Courage to love

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POV CAMILA

- Cosa ti pesa di più di questa vita da cantante? La lontananza, i fan troppo invadenti, la quotidianità rubata.. –

- Che domanda difficile –

Risi nascondendo un'amarezza infinita nella mia voce. Continuai prendendo fiato, ma in modo che il pubblico non avvertisse il mio sospirare esasperato. Ero una cantante, mi avevano insegnato come prendere un respiro senza che nessuno se ne accorgesse. Mi avevano insegnato come mentire sembrando lo stesso felice. Fare entrambe non sarebbe stato un problema.

- La vita da cantante contro ogni altra aspettativa.. –

Mi fermai un secondo. Ingoiai l'ennesima verità che trasudava dalle mie parole e andai avanti con un enorme sorriso sul viso. Sorridi, vai avanti. Tanto nessuno dei loro dubbi, nemmeno una delle loro perverse supposizioni poteva sporcare la purezza dell'amore che stavi vivendo, né alleggerire la logorante condanna di dover tacere al mondo quell'amore.

- E' una vita sorprendente –

Non riuscii proprio, con tutte le mie forze, a pronunciare parole positive su quella vita asfissiante. Me ne uscii come meglio potevo in quella situazione improvvisa e stressante.

- Quando sei a casa, davanti alla televisione e guardi la tua pop star preferita ballare e cantare e ti sembra che non sia nemmeno umana, ti sembra che una persona del genere non abbia nemmeno la facoltà di sudare quando balla – il presentatore rise leggermente e mi lasciò continuare – non è la verità. Te l'aspetti così ma è.. estenuante per certi aspetti. Ci sono volte in cui ti manca la famiglia, ti manca la tua vita e tutto ciò che hai è uno spettacolo e una truccatrice ad attenderti. Ci sono volte dove semplicemente vorresti uscire senza che nessuno ti riconosca, senza quella brutta sensazione di essere fissata, e desiderata. Quella sensazione che colei che desiderano non sei nemmeno tu in effetti, ma l'idea di te che si sono fatti su un giornalino in edicola che magari mi ha messo in bocca anche parole che non ho mai detto –

Sputai tutto fuori guardando un punto indefinito davanti a me, un punto in quel momento nel quale mi erano passati davanti tutti i momenti di panico totale prima di un'esibizione, o prima di vedere quali nuove foto mi avevano immortalato nei momento di quotidianità dove speravo vivamente non ci fosse Lauren vicino a me. Tutti quei momenti in cui mi ero sentita sola, ed inutile, e in balia di questo grosso meccanismo dell'industria musicale che voleva solo mangiarmi, voleva solo uccidere la mia identità, per trasformarmi in uno stereotipo che può essere compreso anche senza troppi sforzi. In poche parole, volevano rendermi banale, sostituibile, un personaggio interpretabile, volevano appiattire la mia personalità come se non fossi nemmeno un essere umano, ma il personaggio di qualche film di serie b. Volevano così tanto da me, e io ora avevo solo la forza di essere me stessa a volte. Avevo solo la forza di non doverci mettere forza, di vivere, come capitava.

- Ma questa è solo una della facce della medaglia. – mi corressi pochi secondi dopo. Non importa quanto profondo sia quello che tu stia dicendo. The show must go on. E se il pubblico è felice, tu guadagni e tu sei felice. Dai a loro quello che vogliono e loro lo daranno a te, questo ci ripeteva sempre il nostro manager.

- Dall'altro lato è stupendo sapere che ci sono persone che credono così tanto in te, da pensarti giorno e notte, da affidarsi alle tue parole. Da lodarti, e stimarti, non importa cosa. In quei momenti ti senti capita, e non c'è niente di meglio al mondo –

Non c'era niente di più bello al mondo, sì, e anche di più ansiogeno e cattivo che dare tutte queste responsabilità e privilegi ad una ragazzina di soli 18 anni. Non c'era niente di più sbagliato al mondo che accollarmi questa responsabilità. Come si può pensare di dare nelle mani di ragazze tanto piccole, così tanto potere di influenzare le masse. Ma non era colpa di nessuno. Era solo il crudele meccanismo della popolarità, nessuno lo aveva inventato, nessuno ci aveva costretto. Era una pena che avevamo desiderato e che ci eravamo inflitte da sole. Niente giochi subdoli, semplicemente era il mondo ad essere un enorme gioco subdolo. Io dovevo influenzare persone che molto probabilmente in un'altra vita avrebbero influenzato me. Io ero il burattino carino dietro il quale centinaia di persone cercavano di indurre le masse a comprare il loro prodotto. Ero solo la facciata, ero solo consumismo. Io dovevo essere il modello, e non sapevo nemmeno chi diamine volevo essere, e se sapevo esserlo. Io ero la star, e avrei solo voluto svegliarmi in un mondo senza fama, senza fan, senza pressioni. Solo io e lei. Solo io e Lauren.

Camren stole my CamzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora