17.

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Hermione P.O.V.
Le lacrime scendevano calde sulle mie guance e non accennavano a smettere, mentre mi facevo sempre più piccola sulla parete, nel mio guscio di disperazione.
Dovevo saperlo che non sarebbe mai potuta essere una bella serata...
Alcune ore prime...
Strano a dirsi, era stato facile arrivare davanti al corridoio della Stanza delle Necessità.
Fu Harry a immaginare la stanza e ben presto ci ritrovammo nell'assordante rumore della festa.
Dire che era piena era un eufemismo: c'erano ragazzi di tutte le Case di Hogwarts intenti a ballare, scherzare e fare altro, dispersi in modo scombinato per la sala.
Non si capiva da dove uscisse la musica, ma rimbombava nei timpani rendendo quasi impossibile ogni forma di conversazione.
Tavoli cosparsi di bicchieri e bottiglie di ogni tipo di liquori, si trovavano ai lati della sala immensa.
"Scateniamoci!" Urlò Dean, trascinando nella mischia Ginny.
Come fosse stato un segnale, ci disperdemmo nella folla.
Subito venni trascinata da non capisco neanche quale mano, in mezzo alla folla e poi verso uno dei tavoli.
Solo quando fummo lì notai che la mano che mi aveva afferrata non era di altri che di Ron, e mi sentii leggermente arrossire, senza precisa ragione.
"Tieni" mi disse porgendomi un bicchiere, per poi bere da un altro con lo stesso liquido dentro.
"Cos'è?" Chiesi, guardando il liquido rossastro nel bicchierino
"Non ne ho la più pallida idea!" Mi disse e io storsi la bocca in una smorfia
"Oh su Herm! Lasciati andare!" Disse.
Stavolta non feci nulla ed tracannai il bicchierino.
Il liquido bruciò nella mia gola e mi fece luccicare la vista per un momento, poi quelle sensazioni nuove passarono com'erano venute.
"Buono eh?" Chiese Ron, già al terzo bicchierino
"Si" dissi, cercando di sovrastare la musica.
"Balliamo" disse e mi trascinò tra l'ammasso confuso di ragazzi che si dimenavano fuori tempo.
In mezzo alla gente rimasi ferma, finché Ron non mi scosse per un braccio.
"Lasciati andare!" Praticamente mi urlò all'orecchio ed io, senza pensarci troppo cercai di trovare una minuscola particella di senso del ritmo nel mio corpo per scatenarmi.
Chiusi gli occhi, come se potesse aiutarmi mentre provavo a muovermi il meglio possibile a tempo.
L'unico risultato però, fu l'aver perso Ron ed essere completamente sola a ballare come un'idiota in mezzo a tutti quei ragazzi, alcuni dei quali mi lanciavano strane occhiate.
Arrabbiatissima per la pessima figura che avevo indubbiamente fatto, uscii quasi a gomitate dalla folla, rovesciando anche qualche bicchiere.
"Ehi!" Una voce arrabbiata mi urlò contro, ma di sicuro non me poteva importare nulla in quel momento, e continuai la mia folle corsa verso una meta ignota.
"Calma calma, ma dove scappi??" La voce di Piper e la sua stretta sul mio polso, mi fecero rinsavire momentaneamente.
"Dove sta Ron?" Le chiesi.
Lei mi guardò quasi con compassione
"Io non penso che tu voglia davvero saperlo" mi disse, inclinando leggermente la testa e spostandosi davanti a me, oscurando parte del mio campo visivo.
"Dove. Sta. Ron" dissi, spostandola da davanti a me.
Forse, sarebbe stato meglio non farlo: Ron, in tutta la sua rossezza, era completamente avvinghiato a una ragazza, ma non riuscivo a vederla in volto.
Poi si staccarono, e allora si miseriaccia, la riconobbi: era niente meno che Lavanda Brown, quell'oca che girava attorno a Ron da tutto l'anno.
Attorno a loro si era radunata una piccola folla che li incitava a continuare il loro spettacolino, disgustandomi enormemente.
Tutta la rabbia di pochi minuti prima, se non solo secondi, si dissolve, trasformandosi in pura e spregevole tristezza, che attenagliò il mio cuore, tanto da chiedermi se qualcuno aveva invitato alla festa un paio di Dissennatori.
Le lacrime minacciavano di uscire mentre scappavo ancora una volta lontana da tutto quel disastro, che sembrava perseguitarmi, come Piper in fin dei conti con le sue urla per fermare la mia folle corsa, ancora.
Ero quasi uscita dalla sala ingombra quando una voce, già sentita, mi chiamò
"Ehi tu! Mezzosangue!" Pansy Parkinson si stagliò davanti a me con due sue -amichette- ai lati.
Ricaccia dentro le lacrime e tesi la vista, notando sul vestito, probabilmente costoso come la casa dei miei, della Serpe, in tutti i sensi, una grossa macchia scura.
"Guarda guarda chi c'è" disse beffeggiandomi "la rovina vestiti"
"Parkinson lasciami stare" dissi, cercando di sorpassare lei e il suo gruppo
"Eh no! Tu mi hai rovinato il vestito, ed ora scommetto che ti senti chissà chi, vero? Bhe ti do una notizia: non è così! " mi gridò contro, facendo ridere le sue due amichette
"Oh ma guardate che bel vestitino che abbiamo! " squittì una delle due bamboline della Parkinson
"Hai ragione... ma ci vorrebbe un ritocchino! Tu non credi?" Pansy mi guardò negli occhi, poi con mano veloce versò un bicchiere di qualche strana bibita sul mio vestito, per poi strappare una delle maniche.
Ed io inerme, subivo quella piccola tortura, che aveva raccolto un paio di spettatori delle vicinanze.
Le lacrime ormai erano sul punto di scendere e mi apprestai ad allontanarmi: non volevo darle la soddisfazione di vedermi crollata.
Corsi, corsi incurante di tutto, mentre cercavo di combattere contro me stessa.
Poco dopo, in qualche strano modo, mi ritrovai nel freddo bagno di Mirtilla Malcontenta e pregai che quel maledetto fantasma non si presentasse proprio in quel momento.
Andai di fronte a uno degli specchi e osservai il mio rifelsso: i capelli avevano perso qualsiasi forma avessero prima a causa della corsa, il vestito era completamente rovinato, macchiato probabilmente per sempre, la manica destra era strappata e calava sul braccio.
Perfino uno dei due fiocchetti sulle ballerine si era staccato quasi completamente e quel poco trucco che avevo era completamente colato, svanito nel nulla, come la mia dignità.
E in quel momento decisi di non aspettare più e mi accasciai alla parete.
Le lacrime scendevano calde sulle mie guance e non accennavano a smettere, mentre mi facevo sempre più piccola sulla parete, nel mio guscio di disperazione.
In fin dei conti cosa mi aspettavo?
Che sarebbe stata una bella serata?
Che mi sarei divertita?
Che ingenua.
Mi sentivo tanto come quella protagonista di quella storia babbana, Cenerella o una cosa simile, che i miei genitori mi raccontavano da piccola.
Lei aveva il suo mondo tutto perfetto costruito sui sogni e la fantasia; poi i suoi castelli erano stati distrutti con un soffio e lei era rinsavita.
Ma lei almeno aveva avuto il suo lieto fine, a me invece non restava nemmeno quello...
S/A
Io amo questo capitolo!
Voi amate questo capitolo?
Io amo questo capitolo!!
Domani probabilmente avete il prossimo, non pensate che Hermione finisca proprio ora di lamentarsi!!!
Vi adoro mi mancava scrivere per voi :') ♡♡♡
All The Love
Rebecca
P.S. Se trovate errori segnalateli pliz #trashalmassimo

Protectors.Where stories live. Discover now