Who are you?

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Entrai nell'edificio cercando di rimanere più in equilibrio possibile sui i miei alti stivaletti neri. Indossavo un pantalone dello stesso colore e una felpa larga sempre scura. Gli occhi arrossati dal fumo erano coperti da ampi occhiali da sole, ma erano le otto di sera e non avrei potuto tenerli a lungo. Fanculo. Chi se ne fregava in fondo, se tutti loro avessero scoperto cosa avevo fatto in questi mesi? I manager lo avevano già intuito e le ragazze.. di loro non m'importava nulla.

Se non fosse stato per i soldi, probabilmente me sarei già andata.

Ci avevo pensato molte volte. Indubbiamente Ally, Dinah e Normani mi sarebbero mancate, ma in questo periodo non avevo voglia di vedere nessuno, ero diventata insofferente anche nei loro confronti. E poi la loro presenza implicava quella di Camila..

Lei mi sarebbe mancata, più di tutte, più di tutto. Ma immaginavo che se me ne fossi andata, mi sarei sentita libera. Libera da quella fastidiosa presenza che non mi guardava nemmeno per sbaglio, che non mi rivolgeva la parola. Libera dalle tensioni, dai batticuori. Libera da tutti i pensieri che avevo su di lei, da mesi. No. Quelli non se ne sarebbero mai andati. Sentii improvvisamente il bisogno di altra vodka.

Nonostante la odiassi, il mio cuore non poteva fare a meno di battere al pensiero che fra qualche minuto l'avrei rivista. Avrei rivisto i suoi occhi scuri, distratti, spenti eppure luminosi. Avrei visto le sue labbra aprirsi in un sorriso non rivolto a me, e il rossetto nascondere la naturale screpolature di quelle labbra. Avrei rivisto i suoi soffici capelli scuri come onde ricaderle sulle spalle, e immaginavo già in quale pettinatura potessero essere raccolti.

Immaginavo la sua pancia scoperta, e un pantalone a vita bassa attillato, abbinato con i tacchi alti bianchi. Mi ricordai solo in quel momento di quanto freddo facesse ed eliminai l'opzione della pancia nuda. Immaginai i suoi movimenti, le sue urla, la sua voce. Il suo essere così esuberante e casinista. Un brivido mi percosse il bacino e la schiena a quelle immagini riflesse nella mente. Mi osservavo intorno vedendo le grande vetrate oscillare sotto il mio sguardo perso. Jerard aveva ragione, avevo bevuto troppo.

Camila... la voleva rivedere adesso. Dovevo rivederla in questo momento o sarei potuta morire. Non so perché ma dentro la mia testa scattò un qualcosa, non riuscivo a fermare le gambe, avevo bisogno di un suo abbraccio subito, di essere stretta sul suo petto. Mi venne da piangere, all'improvviso.

Mi avvicinai alla scale ma fui fermata da una signorina in taglier con lo sguardo gentile.

- Signorina Jauregui, deve andare al meeting con le altre immagino -

- Si. Quella cosa là, lasciami passare -

Mi sentivo strana. La mia voce non sembrava più mia. E i miei movimenti scoordinati, non riuscivano a non farsi notare.

- E' dalla parte opposta signorina Jauregui. E' al secondo piano a sinistra -

- E noi dove siamo scusa? -

Dissi in modo sgraziato e urlando leggermente. Nei suoi occhi apparve un espressione sconvolta per qualche minuto. Probabilmente il mio alito lasciava trapelare le mie attuali condizioni.

- Al'ingresso -

Disse in tono ovvio. Sospirai pesantemente, capendo di non poter salire così alla riunione o altrimenti avrei avuto guai seri.

- Ok senta -

Dissi infastidita.

- Io adesso mi siedo qui, lei mi porta un caffè e molta acqua. Poi mi accompagnerà alla sala va bene? -

- Ma il meeting sta per iniziare, sono già tutti dentro e .. -

- e allora faccia presto! -

Le voltai le spalle rudemente e mi andai a distendere su di un divanetto nella sala d'aspetto all'entrata del grande edificio.

Camren stole my CamzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora