CAPITOLO SESTO - parte 2

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Il mattino seguente, Liu si incamminò verso la centrale anche prima del solito.
Entrò salutando con un lieve sorriso accennato un collega che si trovava nell'androne, e si diresse dritto nel suo ufficio.
Sopra alla sua scrivania, era ancora poggiata la cartella "Jeff the Killer, omicidio di Via Roma".
Il ragazzo la afferrò e la ripose nella pila assieme a tutte le altre, poi si mise a sedere con la testa tra le mani. Se gli agenti avevano fatto ciò che lui aveva detto, dovevano aver portato Jeff lì alla centrale.
Il che significava che in quell'esatto momento erano solo un paio di muri a dividerli.
E questo lo spaventava, terribilmente.
La porta dell'ufficio si aprì lentamente. -Liu?-.
Era il capo. Fece un passo avanti e salutò il ragazzo con la mano. -Tutto bene?-.
Lui annuì stancamente, abbassando lo sguardo. Sembrava molto scosso ed insicuro, il capo non era affatto abituato a vederlo ridotto in quel modo.
L'incontro con suo fratello doveva essere stato un evento destabilizzante per il giovane agente.
-Senti, Liu...- disse l'uomo grattandosi il capo -Lo abbiamo sistemato nella cella 16, per il momento. Prenditi tutto il tempo che ti serve, ok?-.
-Non si preoccupi- rispose il ragazzo sforzandosi di assumere un'espressione neutra -Voglio parlarci subito-.
L'uomo aggrottò la fronte. -Sei sicuro? Te la senti?-.
L'altro tardò qualche secondo a rispondere, forse per concedersi il tempo di pensare.
-Hem... Sì, certo...-.
-Come vuoi. Ma non forzare le cose, chiaro? Quando senti il bisogno di smettere, smetti. Non hai nulla da spiegare a quel bastardo-. Dicendo questo, l'uomo uscì dall'ufficio lanciando un ultimo sguardo rassicurante al suo agente preferito. Era molto preoccupato per lui, ed avrebbe voluto mandare qualcun'altro ad interrogare Jeff the Killer; tuttavia, sapeva bene che Liu non lo avrebbe mai permesso.
Non aveva lottato per tutto quel tempo per poi cedere l'interrogatorio a qualche altro agente. Quella era la sua grande conquista, ed era giusto che se la godesse.
-Prendete Jeff the Killer e portatelo nella stanza degli interrogatori- disse rivolgendosi ad un paio di agenti -E state attenti, mi raccomando-.
Liu nel contempo era ancora nel suo ufficio, con la testa china e lo sguardo preoccupato. Non sapeva se avrebbe trovato la forza di parlare con Jeff, di sentire ciò che aveva da dire.
Troppi ricordi dolorosi tornavano a galla, e come una lama affilata sembravano squarciare la sua pelle.
Si impose di alzarsi e dirigersi alla macchina automatica, dove prese un caffè.
Lo avrebbe di certo aiutato.
Lo bevve in due sorsi bruciandosi il palato, e si incamminò nel corridoio in direzione della stanza degli interrogatori. Due agenti erano in piedi accanto alla porta.
-Lo abbiamo sistemato dentro- disse uno di loro, notando l'arrivo di Liu.
-Bene- si limitò a rispondere lui, emettendo un sospiro appena percettibile.
-È ammanettato e bloccato al tavolo, può entrare a parlargli senza correre rischi- esclamò poi l'altro agente, allargando un amichevole sorriso. -C'è un collega dentro con lui ad aspettarla-.
Liu annuì e sospirando aprì la porta, trovandosi poi nell'anticamera. Da quì, tramite lo specchio unidirezionale, poteva vedere ciò che stava accadendo all'interno stanza.
Un brivido percorse interamente il suo corpo, quando il suo sguardo si posò sulla figura si Jeff.
Era seduto, con le braccia incatenate al tavolo, e puntava uno sguardo maniacale e quasi disumano in direzione del poliziotto in piedi davanti a lui. I suoi occhi erano agghiaccianti, carichi di follia ed odio profondo. Storgeva le testa di lato, ridendo come il pazzo che era, e muovendo compulsivamente le spalle.
Liu strinse la mandibole, imponendosi di riprendere il controllo, e con un gesto rapido aprì la porta ed entrò nello stanzino degli interrogatori.
Non appena il killer lo vide, smise immediatamente di ridere e l'espressione sul suo volto cambiò radicalmente, facendosi più cupa e seriosa.
D'un tratto la follia nei suoi occhi si spense, ed al suo posto sembrò accendersi una certa tristezza.
La sua bocca si strine ed il suo corpo si fece imobile.
Liu si mise a sedere davanti a lui, senza ricambiare il suo sguardo, e disse all'altro agente: -Esca pure. Faccio io-.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now