CAPITOLO OTTAVO - parte 1

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-Agente Woods-.
Questa volta, il ragazzo riconobbe la voce del capo. Si voltò verso di lui con aria neutra,e rimase in silenzio.
-Hai già fatto l'interrogatorio?-.
-Sì, hemm... Ho dovuto interromperlo- ripose, grattandosi nervosamente la nuca -Adesso riprendo-.
L'uomo assunse un'espressione preoccupata. -Se non te la senti non devi farlo per forza, capito?-.
-No, non è questo...- borbottò il castano.
-Allora cosa?-.
-Nulla, non si preoccupi...- farfugliò Liu, mentre aveva già ripreso a camminare lungo il corridoio.
Si avvicinò alla porta che conduceva alla stanza degli interrogatori, e la aprì senza pensarci troppo. Doveva farsi forza, sarebbe stato assurdo arrendersi proprio adesso.
Si trovò ancora una volta davanti al vetro unidirezionale, e si fermò a guardare Jeff, prima di entrare. Adesso aveva la testa bassa, ed il suo volto era nascosto dalle lunghe ciocche di capelli neri che pendevano sulla sua fronte.
Sembrava tornato a calmarsi.
Liu fece un lungo sospiro ed entrò, richiudendo subito la porta dietro alle sue spalle. Si mise nuovamente a sedere davanti all'interrogato, che ancora teneva la testa bassa e non accennava a muoversi, e si passò una mano sulla fronte sudata.
-Se intendi collaborare, possiamo riprendere- disse assumendo un tono freddo e distaccato.
Ma Jeff non rispose, né sollevò lo sguardo.
Se ne stava seduto lì, immobile.
-Voglio che tu sappia che ho seguito personalmente ogni tuo omicidio, da quando lavoro quì-.
Il castano intrecciò le dita e scrutò il profilo curvo di suo fratello, in attesa di una qualche risposta.
Jeff non alzò la testa, ma con un filo di voce disse: -Ero sicuro di averti ucciso...-.
Liu deglutì, reprimendo l'agitazione che faceva ritorcere le sue interiora.
-Purtroppo per te non è così- rispose freddamente -Sono sopravvissuto-.
Il moro rimase in silenzio.
-Non si può dire la stessa cosa per mamma e papà, però- aggiunse in tono accusatorio. Poggiò i gomiti sul tavolo e continuò: -Perchè lo hai fatto, Jeffrey?-.
-Da quando mi chiami così?- rispose lui, sollevando il mento. Alcuni ciuffi scivolarono di lato, scoprendo metà del suo volto.
-Da quando hai smesso di essere mio fratello- rispose il giovane agente, stizzito.
Il moro scosse lievemente la testa. -Non si può smettere di essere fratelli...-.
Quella frase echeggiò nella mente di Liu per diverse volte; lo colpì così a fondo da farlo tremare leggermente. Tuttavia, si ricompose subito: aggrottò la fronte e riprese a parlare.
-Perché uccidi? Hai un obbiettivo, oppure lo fai soltanto per piacere personale?-.
-In questi anni di investigazione non hai capito neanche questo?- replicò il killer.
Il castano scosse la testa. -Certo che sì, ma volevo una conferma da parte tua. Lo fai unicamente per te stesso, non è così?-.
-Ovvio che sì-.
-Cosa alimenta questo tuo desiderio di uccidere? Odio? Rabbia? Che cosa?-.
Jeff allargò un lieve sorriso. -Entrambi, suppongo-.
-Immagino sia inutile parlare di morale con te... Ma credi che tutto questo sia giusto?-.
-Affatto- rispose lui.
-Tu non sei la persona che conoscevo, non somigli neanche a mio fratello.... Jeff era... Buono e....-. Non riuscì a finire la frase. Sentì gli occhi gonfiarsi e non poteva permettersi di piangere in un momento del genere. Prese una abbondante boccata d'aria e continuò: -Cosa ti ha cambiato così radicalmente?-.
A quella domanda, il moro distolse lo sguardo e rimase in silenzio.
Liu insistette: -Cosa è successo, Jeffrey? Cosa è successo il giorno in cui hai ucciso la nostra famiglia?-.
Ma l'interrogato continuava a fissare il pavimento, con uno strano sguardo spento, senza fornire alcun tipo di risposta.
Liu lo osservò per una manciata di secondi, scosso da continui tremori ed aggredito da una violenta angoscia.
-So che tutto è cambiato a seguito di quell'incidente. Ma non so nulla di ciò che accadde, quindi... Questa è la tua occasione di schiarimi le idee-.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now