella mano, e lo faceva con tale forza che tutto il suo braccio iniziò a tremare.
-Jeff...- mugolò Liu, con gli occhi spalancati. Che cosa era successo, all'improvviso?.
Il moro continuò a stringere con tutta la sua forza, e mentre la mano del fratello diventava rossa e gonfia, sul suo volto compariva ancora quell'agghiacciante sorriso.
-Jeff!- gridò questa volta, tentando di liberarsi dalla presa con uno strattone. A quel punto, il killer aprì di colpo la mano.
Liu indietreggiò spaventato, ed afferrò il polso dolorante.
-Liu...- balbettò Jeff, abbassando la testa -Scusami. Non volevo farlo-.
Nella stanza calò un pesante silenzio, mente Liu guardava con una faccia spaventata il fratello. Era talmente confuso e sconvolto che aveva l'impressione che sarebbe svenuto da un momento all'altro; troppe cose erano venute a galla, ed erano cose troppo pesanti da sopportare.
-Liu..-. La voce di Jeff attirò nuovamente la sua attenzione. Era così dolce, quella voce.
-Ti... Ti sei tenuto dentro tutto questo... ?- balbettò il castano, mantenendosi a distanza di sicurezza. -Avremmo potuto evitare...-.
-L'ho fatto per te- lo interruppe l'altro, facendo comparire sulle sue labbra una lievissima piega che sembrava un sorriso.
-Ma... Forse avremmo potuto...-.
Jeff, d'un tratto, si voltò contro al muro. I capelli neri nascondevano il suo viso. -Esci, Liu- disse, con una voce che improvvisamente era cambiata, divenendo più profonda e roca.
Il castano lo guardò con aria confusa. Aveva perso il controllo di nuovo?
-Esci!- ripeté l'altro, quasi urlando.
-Jeff che succede?-.
-Lasciami solo... Altrimenti faccio un casino....-. Il suo corpo sembrò essere scosso da una serie di tremiti.
Ma Liu, anziché andarsene, si avvicinò a lui, e con un gesto del tutto avventato gli poggiò una mano sulla spalla. -Jeff?-.
Il killer si voltò di scatto, dando un forte strattone alle catene. I suoi occhi erano spalancati, ed un largo sorriso albergava sul suo volto deturpato. -Quanto vorrei il mio coltello adesso, caro fratello- disse con un agghiacciante tono di voce. La sua seconda personalità era nuovamente venuta a galla, schiacciando completamente quella originale.
Il castano balzò indietro, allontanandosi da lui, e quasi contemporaneamente la porta si aprì.
-Agente Woods! Esca!-.

Jeff e Liu - La nostra stella Donde viven las historias. Descúbrelo ahora