Capitolo 32

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Mi tormento i palmi sudati, sono davvero in ansia. Brad ci raggiungerà a casa alle venti in punto. Guardo l'orologio: le diciotto e undici. Nel cortile non c'è però nessuna macchina. Ah già, sono arrivati in aereo e avranno preso un taxi.
-Forza Holland, hai superato situazioni peggiori. Non avrai mica paura di tuo padre?- mi sussurro.
Prendo tra le mani il pomello. Le mie dita bagnate e calde sono ancora incerte. Potrei comunque andarmene via, ma non voglio lasciare né mia madre né Sophie da sole a combattere questa battaglia. Apro la porta.
-Sono a casa!-
Vedo già un casino di roba sparsa in salotto e mi viene la nausea.
-Chi cavolo è?- sento una voce pettegola.
-Sarà quella sfigata della figlia di Richard- dice l'altra.
La rabbia mi assale e devo contare fino a dieci per sbollirla un po'.
-Holland! Vieni- mi chiama la mamma.
Sophie non c'è ancora.
-È chiusa in camera sua, vai a parlarle... sono arrivati da dieci minuti oramai, e lei non ha intenzione di scendere o di lasciare la sua stanza alle ragazze- mi sussurra.
-Piacere Holland, sono Karen, e queste sono le mie figlie-
Una donna mi porge la mano. La squadro con insufficenza prima di stringerle la mano. È molto elegante e sembra pure snob.
-Io sono Grace- mi dice una.
-E io Yvette- esclama la seconda copia.
-Ciao-
Non le cago di striscio e vado in camera. Busso alla porta della mia sorellina.
-Sophie? Posso entrare?-
Risponde dopo qualche momento di silenzio.
-Sì.-
Entro e la vedo seduta alla finestra.
-Vieni giù con me?- le chiedo diretta.
Non ho mezze misure in queste situazioni.
-No.-
Risponde a monosillabi.
-Perché?-
Nulla.
-Senti, Sophie. Se ti può rincuorare le due ochette laggiù sono davvero fastidiose e anche io sono un po' arrabbiata con papà- inizio ma lei mi ferma.
-Io di più-
Mi balza in mente un'idea, forse sbagliata, ma è l'unica che convincerebbe Sophie.
-Allora... beh, fagliela pagare-

****

-Eccoti, Sophie! Presentati agli ospiti-
La mamma vuole proprio fare bella impressione. Guardo la mia sorellina stringere educatamente le mani alle tre e poi sento dei passi sempre più vicini.
-Holland... Sophie...-
Papà ci saluta e io rispondo con un cenno di mano. Sophie non risponde, non lo degna neppure di uno sguardo. Papà la guarda. Negli occhi della mia sorellina c'è solo un sentimento. Odio. Odio puro.
-Come siete cresciute- ci dice poi per spezzare l'imbarazzo.
-Già, pare che tutto sia cambiato, non lo sapevi? Ah già, tu non abiti più con noi da mò- ribatte secca Sophie.
-Oookay... Yvette, Grace, andate a posizionare i bagagli in camera di Sophie-
Le due oche prendono riluttanti le valige e salgono gli scalini.
-Karen, vai a sistemare pure tu le cose in camera nostra- le sussurra papà.
Si salutano con un bacio a stampo e a me viene il voltastomaco. Letteralmente. Aiuto mia sorella a portare le sue cose in camera mia e poi ci sdraiamo sul letto.
-Non ti dovresti preparare? Manca una mezz'ora alle venti-
-Okay, ma tu consigliami-
Passiamo un buon quarto d'ora a sbellicarci dalle risate su degli abbinamenti strani, ma alla fine optiamo per una gonnellina nera e un golfino azzurro.
-Sei.... uhm... sì, stai bene-
Sorrido a Sophie e la abbraccio. Stranamente ricambia anche lei.
-Su, scendiamo-
Tento di dare una sistemata ai miei capelli liscissimi e azzurri e scendiamo assieme. Il campanello suona esattamente in questo momento. Vado ad aprire. Brad è leggermente appoggiato allo stipite e alza gli occhi appena sente la porta aprirsi.
-Sei bellissima- dice prendendomi per i fianchi e mi lascia un bacio a fior di labbra.
-Anche tu non sei male- ridacchio.
Uniamo ancora le nostre bocche in un bacio un po' meno casto e più passionale. Stasera è davvero bellissimo, indossa un paio di jeans neri e una camicia bianca, coperta dalla giacchetta nera. Sentiamo un colpo di tosse alle nostre spalle. Separiamo le labbra. Sono le due oche. Alzo gli occhi e Brad ridacchia.
-Sono Yvette- dice la prima mettendo gli occhi subito su di lui.
-Grace-
-Piacere, io sono Brad, il suo ragazzo-
Non posso fare a meno di sorridere, così lo faccio e prendo per mano il  mio-e-per-fortuna-non-loro ragazzo.
-Ciao Brad!-
Mia madre e mia sorella lo salutano, poi la prima gli presenta Karen e papà. Quest'ultimo gli rivolge un saluto freddo. Forse è infastidito dal fatto che Sophie sopporta più il mio ragazzo che lui. Onde evitare altro imbarazzo, ci sediamo al tavolo.
-Ecco la carne!-
Mangio ascoltando le chiacchere di papà e di Karen, che ci "informano" sul loro stile di vita a Dallas. Sophie, come me, non apre bocca e ascolta e basta. L'unica cosa che faccio costantemente, oltre a mangiare, è stringere la mano di Brad per tutta la cena, sopra il tavolo. Ringrazio il cielo che il mio ragazzo sia ambidestro e che possa mangiare anche se gli stringo con la sinistra il palmo destro, sennò mi sarei tormentata tutta la sera. Vedo spesso lo sguardo sospetto di papà guizzare sulle nostre dita intrecciate e quello incoraggiante della mamma che, senza aprire bocca, mi dice tranquilla, sta andando tutto bene e io approvo Brad.
-Holland, allora... quali sono i tuoi hobby?-
Guardo Karen. Si vede che cerca di confrontarmi con le sue "talentuosissime" figlie.
-Faccio atletica, ma a Los Angeles praticavo hockey-
-Hockey? Non sapevo che a Los Angeles si praticasse l'hockey!- esclama civettuola, sventolando la mano davanti al viso.
-Sì... ci sono i L.A. Kings- asserisco quasi annoiata.
Sento la stretta sulla mia mano farsi più forte e anche prima di guardare Brad negli occhi, so già che mi sta mandando coraggio.
-E tu, Brad? Cosa pratichi?- lo sfida mio padre.
-Nulla di agonistico, ma mi piace giocare a calcio- risponde sostenendo lo sguardo.
-E, dopo la scuola? Cosa vorrai fare?-
-Non ne sono ancora sicuro, signore... dato che ho ancora un anno e mezzo vorrei aprirmi più porte possibili-
La spontaneità con cui lui risponde educatamente alle domande di mio padre mi sorprende. Sembra che non sia affatto intimorito dal suo sguardo provocatore.
-E pensi di essere il ragazzo giusto per Holland?-
Non riesce neppure a chiamarmi sua figlia.
-Papà non pensi di soffocarlo con tutte queste domande?- chiedo cercando di mantenere un tono calmo.
-Holland, lasciami parlare- mi fulmina subito.
-Tranquilla, tesoro. Penso che la sua reazione sia normale, insomma, ognuno vuole sapere tutto ciò del fidanzato della figlia. Comunque sì, penso di essere il ragazzo giusto. Io e lei abbiamo molta chimica e non sempre ciò accade- risponde Brad alzando le nostre mani unite.
Papà fa una smorfia di disapprovazione ma la mamma decide di schierarsi dalla mia parte.
-Richard, io sono molto contenta che loro due stiano insieme- dice sorridendo.
-Per me non è quello giusto- borbotta mentre rigira la forchetta tra le mani.
Mi sono davvero stufata.
-Ora noi dobbiamo andare- dico alzandomi.
-Holland, siediti oppure...-
-Richard- asserisce Karen, mascherando un sorriso diabolico.
È visibilmente contenta che la cena sia stata un totale disastro. La mamma mi fa un cenno, posso andare. Le sorrido e il mio sguardo cade su Sophie. Mi fa l'occhiolino.
-Andiamo-
Non ricordo nemmeno di prendere la giacca che Brad mi trascina fuori di casa e siamo presto uno contro l'altra, nelle fredde vie del Queens.

Spazio autrice
Ci ho messo un bel po' a scrivere questo capitolo.
Richard è davvero un rompicoglioni, lo so.
Non ho nient'altro da dire oggi
Bacioni
Lussy🌸

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now