Capitolo 4

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Katie oggi è tornata a scuola, quindi lascio Mike con i suoi amici e sto vicino a lei a lezione. Scherziamo e ridiamo allegramente tutte le ore di su diversi argomenti da ragazze. Non ho raccontato né a Delilah né a Mel, né a nessun altro quel che è successo ieri. È piuttosto imbarazzante sapere che non sono riuscita a difendermi e tutta la scuola mi prenderebbe di tiro per questo. O almeno, così sarebbe successo a Los Angeles. A volte mi scordo delle differenze tra le due città.
-Holly?-
Katie, Mel e Delilah mi chiamano in coro, scuotendomi una mano davanti alla faccia. Strizzo gli occhi e ritorno sul pianeta Terra: mi sono incantata a pensare e ho una patatina a mezz'aria in mano. Le mie amiche mi guardano stranite ognuna da un lato del tavolo a cui sono seduta.
-Ci sei?- mi chiede Mel sgranocchiando una mela.
-Sì, sì, scusatemi continuate pure a parlare- dico mettendo finalmente in bocca quella patatina fritta.
Katie scuote la testa divertita.
-Secondo me hai una cotta... sì, sì! Per tutta la mattina non hai fatto altro che distrarsi!- e ride.
-Ma cosa dici?! Ho parlato anche con te- dico divertita.
-Si lo so ma lei, secondo me, dice che nonostante tu fossi lì, non eri lì... vero Kie?- domanda Mel e Katie annuisce dandole ragione.
Alzo gli occhi al cielo ma poi ci ragiono su, sto ancora pensando al quasi bacio di Brad. È una strana sensazione, non amore o roba simile, ma una sensazione che riempie un vuoto che ho nel cuore. Una sensazione di protezione. Una che non ho mai avuto a Los Angeles. Nessuno mi aveva mai protetta quando andavamo contro ad altre gang per accaparrarci i migliori spacciatori, o il miglior posto. Nella peggiore situazione ho rischiato di finire all'ospedale per aver scansato un ragazzo asiatico. Quelle botte mi avevano lasciato una sensazione di inquietudine che mi ero portara dietro fino ad oggi. Per la prima volta mi ero sentita davvero, dico davvero, davvero protetta.
-Holland! Ancora!-
-Ahm... no, no, stavo ascoltando!- mento spudoratamente e vedo che capiscono anche loro che oggi non ci sono proprio.
Mi alzo e le saluto, poggio il vassoio sul rullo e mi allontano. Sto per aprire la porta dei bagni quando qualcuno me la sbatte in faccia con neanche una moderata forza.
-Ahi!- gemo massaggiandomi lo zigomo.
Vedo subito la moretta cheerleader che mi guarda disgustata e se ne va ancheggiando. Entro nei bagni e sbatto contro un petto. Brad. Nel bagno delle ragazze?
-Cosa ci fai qui dentro?- domando stranita.
-Stavo... stavo.... ma tu cosa hai fatto? Hai uno zigomo viola- dice avvicinandosi al mio viso, portando il dito vicino all'occhio destro.
Mi sposto indietreggiando quando preme sul livido e lui si riavvicina dispiaciuto.
-Scusa, ti faccio male così?-
Sussurro un "no" poco convinta mentre lui disegna cerchi immaginari col dito sul mio zigomo. Anzi, mi piace da impazzire il suo tocco sul mio viso. La porta si apre di scatto e sento un ticchettio di tacchi che si interrompe.
-Cosa?!-
Volto il viso per vedere la moretta di prima guardarci furente.
-Brad io stavo tornando per perdonare il tuo comportamento di merda e ti vedo con questa troia?-
Spalanco la bocca per come mi ha chiamato e sto per controbattere quando Brad mi anticipa.
-Molly hai frainteso e il comportamento di merda qui è il tuo. Le hai sbattuto in faccia la porta e io stavo cercando di aiutarla-
Molly si porta una mano sul fianco e indica il gabinetto.
-Vuoi aiutarla magari scopandotela anche?- urla furiosa.
-Molly, Molly, Molly... se voglio aiutare una ragazza per buon senso o per scoparmela non devo mica chiederti il permesso. Lo sapevi?-
Le sue parole escono così tranquille da farmi crescere una forte irritazione. Mi volto subito e gli dò uno schiaffo, poi esco facendomi spazio tra la moretta. Certo! Cosa mi aspettavo? Che mi facesse anche un po' di coccole? Che si comportasse come ieri sera? Ah ovvio, era ubriaco. Non si ricordava di nulla.
-Holland! Aspetta!-
Sento urlare e per risposta comincio a camminare più velocemente.
Vedo Mike all'armadietto e gli arrivo dal dietro.
-Mike mi sai dire dov'è l'infermeria? Non mi so ancora orientare-
Si volta e il suo sguardo diventa da allegro a preoccupato. Mi prende subito il viso tra le mani e mi controlla la botta che ho ricevuto da quella gatta morta.
-Holland finalmente!-
Brad mi poggia una mano sulla spalla che io tolgo disgustata. Come osa toccarmi come se non mi avesse dato della troia tipo due minuti fa? Non me l'aveva detto direttamente ma la sua intenzione era naturalmente quella.
-Senti non volevo dire quello che tecnicamente non ho detto- dice guardandomi dai suoi oltre venti centimetri in più di me.
Mike intanto ci guarda confuso.
-Non osare più darmi della troia! Tecnicamente, come dici tu, sei te quello che era nel bagno delle ragazze e che mi è venuto incontro preoccupandosi falsamente per un livido! Credevi davvero che sarei stata così stupida da andare con te?- sbotto infuriata puntandogli un dito sul petto.
In realtà sto sparlando e le cazzate che mi escono dalla bocca sono molteplici.
-Ragazzi?-
Mike prova a mettersi in mezzo, ma tutti e due lo ignoriamo.
-Beh tutte le ragazze cadono ai miei piedi quindi sicuramente avrei avuto qualche possibilità... comunque io non...-
Lo interrompo prima che finisca, dandogli un altro schiaffo.
-Adesso però esageri- sibila irritato.
-Se non ti levi te ne dò un altro- ringhio.
La mano inizia a bruciare.
-Ragazzi!- riprova Mike.
-Non provarci- mi avverte mentre un colpo di luce gli fa brillare gli occhi azzurri come il cielo.
-Sennò cosa mi fai?-
Faccio un'espressione di finta paura. Lui non risponde, ma in una rapida mossa mi prende i polsi e mi sbatte addosso all'armadietto. Il mio fianco rimbalza contro un lucchetto. Spero non mi rimanga il livido.
-Okay adesso basta!-
Mike dà una spallata a Brad e lo stacca da me.
-Ora andiamo in infermeria-
Mi prende per mano e mi accompagna, mentre io mi faccio trascinare tra i corridoi come una bambola.

****

-Tieni su il ghiaccio e premi. Il livido dovrebbe sgonfiarsi in poco- mi informa l'infermiera e si allontana a fare una giustifica per me e per il mio amico che ha rifiutato di tornare in classe senza di me per evitare di incontrare Brad.
"Se lo incontro e siamo a quattr'occhi lo pesto! Come si fa a dare della puttana a te?" aveva detto e io lo avevo abbracciato. Mi aveva stretto e lasciato un bacio sui capelli. La botta che ho preso non è stata così forte, e in dieci minuti stiamo tornando già in classe.
-Mi scusi professore, sono andata in infermeria e Mike mi ha accompagnata- spiego all'insegnante e poi ci  sediamo nei due posti vicini rimasti vuoti.
Katie mi lancia un'occhiata interrogativa e io alzo un pollice per dirle che è tutto okay. Quando suona la campanella il mio compagno di banco mi bacia la guancia.
-Sicura di voler andare da sola a casa?-
Annuisco.
-Positivo, non morirò per uno stupido livido di una stupida cheerleader- scherzo.
Mi accarezza la guancia e poi esce. Io sistemo i quaderni e mi metto la borsa sulle spalle. Cammino per i corridoi ed esco dall'edificio, schiacciata da decine di studenti scalpitanti.
-Finalmente! Pensavo dovessi entrare a prenderti per farti uscire- sbotta Brad, staccandosi dal suo pickup.
-Stammi lontano- dico e continuo a camminare.
-No-
Mi prende il polso e mi contringe a guardarlo.
-Lasciami!-
Mi divincolo inutilmente e questo gli fa stringere la presa ancora di più.
-Sta' ferma!- urla tirandomi a sé.
Adesso il polso mi fa davvero male, se non allenterà la presa penso che me lo spezzerà.
-Penso che tu debba chiedermi scusa per i due ceffoni che mi hai dato- dice sorridendo maliziosamente guardandomi dall'alto.
Sono appiccicata al suo petto e sento il suo cuore battere all'impazzata.
-Non lo farò mai scordatelo-
-Avanti, so che ti piacerebbe- continua a sorridere beffardo e a tenermi stretta a lui.
-Mi lasci o no?-
Gli lancio un'occhiataccia.
-No- dice guardandomi nelle iridi.
-Non permetto che una ragazza mi rifiuti. Quindi ti terrò qui finché non mi chiederai scusa per aver attentato al ragazzo più figo e popolare della scuola. Allora?-
-Mi stai facendo male- gli faccio notare, ignorando la sua richiesta.
Lui molla subito il mio polso e vedo le ditate viola sul polso.
-Cazzo- sussurra, passandosi una mano tra le mani.
-Cazzo. Non volevo- dice prendendomi la mano, tavolta più delicatamente, ma io perdo le staffe.
Tolgo il mio palmo dai suoi e indietreggio.
-Stammi lontano- gli intimo.
-No, non voglio starti lontano. Dopo ieri sera ho paura che Jonathan e i suoi amici ti facciano del male. Non li hai visti? Girano sempre qui in giro. Mi sentirei di merda se ti facessero ancora del male. Io ti devo proteggere non capisci?-
Questa è forse la goccia che fa traboccare il vaso. Vuole peoteggermi? Ma è serio?
-Ma che problemi hai? Non capisci che sei tu quello da cui mi dovrei proteggere? Mi fai solo del male! Mi dai della troia senza motivo, mi umili con la storia della droga, mi strizzi il polso quasi spaccandomelo e poi dovrei capire? Ma vai da uno psicologo va'-
Mi volto e corro via, ignorando la sua faccia sconvolta e la sua espressione delusa. Una piccolissima parte è felice che si rucordi di ieri sera, ma l'altra è maggiore, e di molto. Sono infuriata. E non solo con lui. Con me. Sono io quella che non sa controbattere, quella che si lascia chiamare, pestare da tutti. Mi asciugo le lacrime e, forse per la prima vera volta, rimpiango di non essere più quella di prima: quella temuta, quella popolare, quella... forte. Se Baylee, James o Cameron fossero qui, forse non sarei così debole. Anzi, sicuramente.

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now