Capitolo 31

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-Holland! Vieni ad aiutarci!-
Mi rotolo nel letto, coprendomi gli occhi con un cuscino azzurro.
-Holland!-
E che cazzo però...
Scendo dal letto e mi lavo il viso. Indosso un golfino di un colore orrido che non metterei mai in presenza dei miei amici/parenti, un paio di leggins morbidi e scendo.
-Cosa?-
La mamma e Sophie sono intente a decorare il salotto con delle palline natalizie e fiocchetti colorati.
-Vai a prendere l'albero di Natale, è in sgabuzzino- asserisce la mamma aprendo un altro scatolone.
Faccio come mi ha detto e trascino la base dell'abete finto in salotto, poi lo compongo e inizio a spruzzare la neve finta con una bomboletta. Sophie viene a rubarmi le decorazioni e addobba l'albero da sola, e io non potrei esserne più felice. Nessuno mi fraintenda, amo il Natale, ma lo spirito delle decorazioni non mi attraversa.
-Mamma, possiamo invitare Brad domani sera a cena?- le chiedo mentre prendo una pallina di vetro da attaccare sopra il caminetto.
-Va bene, insomma a me farebbe piacere conoscerlo... e anche a vostro padre-
La pallina mi cade dalle mani e si frantuma a terra.
-Cosa?! Papà viene?-
-Holland! Era la mia pallina preferita!- esclama Sophie, tentando di sviare la conversazione.
-Papà viene?- ripeto impassibile.
-Sì, starà qua domani e dopodomani-
Raccolgo le schegge di vetro e vado a buttarle nel cestino della spazzatura.
-Mando un messaggio al mio ragazzo allora-
Sophie alza gli occhi al cielo e ridacchia. Io la mando a quel paese. Lei ride e mi fa una boccaccia. Vado in camera e chiamo Brad.
-Pronto?-
Risponde al terzo squillo.
-Brad! Allora vieni da me domani sera?-
-D'accordo, tesoro-

****

La giornata passa in fretta, tra dolcetti troppo zuccherati e preparazioni rivoltanti. A cena giro e rigiro la forchetta nel piatto, cerco solo di prepararmi all'arrivo di mio padre. Come farò a relazionarmi con lui? Insomma, è colpa mia se si è lasciato con la mamma e se si è trasferito. L'ansia mi sta divorando.
-A che ore arriverà papà domani?- chiede scocciata mia sorella, mettendo una mano davanti alla bocca piena.
-Sophie, arriverà domani verso le diciotto, così ceniamo tutti assieme-
-Io domani pomeriggio vado a fare un giro in spiaggia- annuncio ingoiando un boccone di pasta.
-Va bene... solo, non fare troppo tardi. Alle diciotto e trenta massimo devi essere a casa, okay?-
-Okay...-
Riprendo a mangiare con una lentezza assurda e quando loro hanno già finito, io sono ancora a metà piatto. Sophie corre in cucina a guardare la televisione, fa sempre così quando non c'è nessuno (specialmente io) sul divano.
-Holland, stai bene?-
La mamma si siede di fronte a me e mi prende la mano.
-Sei in ansia per l'arrivo di tuo padre?- chiede comprensiva.
-Sì... insomma, se vi siete divorziati è praticamente colpa mia- sussurro guardando ovunque se non nei suoi occhi.
-No, tesoro, non è colpa tua. Eravamo già arrivati al capolinea della nostra relazione-
Forse non sta mentendo del tutto.
-Lo so, è che mi sento comunque responsabile-
-Stai tranquilla, devi solo sopravvivere a questi due giorni-
Faccio una risatina nervosa e metto il piatto nella lavastoviglie.
-Forse adesso non è il momento giusto per dirtelo, dato che sei un po' a disagio- inizia tentennante.
-Cosa?-
-Tuo padre verrà a trovarci con... la sua nuova famiglia-
-Cooosa?-
Mi esce un acuto esasperato.
-In un anno e mezzo ha trovato una nuova famiglia e ci ha abbandonate?-
Sono sconvolta, non pensavo che ci avesse rimpiazzate e che portasse addirittura tutta l'allegra compagnia a casa nostra. Due giorni inoltre!
-Sì, beh non ci ha abbandonate, infatti passerà le vacanze da noi. La sua nuova compagna si chiama Karen e ha due ragazze gemelle. Hanno quasi sedici anni tesoro, uno in meno di te- mi spiega.
-E come sono?-
-Vuoi proprio saperlo?-
Oddio, detta così sembra che siano dei mostri.
-Sì, mamma. Voglio sapere di che morte devo morire-
Ridacchia e poi continua il suo discorso.
-Sono come la madre: due oche. Sono superbe e antipatiche, si vantano solo perché frequentano un collegio privato-
Magari non sono mostri, ma due oche sono ancora peggio.
-Che palle!-
Al posto di rimproverarmi perché ho detto una parolaccia, scoppia in una risata.
-Di dove sono? Cioè, dove abitano adesso? A Los Angeles?- la tempesto di domande.
-No, Holland. Tuo padre odia Los Angeles. Abitano a Dallas-
-Dallas? Ma non ci vuole, tipo, una vita per arrivare qua?- domando sbigottita.
-No, con un volo diretto ci mettono più o meno quattro ore. Adesso non so se fanno scalo da qualche parte, ma penso che partiranno da Dallas verso mezzogiorno o le tredici- dice facendo qualche calcolo con le dita.
-E come si sono incontrati? Non sapevo che fosse andato in Texas in vacanza-
-Questo non lo so, lo chiederò domano sera, per smorzare un po' tutto l'imbarazzo che ci sarà...-
Tace un momento. Poi riprende.
-Dirlo a Sophie sarà difficile...-
Prima che possa annuirle Sophie sbuca dal salotto e si siede tra me e la mamma.
-Che succede? Cosa c'entro io?-
-Ahm... senti Sophie, domani ti dovrai spostare in camera di Holland, la tua la lasciamo alle figlie della compagna di papà- tenta di spiegare la mamma.
-Cooosa?!-
Mi viene da sorridere perché io e lei abbiamo avuto la stessa reazione.
-C'è, fammi capire... io e Holland avremo, come dire... due sorellastre?- sbraita battendo un pugno sul tavolo.
-E pure oche- aggiungo, facendola ridacchiare.
Purtroppo il suo svago dura poco, rimpiazzato subito dall'irritazione.
-Spero proprio che non arrivi. Anzi, che non ci cerchi proprio!-
Mamma la guarda confusa, e io pure. Come mai è così arrabbiata?
-Ma Sophie... cosa dici? Non sei felice di rivederlo? Sono quasi due anni!- balbetta incredula.
-Per me papà è morto!-
Scappa in camera sua prima che ognuna di noi possa trovare le parole da dire.
-Sapevo che sarebbe stata dura...- sussurra la mamma, poi si alza e comincia a pulire.
Decido che è il momento di tagliare la corda, così mi dirigo in camera. Inoltre opto di non bussare alla porta di Sophie, le voglio lasciare i suoi spazi.
Prendo il telefono e mando un messaggio a Brad.
Tieniti pronto per la peggior cena della tua vita
La sua risposta mi arriva subito. Come se stesse aspettando il mio sclero.
Per te scalerei anche l'Everest

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now