Capitolo 3

6.9K 240 0
                                    

Sfoglio il libro di inglese per cercare l'argomento del test della settimana prossima, anche se so già le pagine. In realtà faccio questo per evitare lo sguardo di Brad. Lo sento su di me, ogni tanto, perciò mi distraggo parlando con il mio compagno di banco oppure sfogliando a raffica qualunque cosa abbia davanti.
-Tutto bene Holly?- chiede Mike toccandomi la mano.
Sobbalzo e mi gratto scherzosamente la fronte.
-Sono un po' in confusione-
Sorride e butta l'astuccio nella cartella, come tutti nei secondi prima di sentire la campanella suonare. Mi alzo e corro in segreteria, mi metto in fila e aspetto lì per chiedere del modulo di atletica.
-Salve, mi servirebbe il modulo per iscrivermi al corso di atletica- dico alla prima segretaria libera: mi tengo a distanza perché è disgustamente sudaticcia, i capelli sono imperlati di gocce di sudore e gli occhiali hanno parecchie ditate su ciascuna lente.
Quando mi indica il mucchio di fotocopie per le iscrizioni frugo velocemente tra le scartoffie e quando ho trovato ciò che cercavo, mi allontano.

****

-Ecco qua la richiesta per atletica Holland... e scusa per ieri sera, ho sbagliato e sto prendendo in considerazione la tua proposta-
Sgrano gli occhi e prendo il foglio dalle sue mani. Davvero?
-Cosa ti ha fatto cambiare idea?- domando mordendomi il labbro inferiore.
-Penso che tu abbia capito cosa hai combinato e le conseguenze che ci saranno se lo farai un'altra volta e... mi scuso per non averti dato più fiducia- scrolla le spalle dispiaciuta ma io so che se non ha più fiducia in me la colpa è tutt'altro che sua.
La abbraccio calorosamente poi mi stacco e corro in camera mia per scrivere alle mie amiche la notizia, poi però, tastando le tasche dei jeans mi ricordo che il telefono non ce l'ho più. L'ho sbattuto sul tavolo ieri a mia madre. Mi picchietto le tempie, perché sono così stupida? Non ho nemmeno la musica, il giradischi tanto meno e quindi decido di tirare via la polvere dai miei dischi in vinile. Mi sarei almeno resa utile per qualcosa. Dopo averlo fatto, mi sdraio sul letto e apro il quaderno di matematica. Il mondo si ferma
-Holly?-
Sobbalzo al tocco di mia sorella. Lei se ne accorge e ritira la mano dalla mia spalla e borbotta una scusa sottovoce.
-La cena è pronta- dice solamente e se ne va.
Chiudo il quaderno degli appunti e raccolgo i capelli grigi in una coda disordinata. Mi siedo attorno al tavolo e vedo la sedia di papà, vuota. Ancora.
-Non torna vero?-
È Sophie a rompere il silenzio.
Mamma scuote la testa lentamente e si mette in bocca un pezzetto di pane. Io abbasso lo sguardo e faccio finta di non esistere. D'altronde è colpa mia, ancora una volta, se la famiglia si è distrutta così radicalmente: dopo essere stata ricoverata alla clinica i miei hanno iniziato a litigare sul mio comportamento, e di chi fosse la colpa. È finita poi che si sono lasciati. Divorziati intendo. In tutto l'anno che sono stata là, me l'hanno omesso, ma appena sono tornata a casa, la sedia vuota ad ogni pasto, la casa deserta ogni mattina, erano le prove più ovvie del casino che avevo combinato. Sophie sospira e rigira la forchetta nel piatto, per poi farcela cadere dentro e alzarsi.
-Non ho fame- e se ne va in camera sua.
Incontro lo sguardo di mia madre e mi alzo anche io.
Lascio il piatto sul lavandino e infilo una felpa decente per uscire. Penso di andare a fare un giro forse in spiaggia.

****

Vedo un falò pieno di ragazzi e mi guardo in giro per cercare di evitarlo: dalle urla e dalla musica a tutto volume saranno quasi tutti ubriachi. Purtroppo sono già vicina e decido di camminare dove ho l'acqua alle ginocchia, per passare inosservata.
-Guarda quella là!- dice un tipo e poi si rivolge a me.
-Ehi uccellino dove vai?-
Mi giro e vedo un gruppo di quattro ragazzi avvicinarsi. Da come barcollano devono essere abbastanza sbronzi, ma non così tanto da non riuscire a camminare. Cerco di allontanarmi rapidamente ma loro mi raggiungono.
-Cosa volete?- domando cercando di non far tremare la mia voce.
-Te- annuncia il più alto.
Gli altri ridono e si avvicinano più velocemente di quanto io possa correre via, finché uno mi afferra il polso con una presa stretta.
-Lasciami andare- dico ferma, ma lui sorride beffardo e mi tira il polso, trascinandomi attaccata al suo petto.
Gli altri si mettono a cerchio attorno a me e cominciano a borbottare qualcosa su chi debba avermi per prima. Mi dimeno ma sembra che li faccia divertire ancora di più.
-... okay- sbuffa il tipo che mi tiene stretta e mi sbatte addosso ad un ragazzo muscoloso che mi circonda la vita con un braccio.
-Hai un quarto d'ora per fare quello che vuoi con l'uccellino, poi tocca a me. Non stancarla troppo, voglio che sia fresca quando me la scoperò!-
Scoppiano a ridere forte e gli altri si allontanano verso il falò, così rimaniamo solo io e lui.
-Che vuoi? Lasciami stare!- urlo lanciandogli un pugno sul petto.
-Tranquilla non ti farò del male- sussurra inquietantemente e io rabbrividisco.
Cosa posso fare se non cercare di scappare? Mi volto verso di lui e avvicino le mie labbra alle sue, per poi dargli una violenta ginocchiata nel basso ventre. Si piega subito in due e impreca.
-Brutta puttana!- grida portandosi le mani nel posto in cui lo ho colpito.
Mi giro e comincio a correre verso la parte opposta. L'acqua è alta, io sono bassa e non faccio altro che inciampare.
-Ora ti faccio vedere io puttana!-
Mi sento prendere un braccio e in qualche secondo, finisco sott'acqua.
Riaffioro in superficie e prendo un respiro, prima di venire immersa di nuovo. Comincio a graffiare la mano attaccata alla mia felpa che mi spinge in basso. Dimeno anche le gambe ma lui aumenta la forza e sprofondo ancora. Comincio a scarseggiare di ossigeno e mi spavento ancora di più quando capisco che questo ragazzo non vuole tirarmi su. Comincio ad abbandonare le forze e a chiudere gli occhi quando sento la mano staccarsi di botto e un corpo tirarmi in piedi bruscamente. Comincio a tossire e mi asciugo le lacrime.
-Cosa cazzo ci fai qui?-
Alzo lo sguardo sulla persona che mi ha appena salvata e mi stupisco di trovare Brad. Nell'ombra non riesco nemmeno a vederlo in faccia.
-Io... stavo solo passando quando... poi quei...- spezzo il discorso a causa dei continui attacchi di tosse che ho.
-Che cazzo fai, Stan?- urlano i ragazzi di prima.
-Che cazzo stavate facendo voi? Jonathan la stavi affogando, a cosa minchia stavi pensando?- urla Brad tenendomi una mano sulla schiena.
-Quella troia mi ha rifilato una ginocchiata nelle palle! Doveva pagare!- sbraita Jonathan massaggiandosi la mandibola che Brad gli ha probabilmente colpito.
-Morendo? Bella punizione idiota!- risponde Brad prendendomi in braccio.
-Toccatela ancora e ve la vedrete con me-
Ci allontaniamo da quel gruppi di matti e io poggio la testa sul suo petto nudo. I suoi occhi sono lievemente arrossati, simbolo che ha bevuto. Non molto ma ha bevuto.
-Grazie, ho avuto paura- sussurro stringendo le mani vicino al volto.
-Di nulla, ma stai più attenta la prossima volta. Quei tipi sono pericolosi-
Annuisco leggermente e alzo il capo verso di lui.
-Penso di dover tornare a casa- biascico.
-Ti accompagno-
-Non saluti nessuno? Vai via così?-
Dio, perché sto facendo domande così stupide? Come se tenessi a lui? Okay mi aveva salvato la vita, ero in debito ma non sarebbe diventato il mio migliore amico ovvio. Lo sento ridere e non appena alzo lo sguardo, lo vedo mettere in risalto la sua fossetta adorabile.
-I miei amici torneranno a casa con la mia macchina e quelle puttanelle qualcun'altro con cui divertirsi, oltre che saranno tutti ubriachi, quindi salutarli o meno è indifferente-
-Posso camminare, Brad-
Alza le spalle e io emetto un risolino stupido. Mi fa scendere sull'asfalto e comincio a passeggiare da sola, mentre lui mi segue a qualche metro di distanza. Normalmente avrei trovato imbarazzante l'essere da sola con un ragazzo così figo, ma in questo momento non mi interessa.
-Grazie- sussurro quando arriviamo davanti al cancello.
-Nulla- si avvicina e mi stampa un bacio sulla guancia, proprio vicino alle labbra.
-Buonanotte-
Rimango interdetta per un momento. -Ahm... buonanotte-
Si allontana camminando leggermente a zig zag verso la spiaggia. Probabilmente ha bevuto più di quanto creda e non si ricorderà di quanto accaduto: né del mio incidente, né di come mi sono fatta quasi baciare da lui senza controbattere. Mi dò ragione, non se lo ricorderà affatto, perciò se lo dimenticherò anche io, nessuno saprà che sarà successo.

Not Again #Wattys2016 Where stories live. Discover now