Capitolo 2

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La sveglia suona e io la spengo velocemente. Non sono una di quelle che fanno troppo le scenografiche lanciando le sveglie per aria facendo spendere soldi per comprarne nuove ogni giorno. C'è, non lo sono più. Semplicemente faccio appello al mio buonsenso e raccolgo le energie positive e spengo la sveglia dal bottone. Ragazzi, c'è un bottone per spegnere le sveglie! Non serve buttarle giù dal sesto piano okay? Tiro fuori dall'armadio un paio di jeans e una felpa banale e aspetto che Sophie mi lasci il bagno. Appena esce le rivolgo un 'buongiorno' e lei mi risponde con un cenno di capo. Mi lavo il viso e tolgo il pigiama, per indossare i vestiti che ho scelto prima dal mio armadio. Non che abbia molta scelta ogni giorno. Scendo in sala e afferro un pezzo di torta alle fragole e la divoro in pochi istanti, sorseggiando un Estathé al limone. Mi trucco e poi esco. Non ho voglia di prendere il pullman e stare in piedi tutto il percorso, così mi incammino a piedi. Arrivo a scuola giusto in tempo e vado subito al mio armadietto, per prendere i libri che mi servono alle prime due ore. Storia. Due lunghissime ore di storia. Per fortuna c'è Mike. Mi siedo vicino a lui e cominciamo a parlare sottovoce scambiandoci battutine stupide ed esilaranti. Vedo spesso Brad lanciarmi occhiatacce che non capisco. Insomma, Mike sta interrompendo la lezione noiosa e lui ha tutto il tempo di guardare il cellulare o ascoltare musica, invece perde tempo a guardarmi infastidito. Decido che è senza speranza e mi concentro sugli scherzi del mio compagno di banco, ridendo con la classe. E appena finisce la lezione, mi ritrovo proprio lo sbruffone dietro.
-Non facevano affatto ridere quelle cazzate droggy-
Chiudo l'armadietto e mi giro per vedere la smorfia sul volto di Brad. Alzo gli occhi al cielo e gli rispondo indufferente.
-Nessuno ti costringeva ad ascoltare- dico: -e poi piantala di lanciarmi frecciatine che non mi scalfiscono nemmeno-
Sbuffa e infila la mano nei jeans Diesel e tira fuori un iPhone gigante e ultramoderno. Senza accorgermene emetto un risolino stupido: ma quanto è snob e figlio di papà?? Lui invece mi guarda confuso e continua a digitare sulla sua piastrella facendomi sentire il rumore fastidioso dei tasti quando li schiacci.
-La finisci?- gli sbotto dietro e mi allontano annoiata.
Entro in classe e infilo nell'astuccio il mio cellulare: un modello uscito qualche tempo fa della Samsung. A differenza di quello sbruffone, l'ho comprato con i miei soldi, non scroccandoli a mamma e papà. Se vedessi papà...

****

Delilah mi abbraccia subito e poi si risiede al suo posto mentre sgranocchia un pezzo di pane come un coniglietto. Mel è ancora a fare la fila per la cassa.
-Dove posso iscrivermi per atletica?- le chiedo mentre metto in bocca una forchettata di spaghetti.
-Mmmh- mastica frettolosamente mettendosi una mano davanti alle labbra e facendomi cenno di aspettare un attimo: -Devi andare in segreteria per compilare un modulo e poi devi andare al circolo di atletica. Quello al confine del campus.-
La ringrazio e vengo interrotta dall'arrivo di Mel.
-Ragazze ma è vero?- chiede emozionata stringendo il vassoio e siedendosi tra noi due.
-Cosa è vero?- domandiamo io e Delilah all'uniscono.
-Che finalmente dopo tipo trent'anni, questo campus aprirà i dormitori! C'era stato un casino nella distribuzione dell'acqua e dell'energia, poi hanno allungato un poco i tempi per rimettere a posto le stanze eccetera e entro quindici giorni inizieremo a iscriverci per prenotare gli alloggi! Non sarebbe fantastico se prendessimo una stanza per noi tre?- dice tutto velocemente e poi su prende un respiro quando finisce.
Annuisco immaginando la mia nuova vita: mi alzerei più tardi perché sarei già qua a scuola, potrei partecipare alle feste scolastiche e, sopratutto, non sentirei ogni giorno le battute di Sophie. Sarebbe un sogno, il mio sogno.
-I miei sarebbero felici che lasciassi casa e io pure! Vi immaginate infiltrarci nelle feste dei VIP cose così?- dice Delilah fantasticando.
Già, sarebbe fantastico, peccato che per convincere i miei, dovrò metterci un sacco di impegno e convinzione.

****

-... allora?-
Storce il naso visibilmente e fa un cenno stizzoso con la mano: -Non se ne parla nemmeno!-
Lascio cadere la schiena sullo schienale della sedia e mi irrigidisco di nuovo. Prendo un bel respiro e cerco di non sputare parole che potrebbero solo ostacolare il mio obbiettivo.
-Perché? Hai detto tu che dovevo integrarmi con brave persone per ricominciare una nuova vita! E indovina un po'? Loro sono brave persone: non bevono, non fumano, non si drogano e non fanno altra roba, cosa vuoi di più per la reintegrazione di tua figlia!-
Alza gli occhi al cielo e sbatte il bicchiere sul tavolo, macchiando di vino la tovaglia nuova: -Perché non sono sicura che il posto sia idoneo per te!-
Rido amaramente.
-E dillo dai! DILLO CHE NON TI FIDI DI ME! Non mentire!- urlo e sento i passi svelti di Sophie che scende le scale e ci guarda preoccupata.
-Holly stai calma- mi sussurra la mia sorellina ma questo non fa altro che infiammarmi di più.
I suoi interventi per calmarmi sono così inutili come gettare della benzina sul fuoco per provare a spegnerlo.
-Stai calma lo dici a qualcun'altro!- poi mi rivolgo a mia madre: -pensi che sia facile cercare di voltare pagina con una ragazza che, essendo mia sorella dovrebbe aiutarmi, ma non fa altro che ribadirmi quanto io faccia schifo e che non riuscirò mai ad avere una vita normale? Eh?- prendo il suo bicchiere oramai vuoto e lo scaglio sul muro.
Mia madre si alza e sta per parlare ma la interrompo con un gesto della mano: -Ah scusa ho interrotto la tua pausa bar?- mi guarda inferocita ma io continuo: -vuoi punirmi? Eccoti il cellulare. Tieniti tutto, telefono, lettore musicale, giradischi, TV. Tutto. Non me ne fotte più un cazzo!-
Smetto di gridare e poggio il cellulare spento sul tavolo e l'mp3.
Salgo velocemente in camera e sbatto la porta chiudendola a chiave. Prendo un libro e comincio a fare i compiti, ignorando le chiacchere che si spargino al di là della mia porta. Il sonno arriva così in fretta che mi coglie davvero di sorpresa.
-Holly?-
Sbatto le palpebre e tiro su la guancia dal quaderno degli appunti e mi accorgo con orrore che mi è rimasta una scritta sulla guancia. Sfrego con un fazzoletto e la scritta lascia posto ad una macchia di inchiostro sul pezzo di carta.
-Holly? Sei sveglia?- sento ancora la voce di Sophie oltre il legno.
Guardo la sveglia e vedo che sono le sette passate e ho dormito vestita, sul tavolo di studio e non ho mangiato, ma nonostante la fame non ho alcuna voglia di fermarmi ancora con loro due.
Apro l'armadio e tiro fuori un paio di jeans e una felpa a caso. Poi mi pettino ed esco dalla stanza per andare in bagno e mi pettino, poi mi metto una linea di eyeliner non troppo dritta. Che ce vuoi fà, non sono mica perfetta. Metto il parka e lo zaino sulle spalle ed esco, senza mangiare o salutare qualcuno.

****

-Droggy che felpa da dura, sembri quasi una giocatrice di hockey.-
Sbuffo e mi giro verso l'autore di quella voce irritante.
Faccio un sorrisetto: -Probabilmente lo ero? E poi cosa te ne frega?-
-Ah.... acidella la nostra amica- dice con il tono di chi la sa lunga.
Sbatto l'anta dell'armadietto e mi allontano stringendo i libri al grembo.
-Non lo sai che è maleducazione scappare mentre uno parla?-
-Brad cosa vuoi da me? Non sono dell'umore giusto okay?- sbotto tirandomi una delle tante ciocche grigia.
Sento una sua mano sulla mia spalla e mi tira, per farmi voltare verso di lui.
Mi guarda negli occhi e io mi perdo per qualche secondo nel suo sguardo. Scuoto leggermente il capo e lo vedo ancora a qualche centimetro dal mio viso.
-Cosa c'è che non va?- mi chiede e sul volto non ha più quel sorriso strafottente, sembra piuttosto serio e preoccupato.
No aspetta cosa ho detto? Brad Stan che fa finta di essere preoccupato per una ragazza che prende per il culo tutte le volte che non ha un cazzo da fare?
-Seh Brad, valla fare a bere a qualcun'altra-
Mi giro per andarmene ma lui mi trattiene ancora.
-Cosa?- chiedo spazientita, vorrei solo andare in classe e annoiarmi davanti ad un prof noiosissimo, vicina al mio amico Mike.
-Dimmi cosa ti tormenta- scandiscr bene le parole e si avvicina ancora di più.
-Va tutto bene, non ho nulla- mi stacco dalla sua presa e mi dirigo in classe, afflosciandomi sulla sedia e poggiando il mento sul dorso delle mani.

Not Again #Wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora