Missing Moment: Into The Woods

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Hazel
L'aria fresca della baia di Long Island sferzava sul mio volto, mentre cavalcavo il fiero destriero leggendario.
Il mare riluceva ancora dei raggi del sole alle ultime luci, che si accingeva a lasciare il posto al buio della notte.
Che notte...
Sussurrai al pegaso di fermarsi e scesi dalla sua groppa, immergendo i piedi nell'acqua salata e caldo, restando li, ad osservare.
Il cielo si tinse presto di oscurità, e le prime voci dei ragazzi che si recavano al padiglione per la cena, giunsero chiare alle mie orecchie.
Stavo per andare anch'io quando una voce più forte delle altre, ma solo per me, mi chiamò
"Hazel... figlia..." la voce di mio padre, il temibile dio dei morti, Ade, arrivò distinta alle mie orecchie.
Mi voltai alla sua ricerca, ma la sua voce mi fermò prima di continuare a cercare invano
"Hazel... puoi udire la mia voce ma non ti è permesso vedermi... non dovrei mettermi in contatto con te... ma devi svolgere un compito di primaria importanza per me..." disse
"Cosa?" Chiesi titubante
"Devi tornare nel mondo dei maghi e recuperare un oggetto perduto durante la battaglia...."
''Ma se è perduto..." dissi piano
"Io so dove si trova... ti porterò ove è nascosto e lo sentirai..."
"... e se non lo ritrovassi? " Chiesi
"Sarebbe una grande delusione, figlia" la voce gelida del dio mi fece sottindere il messaggio: dovevo ritrovare quell'oggetto.
"In breve sarai di nuovo ad Hogwarts figlia mia..." più che altro,  sembrava un avvertimento, quello del dio
"Ma cos'è?" Chiesi, mentre il vento si alzava...
"Hazel!" Sentii la voce di Frank e mi girai, mi guardava con gli occhi sbarrati, anzi, guardava dietro di me con gli occhi sbarrati.
Il vento si infittì, come la velocità della sua corsa...
Prese la mia mano e un secondo dopo una stretta alla stomaco mi colpì profondamente...
***
Atterrammo sul duro terriccio.
Mi alzai riprendendo fiato, così fece anche Frank.
"Cos'era?" Chiese lui
"Uno dei trucchi di mio padre" dissi io, alzandomi da terra e scuotendomela di dosso.
"Uno dei.. perché il dio dei morti ti, o dovrei dire ci, ha portati qui? In una foresta desolata?" Chiese sconcertato
"Non è una foresta desolata" ribattei volgendo lo sguardo alle mie spalle, individuandolo "guarda" dissi.
Alle nostre spalle, centinaia di metri più avanti, si ergeva l'intramontabile e immobile castello di Hogwarts.
"Hogwarts? Chi ci facciamo nella Foresta Proibita, Hazel?" Mi chiese stavolta con tono più autorevole
"Mio Padre vuole che io cerchi un oggetto nascosto qui" spiegai
"Va bene, facciamolo in fretta" disse lui
"No aspetta" lo fermai "resta qui, così sapremo da dove siamo partiti, poi a quanto pare posso sentirlo solo io" spiegai, e lui, seppur titubante, accettò.
Mi guardai intorno: il sentiero quasi invisibile normalmente ma facile da seguire per me, conduceva alle mie spalle verso il castello e davanti a me verso il buio.
Dove avrebbe mai potuto nascondersi un oggetto di interesse per il Dio dei Morti?
Scelsi il sentiero buio.
Dopo un po, pensai addirittura di star vagando e, se non avessi avuto i miei poteri e la mia determinazione dalla mia parte, probabilmente mi sarei sentita disperata.
Poi lo sentii: un brivido aveva scosso il mio corpo ed altri lo avevano seguito, intensificandosi.
I brividi divennero fitte allo stomaco e mi trattenni dall'urlare, quando una più forte delle altre mi fece piegare in due dal dolore.
Chiusi gli occhi, stringendomi la pancia, e ripresi fiato.
Mi rialzi,  leggermente a fatica, e stavo per proseguire, quando notai uno scintillio per terra.
Tornai ad abbassarmi e, cercando tra la terra e i rami secchi, un oggetto attirò la mia attenzione: sembrava una pietra, intagliata e levigata, con disegnati su di essa un piccolo triangolo con un segno in centro.
La presi in mano e la voltai qualche volta in essa: tenendola mi accorsi di quanto pesante fosse, molto più di come apparisse, quasi a voler dire qualcosa di muto, segreto.
Continuai a fissare la pietra, girandola finché una voce mi chiamò.
"Hazel...''
Quella voce.
Quella voce così calda e lontana.
Quella voce che avrei distinto tra centinaia.
Quella voce così... morta.
La voce di Sammy Valdez.
Chiusi gli occhi, pensando fosse un effetto collaterale dell'aver battuto la testa cadendo
"È solo un'allucinazione" ripetei ad alta voce
"Wow, anni che non ci vediamo e questo è il ringraziamento? Chiudere gli occhi? Non credevo che la morte mi avrebbe fatto perdere il mio fascino"
Quella non era affatto un'allucinazione.
Mi voltai verso la fonte della voce e davanti a me apparve, o forse era già li, la fonte: Sammy Valdez vestito del suo umorismo e abito spettrale, in quelli che dovevano essere stati i migliori dei suoi anni.
Quelli in cui non aveva ancora venduto la gemma... pensai con amarezza.
''Sammy" dissi, una nota di dolore nella voce
"Oh ora mi guardi" disse "sono cambiato un po eh?" Scherzò
"Hai venduto la pietra..." non potei farne a meno.
Non potei fare a meno di pensarci.
Il suo volto, se fosse stato possibile, si rabbuiò.
"Sì... forse non avrei dovuto" nonostante tutto accennò a un sorriso, che ricambiai malamente
"Forse..." dissi, flebile.
Per un po, il silenzio aleggiò su di noi come fosse la morte, o forse era davvero la Morte stessa.
Poi riprese la parola, senza motivo preciso; forse, come me, aveva sentito il bisogno di farlo
"È un bravo ragazzo..." disse lui
"Chi?" Chiesi
"Frank" rispose
"Sì... si, lo è" risposi io, più convinta.
"Anche Leo" aggiunsi io.
Annuì, mentre nei suoi occhi lessi una nota di triste, amara malinconia.
Una domanda mi sorse spontanea
"Come è possibile?" Chiesi
"Oh Hazel...'' esclamò venendo verso di me, e allungando la mano verso la mia.
Verso la mano che reggeva la pietra che avevo trovato poco prima.
In un attimo, collegai.
"Perché mio padre vuole che gliela dia?" Chiesi, nella speranza stavolta di ottenere risposta
"Tuo Padre, Hazel, fa parte di quel gruppo di Dei a cui la speranza sta non proprio simpatica" spiegò " e questa pietra, a questa gente, dà molta speranza... oltre che altro..." disse poi.
Ragionai: il motivo per il quale mio padre volesse quel'oggetto era ormai chiaro, ma io volevo farlo?
Volevo, ancora una volta essere manipolata dai contorti desideri degli dei?
Avevo dei principi, in fin dei conti.
Così, presi la mia decisione.
"Sei sempre stata determinata" disse Sammy
"Lo sarò sempre" risposi
"Ciò che hai detto non può che rendermi felice, Hazel" Sammy si dispiegò in un sorriso.
Lo guardai: gli occhi vivaci anche nella morte, il corpo nel fiore degli anni, la mente in quelli della saggezza, la luce che scaturiva e poi mi guardai dentro.
Mi guardai dentro e cercai in me un briciolo di puro egoismo che mi impedisse di fare ciò che stavo per fare.
Non lo trovai.
Lo guardai un'ultima volta e sorrisi.
Sorrisi davvero e sorrise anche lui, come uno specchio.
Poi, lentamente, aprii le dita della mia mano e feci scivolare a terra la pietra.
La figura di Sammy si dissolse nell'aria con una risata, una risata che mi entrò nel cuore e lì vi rimase.
Un fruscio, dei passi, una voce.
"Trovato qualcosa?" Chiese Frank, alle mie spalle.
"Sì..." risposi.
Avevo trovato davvero qualcosa?
Non lo sapevo neanche io.
L'unica cosa di cui ero certa, quella notte, mentre andavo verso Frank e prendevo la sua mano, era che non avrei trovato niente più che me stessa, da quel momento, se mi fossi guardata ancora.
La mia speranza più grande, era che anche gli altri lo avrebbero fatto.
E, chissà, magari quella pietra verrà ritrovata ancora, o magari mio padre si arrebbierà, o, ancora, la notte calerà su Hogwarts e quando se ne andrà, porterà con sé i suoi segreti...
Fine.

Protectors.Where stories live. Discover now