24.

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Percy P.O.V.
La notizia fu inaspettata, quasi per tutti, tranne per Piper ovviamente.
Fu tuttavia ben accolta e ci fecero tanti di quegli auguri da perdere il conto, ma non era quello l'importante.
Avevo il sentore che quel passo che avevamo fatto aveva prodotto un turbamento.
Turbamento che trovai negli occhi verdi del ragazzo che è sopravvissuto...
Harry P.O.V.
Vagavo per i corridoi con la mente vuota: vuota completamente, nessun pensiero vorticava in essa, nessuna morsa stringeva il mio stomaco, nessun timore nell'aria.
Solo uno strano senso di vuoto.
Ma non era un vuoto doloroso, no, era solo opprimente: mi opprimeva rendendomi pesante, come un forte mal di testa senza dolore.
Non ero certo di quale fosse la causa di questa mia sensazione; probabilmente era che avevo finalmente realizzato che non tutto era impossibile, avevo realizzato che era possibile per due ragazzi che avevano subito le pene dell'inferno, letteralmente, trovare una soluzione, andare avanti, essere felici.
Allora perché non riuscivo a trovare una soluzione ai nostri di problemi?
Vagando non mi resi conto del luogo in cui mi trovavo: era un'ala del castello un po' tralasciata, sciupata e proprio al centro di una grande aula vi era lo specchio.
Lo specchio delle Emarb, con le sue incisioni e i suoi riflessi tormentosi.
Mi avvicinai, era più forte di me: c'erano sempre loro, i miei genitori.
I visi giovani e felici, le mani intrecciate, i segni della vita bloccati ironicamente sui loro volti morti che la luce non vedevano da anni e mai avrebbero rivisto.
Mi sedetti ai piedi dello specchio, gli occhi fissi su di esso, come se avesse potuto risolvere ogni mio problema.
"Lo specchio delle Emarb eh? Credevo fosse solo una leggenda" la voce di Percy arrivò alle mie orecchie, dalle mie spalle..
"Come i semidei" risposi
"Touchè" ridacchiò lui, a mezza voce, sedendosi poco distante da me.
La curiosità, si sa, è uno dei difetti peggiori dell'uomo: inoltre, non sempre sentiamo ciò che vorremmo.
"Cosa vedi?" Chiesi
"Me, Harry, vedo me. E so che anche tu un giorno lo vedrai" rispose lui
"Come fai ad esserne sicuro?" Esclamai
"Le Parche saranno anche delle vecchie megere, ma come ogni nodo viene al pettine, il pettine lo scioglie" disse, sicuro.
Distolsi lo sguardo dal me nello specchio e lo portai su Percy.
Sembrava che ciò che aveva appena fatto, avesse cambiato tutto; sembrava quasi che parte di quei lineamenti duri sul suo volto si fossero rilassati con una sillaba, con un 'si'.
"Avete già programmato la partenza?" Domandai
"Era programmata da prima del nostro arrivo. Ogni mondo ha la sua storia e sono i suoi protagonisti a doverla vivere. Comunque partiremo in poco tempo" mi rispose "A dir la verità è abbastanza stressante come vita qui" scherzò
"Disse Percy Jackson" ribbattei, guadagnandomi una spallata leggera.
Restammo in silenzio per un po, come se questo potesse attutire tutti i problemi del mondo.
Era un silenzio che non avevo mai vissuto: non era opprimente, non era assordante, non ero imbarazzante, era un silenzio vuoto.
Vuoto come certe anime, vuoto come certi cieli invernali di cui non vedi la fine, l'inizio o il colore, vuoto come quello specchio davanti a noi, che assorbiva la mia parte migliore e la rendeva peggiore.
Dalle grandi finestre della stanza, che caratterizzavano tutto il castello, entrano fiochi raggi di luce, che a stento passavano tra la fitta coltre di nubi bianche, le quali rendevano la giornata quasi uggiosa.
Quel chiarore calmo esterno non fece altro che turbarmi ancora di più, come se fosse la quiete stessa a scatenare la tempesta.
Mi domandavo, nella mia solitudine accompagnata, quali fossero le speranze a cui potevo aggrapparmi, ancora.
Portai di nuovo il mio sguardo su Percy, notai che si era alzato.
Da quanto avevo lo sguardo perso in me? Da quanto stava aspettando?
Da quanto io stavo aspettando?
Percy mi porse la sua mano, io l'afferrai e mi alzai dal freddo pavimento in pietra, non lasciandola.
Gli strinsi la mano quando lo fece anche lui.
Lo osservai.
"Tornerete?" Chiesi
"Oh Harry, non ce ne andremo mai davvero. Una mano sarà sempre data a Hogwarts quando vorrà riceverla..."
Mi rispose semplicemente.
Semplice, come tante cose e non come altrettante altre.
Vero, come certe cose e non come molte molte altre.
Ma in quel momento, io ero sicuro di poter dire con certezza che avremmo ritrovato sempre coloro che nel cammino ci eravamo lasciati alle spalle, ma che non ce le avevano, e avrebbero, mai voltate.

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