Capitolo 19

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Mi sento scuotere le spalle e una voce disperata riempie il silenzio nella stanza.
-Ti prego Holly svegliati-
Quel suono così addolorato mi spezza il cuore, perciò apro una palpebra e tento di toccare la mano della persona che ho davanti, che si sta coprendo gli occhi preoccupato.
-Sono... sono qui- dico debolmente.
Scatta subito vicino a me.
-Mio Dio che spavento che mi hai fatto prendere!- sussurra baciandomi a stampo.
-Brad dove sono?- chiedo roteando gli occhi sulle pareti.
-Sei a casa tua, ti hanno portata all'ospedale che eri svenuta, ti sei svegliata, ma eri sotto farmaci quindi non penso che ti ricordi, poi hanno fatto delle visite e non hai riportato fratture ma solo botte e lividi, così ti hanno portato a casa- dice sfiorandomi la guancia con il naso.
Guardo la sveglia elettronica sul comodino. Segna le diciannove e quarantasei di sabato.
-Vado a chiamare tua madre- dice e apre la porta.
-Brad?- lo richiamo e lui si volta.
-E la ragazzina?-
-Ahm... non so bene, ma penso che abbia chiesto ai genitori di essere cambiata di scuola. Sai... essere nemica di Molly per alcuni è ingestibile.- dice scompigliandosi i capelli.
Annuisco, ma ho così sonno che non batto ciglio nemmeno quando perso conoscenza, sotto lo sguardo di nessuno.

****

Mi svegliai sentendo un brusco rumore alle mie spalle. Mi voltai subito e vidi una figura. Socchiudi le palpebre per focalizzarla.
-Ah sei tu!- sorrisi.
-Ciao Holla- disse socchiudendo la finestra aperta.
-Come hai fatto ad aprire?-
Scoppiò a ridere: -Stupida era già aperta! Dai fammi spazio-
Mi misi di lato così si coricò nel mio letto.
-Cameron ha detto che è stato bello- sussurra accarezzandomi la guancia.
Mi coprii gli occhi ridendo: -Non è stato male-
Si unì alla mia risata e mi strise tra le sue braccia. Alzai gli occhi sul sui viso e stampai un bacio sulle sue labbra.
-E a te com'è andata oggi?-
-Sono andata da Axel a comprare un po' di pasticche e non sai quanto ha alzato i prezzi quello stronzo!- esclamò con un sorriso.
Mi voltai per vedere che ore erano: le 4.56 del 31 dicembre. Alla sera ci saremo divertite un mondo. Quando riportai lo sguardo sulla persona al mio fianco, questa mi stava fissando.
-Sei così bella- aggiunse facendo scivolare la spallina del mio reggiseno in basso.
- Ti amo- mi lasciai scappare dalle labbra.
Mi guardò stupita.
-Seria?-
Annuii timorosa.
-Beh finalmente te ne sei resa conto! Anche io ti amo piccola-

****

Con la mano cerco il suo corpo nella piazza del mio letto. La lascio cadere sul materasso quando capisco che era ancora una volta uno stupido sogno. Quanti anni erano passati da quella bellissima notte? Quasi due anni. Due precisi al 31 dicembre. Quanti giorni mancavano? Al Capodanno solo 24. Al Natale 13. Scivolo fuori dal mio letto e vado a farmi una doccia. L'acqua scorre sul mio corpo riscaldandolo e lasciandomi in uno stato di trans decisamente ipnotizzante. Mi "risveglio" sentendo il mio telefono squillare. Esco dal bagno con un asciugamano avvolto al corpo e i capelli bagnati che sbattono sulle spalle. Devo andare a farmi un'altra passata di grigio.
E se cambiassi colore?
Insomma, la mia vita prima della clinica è finita e, a malincuore, devo accettarla. Rispondo frettolosamente al cellulare e sento gli schiamazzi eccitati di Mel. Esce con un ragazzo di quinta e non sa cosa mettere alla festa. La festa! Cazzo. Non sono proprio in forma e non ne ho nemmeno voglia. Rispondo che non ci andrò ma che posso darle qualche consiglio. Piagnucola un po' all'inizio ma poi si allegra quando capisce che non la lascerò sola in questa "importante" scelta. Riattacco dopo averla salutata e mi asciugo. Guardo lo schermo e mi rendo conto che sono solo le 8.12 e che a quest'ora non c'è nessuno con cui possa uscire. Tutti staranno dormendo. Ovvio chi si sveglia alle otto del mattino di domenica?
Io.
Sbuffo e vado in cucina. Prendo un pancake e lo inondo di miele. Lo ficco in bocca e mastico. Non do troppa importanza alla consistenza molliccia, a quanto pare, mia madre non sa cucinare quindi se non voglio causare un'esplosione in cucina, devo stringere i denti e mandare giù quella poltiglia. Con il pc vado su internet e scorro con il mouse verso quelle di Los Angeles. Una tra tante mi attira: "diciottenne trovato morto in un parcheggio in periferia. Sul corpo sono stati ritrovati segni di colluttazione". Apro la finestra e vedo l'immagine di un ragazzo che non conosco. O almeno così penso.
Sotto lo strato di sporcizia riconosco quei lineamenti. Insomma, sarebbe da stupidi non riconoscerli!
Will.
Il fratello di Baylee. Il gemello di Baylee. Il gemello simpatico e solare di Baylee. Quello scemo che ci riforniva di Hashish.
Sbarro gli occhi scioccata e clicco sull'intervista alla famiglia. C'è un video. Consapevole che questo potrebbe spezzarmi il cuore, lo faccio partire.
La giornalista racconta la faccenda e fa partire un servizio. Vedo Lizzie, sua madre. Johnny, il fratello minore, sedicenne. Vedo pure Marc, il padre. Ma lei?
Eccola lì.
Il piatto finisce sul pavimento, sparpagliando pancakes e miele dappertutto. Ma io non riesco a staccare gli occhi da quel monitor. Le lacrime cominciano a scendere. Mi rigano le guance e cadono sulle gambe scoperte. Accarezzo delicatamente il video sul viso di lei.
Non è cambiata di una virgola.
A parte il colore dei capelli, neri alla radice e le punte viola lavanda piastrati come piaceva a lei, è sempre la stessa. Gli stessi occhi blu elettrici. La stessa carnagione pallida. Gli stessi anelli alle dita. Lo stesso modo di mordersi il piercing sulle labbra. Sorrido al ricordo di quando se lo fece.
"Ora sono come Luke Hemmings baby!" urlò mostrandomi la sua nuova conquista.
Inizia a parlare e il sangue mi si gela nelle vene. Lo stesso modo freddo con cui rispondeva sarcasticamente alle battutacce di James e Cameron.
-O mio Dio Baylee...- strozzo un singhiozzo e chiudo il portatile con una botta secca.
Lascio che le lacrime continuino a scendere indisturbate. Metto un piede a terra e mi inchino a raccogliere il casino che ho combinato. Metto i piatti in lavastoviglie e mi appoggio al bancone. L'acqua continua a bagnare il mio viso. Raccolgo i frammenti di piatto e li butto nel cestino. Salgo in bagno e mi sciacquo il viso: è ancora rosso ma con una riga di eyeliner e un po' di correttore i miei occhi sembrano meno gonfi, così mi pettino i capelli, metto il cappotto ed esco.

****

Intravedo Brad e il suo gruppo di amici (Travis, Justin, Calum e Andrew) giocare a calcio sulla spiaggia, vestiti con felpe e pantaloni lunghi: uno strano contrasto. Abiti pesanti per gente sulla spiaggia. Decido di non avvicinarmi e di guardarlo giocare. Finisco il mio frullato alle fragole succhiando rumorosamente la cannuccia e rigiro il bicchiere tra le mani. A Los Angeles lo compravo sempre alle dieci di mattina, alla domenica. Sento i ragazzi battibeccare e ridere su un fallo e guardo nella loro direzione. Justin, Calum e Andrew sono simpatici. Ci parlo sempre quando Brad finisce gli allenamenti di calcio. Travis è più cupo, ma ovviamente sembra solo a me. C'è comunque qualcosa in lui che mi inquieta. Poco più in là vedo Molly schiamazzare ad un ragazzo e non resisto ad alzare gli occhi al cielo e a stringere, dopo essemi ricordata cosa mi aveva fatto, fino a rompere, il bicchiere del frullato finito.

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now