Capitolo 1

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Tiro fuori il quaderno e lo poggio sul banco di vetro, poi metto le mani sulle ginocchia e mi appoggio allo schienale gonfiato della sedia. Le pareti sono bianche e luminose e spoglie, ci sono due o tre quadri senza senso, una bacheca piena di bigliettini e un finestrone che dà su una delle tante strade di New York. L'aria che entra nella stanza scuote debolmente le tende bianche e i fogli sulla libreria nera. Non c'è alcun rumore, tranne i ticchettii della penna della Dottoressa Fong.
-Molto bene Holland.... molto bene.- chiude l'agenda e mi guarda, a mani incrociate: -Come ti senti adesso?-
-Come mi sento adesso o come faccio finta si sentirmi?- le domando.
Mi guarda e sorride: -Come ti senti davvero-
Faccio una smorfia: -Bene, credo... è passato un po' di tempo da quando lo stavo veramente-
Appunta qualcosa nel suo registro e prende il barattolo che ho in mano.
-Non dovrai più prendere medicine. E non dovrai nemmeno tornare qui se non ci sono eventuali problemi. Hai capito?-
Annuisco leggermente e metto lo scatolino nella borsa. Saluto la dottoressa ed esco dallo studio.

****

Entro a scuola per il secondo giorno e mi guardo attorno, per cercare l'aula di scienze ma con tutte le persone che girano in corridoio so già che sarà impossibile. Guardo per aria e vado a sbattere su una persona poco più alta di me rovesciando sulle sue scarpe bianche la bottiglietta d'acqua che ho in mano. Mi tiro indietro e vedo una moretta troppo truccata.
-Scusa- dico imbarazzata.
-Guarda dove metti i piedi razza di idiota! Ah e adesso come farò?- sembra davvero disperata per una piccola macchiolina sulle punte delle Vans.
-ANNIE!- richiama gridando una ragazzina bassa e bionda che si nasconde dietro ad un paio di occhiali.
-Togliti le scarpe e dammele! Devo essere perfetta per le prove. Poi questo pomeriggio lavamele e portamele domani perfette, sennò ti giochi il posto in squadra!-
La ragazzina, Annie, abbassa gli occhi e si slaccia le stringhe, poi si toglie le Vans bianche immacolate uguali a quelle di tutte le ragazze del gruppo, e resta in calzini, per poi indossare riluttante quelle macchiate della moretta.
-Non è la tua schiavetta, quella macchiolina non la vedrà nessuno- le dico guardandola cambiarsi.
Mi fulmina con lo sguardo: -Non capisci proprio nulla, anzi in realtà non capisco me che parlo con te che non capisci nulla!- schiocca le dita scenograficamente e richiama il gruppetto: -CHEERLEADERS! In palestra!-
Se ne va con una sferzata di coda di cavallo, ancheggiando e con una mano sul fianco sinistro come una diva. Le altre la seguono come pecore cercando disperatamente di imitarla, ma la maggior parte fallisce e cammina in modo stupido. Mi giro e mi dileguo, stringendo lo spallaccio dello zaino. Vedo un ragazzo carino che gioca con il cellulare seduto su una panchina del corridoio e mi avvicino: -Scusa mi sapresti dire dove si trova l'aula di scienze?-
Alza lo sguardo e vedo un paio di bellissimi occhi azzurro ghiaccio davanti al mio viso. Mette il cellulare nella tasca dei jeans e si alza, mi fa cenno di alzarmi a mia volta e seguirlo.
-Sono Mike tu?- mi chiede guardandomi negli occhi, mentre percorriamo la scuola.
-Holland, piacere- rispondo.
-Holland? Quella che dicono sia drogata?-
Sbuffo sonoramente e lui tossisce: -Volevo dire... ehm... piacere Holland-
-Grazie- sussurro sorridendo debolmente.
-E per cosa?- sorride anche lui mostrando i suoi denti bianchissimi e drittissimi.
Scherziamo bonoriamente sui diversi outfit ridicoli delle ragazze pon pon, dei cervelloni nerd e attraversiamo mezza scuola senza che me ne accorga.
-Eccoci arrivati e...- si ferma un secondo e suona subito la campanella: -in tempo-
Lo ringrazio nuovamente ed entro subito per sedermi lontana da Brad. Appoggio la borsa su un banco libero e vedo Mike che si siede vicino a me e sorride rivolto nella mia direzione.
-Qualcosa mi dice che dovrò sopportarti anche per questa lezione- sbuffa scherzosamente.
-Che bastardo!- scoppiamo a ridere allegramente e ci zittiamo proprio quando entra il professore. Ieri non mi ero nemmeno resa conto di quel ragazzo nella mia classe. Ero troppo impegnata a odiare Brad che rideva come un idiota. Adesso che ci penso ieri Mike non c'era nemmeno, sennò mi sarei ricordata della sua incantevole risata.

****

Quando usciamo dall'aula di scienze, vedo con disgusto che seguono due ore di educazione fisica. La mia classe si dirige in palestra e poi ci dividiamo negli spogliatoi. Cambiamo i jeans in leggins e rimaniamo in t-shirt. Dalla palestra escono le cheerleader e passo davanti alla tipa di prima che mi guarda minacciosa. Appena siamo tutti, il prof ci dà il via per una corsa lunga ed estenuante. Verso la metà vedo una ragazza cadere per terra e sedersi cercando di riprendere il fiato. Mi avvicino e mi fermo vicino a lei: -Hai bisogno di aiuto?-
Le porgo la mano e lei si tira su aggrappandosi, aspetto due minuti che si sia ripresa e dopo continuiamo a correre, meno veloci di prima.
-Questo prof mi odia... anche l'anno scorso non se ne sbatteva se stavo male, mi diceva solo di correre e che ero debole. E adesso che mi hanno bocciata mi vuole far cadere ancora.- ci mette un po' a dire tutto per via dei colpi di tosse che spezzano il discorso più volte.
-Sei sicura di voler continuare a correre?- le chiedo preoccupata.
Scuote la testa e si siede di nuovo per terra. Mi siedo anche io vicino a lei e guardo le attrezzature sulle pareti, come le spalliere, le pareti per l'arrampicata e i cilindri dove ci sono, impilate perfettamente, centinaia di palle: calcio, basket, pallavolo, tennis, rugby, persino per il bowling!
-Si, in questa scuola c'è anche il torneo di bowling- dice guardando la traiettoria del mio sguardo: -comunque sono Katie, scusami non mi sono presentata subito.-
Respira ancora a fatica e, prima che possa rispondere, mette una mano sullo stomaco e mi fa cenno di aiutarla ad andare in bagno. La aiuto ad uscire in fretta e ignoro le urla del prof che ci dice che non possiamo andare in bagno senza permesso. Appena arriviamo ai bagni, Katie si butta al wc e comincia a rimettere, tossendo rumorosamente. Per quanto possa essere sgradevole la situazione, le tengo i capelli per evitare che si sporchino e le accarezzo la schiena. Quando ha finito le passo un fazzoletto e si appoggia al lavandino, sciacquandosi la bocca.
-Grazie- sussurra sedendosi vicino agli armadietti.
-Torno subito- dico e mi dirigo in palestra per informare il prof che accompagno Katie in infermeria, per farle prendere qualche pastiglia per il mal di testa e mal di pancia.
Appena entro, il prof mi viene incontro arrabbiato e mi chiede il perché mi sono allontanata con la mia compagna. Gli spiego la situazione e si calma, dicendo che se ne aveva proprio bisogno, potevo accompagnare la mia amica in a prendere i medicinali. Quando esco dallo spogliatoio femminile con Katie, mi scontro subito con un ragazzo. Balbetto una scusa prima di accorgermi la sua identità.
-State bene?- ci chiede sembrando preoccupato.
Ovviamente sembrando.
-Si si stiamo bene ora andiamo ciao- rispondo secca accompagnando la ragazza che si appoggia alla mia spalla in infermieria.
-Grazie ancora Holly, puoi andare io chiamo i miei per tornare a casa- mi rassicura Katie e io faccio di tutto per non preoccuparmi del colorito verdognolo che colora il suo viso.
Mentre esco dalla stanza ripenso a quanto questa scuola sia attrezzata più della nostra. Insomma, nella vecchia e scadente scuola a Los Angeles, non c'era un locale infermeria, se stavi male erano affaracci tuoi. Nonostante tutto, quella scuola scalcinata rimarrà sempre nel mio cuore.

****

-Tutta sola droggy?-
Roteo gli occhi mentre guardo i piatti fumanti davanti a me: -Com'è che prima hai chiesto 'preoccupato' come stavamo e adesso sfotti?- appoggio il vassoio sul rullo e faccio con le dita il segno delle virgolette.
Lo ignoro per qualche minuto mentre prendo una porzione di pasta, una ciotola di macedonia e una bottiglietta di acqua. Lui invece, abbonda, prendendosi una porzione gigante di patatine. Beh, non ha mica il problema di ingrassare, a differenza mia. Quando ho finito di pagare, lui è ancora lì. Scrollo le spalle esausta e mi avvicino al tavolo dove Delilah sta già seduta. Sbocconcello un po' di frutta e sento una persona sedersi vicino a me e Delilah trattenere il respiro.
-Droggy, dopo continuiamo il nostro discorso- dice con un sorriso strafottente e mi dà un buffetto antipatico sulla guancia.
La mia amica mi guarda come se avesse avvistato un fantasma.
-Che c'è?-
-OH MIO DIO! Tu parli con Brad Stan, BRAD STAN SAI CHI È VERO????, e dici Che c'è???-
Alzo gli occhi al cielo: -È idiota, e arrogante, e rompe sulla storia della droga.-
Chiudiamo il discorso ma per Delilah oramai sono l'unica che potrà farla conoscere ai popolari.
Ma io, ne dubito fortemente.

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now