Prologue: The City

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L'odore di disinfettante è pungente, così come il rumore di tacchi sul pavimento marmoreo segnato da una striscia blu che va via via rovinandosi, complici l'usura ed il tempo.
Infermiere, medici e parenti mi passano davanti, alcuni catturando la mia attenzione, altri rimanendo inosservati.
Non è esattamente il mio venerdí sera ideale. Anzi, credo che sia probabilmente la serata peggiore della mia vita, ma non posso lamentarmi.
In fin dei conti, potevo prevedere che lasciar tagliare le verdure a Sydney si sarebbe rivelato un errore, conoscendo la sua facilità alla distrazione.
Eppure, tutto ció non mi ha fermata.
"Io preparo la pasta ed i gamberetti, tu occupati delle zucchine".
Sembrava andare tutto per il verso giusto, finchè, mentre saltavo i gamberetti in padella con il prezzemolo, non ho sentito un urlo, e la prima cosa che ho visto girandomi verso la mia coinquilina è stato sangue.
Vorrei poter dire che è la prima volta che succede, ma non è cosí.
Siamo venute qui quattro anni fa, quando eravamo soltanto due sedicenni golose. Preparando una torta al cioccolato, Sydney si è procurata un'ustione sulla mano, e siamo dovute correre all'ospedale.
Due anni fa, la storia si è ripetuta, stavolta complice un tacchino ripieno che io non avrei neppure mangiato, in quanto vegetariana.
Potremmo fare la tessera fedeltà al pronto soccorso, adesso che ci penso.
Ogni dieci corse in ospedale, un disinfettante in omaggio. Non sarebbe mica male, vista la scorta che ne abbiamo a casa.
"Grazie mille, dottor Ross. Arrivederci" sento esclamare con cordialità alla mia migliore amica, e sospiro con un sorriso prima di alzarmi in piedi, scuotendo la testa rassegnata.
"Ho un cerotto rosa sopra i punti di sutura!" Esclama Sydney non appena mi vede, e scoppio a ridere davanti alla sua felicità leggermente infantile che le illumina gli occhi.
"Favoloso, Syd. Adesso andiamo a mangiare, magari? Sono le undici di sera" propongo, mostrandole lo schermo del cellulare, e lei annuisce, prendendo la sua giacca dalle mie mani ed infilandola con un movimento fluido.
"Peró visto che sono io l'infortunata decido cosa mangiare, e ho deciso pizza" risponde, spostando una ciocca di capelli biondi corti dietro l'orecchio, ed io annuisco prima di seguire per la seconda volta di stasera la riga blu per terra, consunta e rovinata.
In un certo senso, un po' come me.
Il tragitto fino alla pizzeria sotto casa non è lontano, dovuto soprattutto al fatto che il nostro appartamento si trova a due isolati dall'ospedale per ovvie ragioni, ed anche per un altro motivo a cui preferisco non pensare.
Il dolore è ancora troppo vivo, troppo intenso, ed il solo pensiero è come sale su una ferita aperta.
"Sai, stavo pensando, per il saggio che devo scrivere di psicologia, di parlare di noi due" dice all'improvviso Sydney, stringendosi maggiormente nella sua giacca, ed io mi giro verso di lei, spostando i capelli neri che sembrano non volerne sapere di stare al loro posto a causa del venticello leggero.
"Come mai?" Domando, stupita, aprendole la porta della pizzeria, e lei scrolla le spalle prima di sorridere al proprietario, non rispondendo alla mia domanda.
"Hey, Jim. Come stai oggi?" Domando con un sorriso, non rimanendo minimamente stupita quando l'uomo dai capelli bianchi si abbassa per abbracciare prima me e poi Sydney, soffermandosi un minuto con noi.
"Ragazze, che piacere. Stasera sembra che tutta New York abbia voglia di pizza. Da dove arrivate a quest'ora?" Domanda, il suo vocione allegro e cordiale, ed io mi limito ad indicare Sydney che alza una mano timidamente.
"Colpevole. Siamo dovute andare al pronto soccorso a farmi mettere sei punti di sutura" spiega, e Jim, abituato anche lui alla goffaggine della mia migliore amica, scoppia a ridere prima di girarsi verso il bancone.
"Ash! Vieni ad accompagnare al tavolo Virginie e Sydney!" Esclama, e un ragazzo dai capelli ricci scomposti e dai grandi occhiali neri fa la sua comparsa tutto trafelato, il volto ed il grembiule sporchi di farina.
"Dio, ti giuro che la cotta che questo ragazzo ha per te ha dell'incredibile" sospira rassegnato Jim scuotendo la testa verso Sydney, e lei scoppia a ridere quando Ashton esclama un "papà!".
Salutandoci cordialmente Jim torna in cucina, probabilmente cominciando a preparare i nostri ordini che non cambiano mai, lasciandoci sole con Ashton che ha le guance rosse per l'imbarazzo.
"Possibile che ogni volta che ti vediamo sei sempre sporco di qualcosa?" Domando giocosamente, avvicinandomi per rimuovere una ditata di farina dalla sua guancia, e velocemente sporco il naso di Sydney, facendole sgranare gli occhi.
"Hey, traditrice!" Esclama, pulendosi il naso con l'indice, e per nessun motivo al mondo mi perderei l'espressione adorante di Ashton nei confronti della mia migliore amica.
Peccato che lei sia così ottusa.
Scuotendo la testa con un sorriso Ashton ci conduce verso il nostro tavolo, il solito accanto alla finestra, proprio come piace a Sydney, ed abbastanza isolato da permettermi di osservare tutta la sala e, di tanto in tanto, scattare una fotografia a ció che cattura la mia attenzione.
Tutto d'un tratto comincia a nevicare, ed il mio sguardo è catturato dai soffici fiocchi di neve che scendono, candidi e puri come i petali di un giglio.
Una mano si posa sulla mia, e quando mi giro mi ritrovo davanti agli occhi azzurri sorridenti di Sydney che mi mostra lo schermo del suo cellulare, indicando l'ora.
"Buon compleanno, Virginie" sussurra con un sorriso, ed io ricambio il sorriso prima di stringere la sua mano.
Ora sono ufficialmente ventenne.

Alla mia Virginie, il mio TimTam, la mia stellina, il mio //Cal-mio//. AllOfTheStarsTonight

The Sis Code || Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora