Chapter 24: The 1975

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"Sei proprio sicura di volerlo fare?" Domanda per l'ennesima volta Michael, osservandomi con un sopracciglio inarcato mentre, con il violino posando al mio fianco, continuo a guardare tra gli annunci.
Un sospiro lascia le mie labbra ed annuisco, sincera, prima di alzare lo sguardo dallo schermo del mio cellulare.
"Quella casa mi sta stretta, ho bisogno di restare da sola" confesso, sotto lo sguardo inquisitore di Michael che annuisce dopo qualche secondo.
"Voglio bene a Sydney, è una delle persone più importanti della mia vita, ma... Ho bisogno di distanziarmi, ho bisogno di un posto tutto mio. Questo non mi rende una persona cattiva, vero?".
"Certo che no, Virginie! Assolutamente no. Hai vent'anni, è normale che tu voglia essere completamente indipendente. È una decisione importante, dico solo questo. E ció non mette in dubbio che tu voglia bene a Sydney, perchè si vede da lontano un miglio che siete come sorelle. Cerca solo di dirglielo con tatto, sai che è una persona che ha bisogno di stabilità e queste cose la destabilizzano" spiega Michael, gesticolando leggermente prima di alzarsi a togliere briciole e tazze da un tavolino poco lontano.
"Ho trovato un posto carino nella vita parallela, a cinque minuti di distanza da qui. È un monolocale mansardato arredato, ha anche un buon prezzo" esclamo, cercando di cambiare discorso, ed il ragazzo praticamente si precipita accanto a me.
"Vedere vedere vedere! Il nostro nuovo rifugio da alcolizzati" sorride, facendomi scoppiare a ridere prima che gli passi il cellulare, quando il mio sguardo cade sull'orologio.
Devo muovermi se voglio arrivare a lezione e uscire con Calum.
"È carino, mi piace! Direi che quel divano sarà spesso occupato da me, Luke e Ashton" commenta, passandomi nuovamente il cellulare, ed io gli scocco una finta occhiataccia prima di finire la mia cioccolata calda bianca, deliziosa come sempre, e prendere in mano la custodia del violino, quando un nuovo cliente fa il suo ingresso nel piccolo caffè.
"Giuro che se hai dimenticato di nuovo le chiavi di casa dentro casa il tuo pinguino di peluche finisce nel gabinetto" sbuffa Michael, incrociando le braccia al petto mentre Luke mi sorride leggermente, avvicinandosi poi al bancone e, di conseguenza, al suo coinquilino.
"Andiamo, Mike! Ti giuro che è l'ultima volta" mormora, con la testa china, penitente, e trattenendo a stento una risata saluto i due per poi immergermi nel freddo del febbraio di New York.

***
"E signorina Morrison! Si ricordi di comporre la pièce per il concorso!" Esclama il professore di musica, sventolando la sua bacchetta con fare minaccioso verso di me non appena mi alzo una volta che la lezione è finita, facendomi raggelare il sangue nelle vene.
Porca miseria. Come posso essermene completamente dimenticata?
"Certo! Sono già a ottimo punto" mento, sorridendo innocente, facendo inarcare un sopracciglio al professore prima di sparire dall'aula insieme al mio violino.
Cercando di evitare gli sguardi di tutti gli altri studenti del dipartimento di musica mi dirigo a passo svelto verso il bagno, chiudendomi dentro a chiave ed osservando per la prima volta della giornata il mio riflesso allo specchio.
"E Calum vuole uscire con me? O è matto, o è disperato. Sydney in confronto a me è una dea" mormoro tra me e me, arricciando il naso piuttosto disgustata davanti al mio aspetto prima di guardare l'orologio, che indica già le cinque meno cinque.
"Qui ci vuole un miracolo".
In cinque minuti riesco e cambiarmi, riuscendo addirittura a non stramazzare a terra nell'intento di mettere i collant pesanti, quando il mio cellulare squilla, ed il nome che compare sullo schermo mi fa raggelare il sangue nelle vene.
"Pronto, Sydney?" Esclamo, cercando di mostrarmi il più naturale possibile, ma l'espressione riflessa allo specchio è tutto tranne che naturale.
Grazie a Dio non mi sono data al teatro.
"Virginie! Scusami, so che avevi lezione, ma è questione di vita o di morte!" Risponde la mia amica, il panico nella sua voce, ed immediatamente un brivido di preoccupazione percorre la mia schiena.
"Cosa succede? Stai male? Hai bisogno di me?" Domando velocemente, decidendo di dare le spalle al muro, quando sento un rumore dall'altra parte della linea.
"No, no, sto bene... Ma non trovo il mio vestito nero! Quello pesante con le maniche lunghe... Hai presente?".
Non trattengo il nervoso, sbattendomi il palmo della mano contro la fronte per evitare di staccarle il cellulare in faccia, prima di abbassare lo sguardo sul mio corpo, osservando il vestito aprirsi leggermente all'altezza della mia vita.
"Magari l'hai lasciato da qualche parte" propongo, stringendo gli occhi davanti alla mia bugia, sentendo la nausea per il disgusto verso me stessa annidarsi nel mio stomaco, quando Sydney tira un sospiro di sollievo.
"È vero! Potrei averlo lasciato da Cal! Grazie, Virginie, non so cosa farei senza di te".
La linea cade dopo quelle parole, lasciandomi con l'amaro in bocca e la nausea sempre più forte, l'immensa voglia di strapparmi di dosso questo vestito.
Ma cosa sto facendo?
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, le vedo nel riflesso dello specchio insieme all'incarnato più pallido del solito, così come le labbra, mentre gli occhi, rossi, hanno perso quel bagliore dorato che avevano una volta.
Prendendo un respiro profondo esco dal bagno, la borsa al sicuro sulla mia spalla mentre le mie dita stringono la custodia del violino con forza, facendo diventare le nocche bianche per lo sforzo, quando, non appena esco dall'edificio, vedo Calum, appoggiato con la schiena ad una piccola utilitaria nera, una macchina piccola e piuttosto umile ma che, in qualche modo, gli si addice.
Il vento freddo di febbraio scompiglia i suoi capelli e muove la mia gonna mentre mi avvicino a lui, notando una sigaretta tra le sue dita, quando si accorge di me, alzando la testa con un sorriso leggero.
"Non sapevo fumassi".
"Solo quando sono nervoso".
"Ed io ti rendo nervoso?".
Calum non risponde, si avvicina a me, piega leggermente la testa, mi osserva con la curiosità di un bambino davanti ad un animale mai visto prima, per poi prendere dalle mie mani la custodia del mio violino, posandola sui sedili posteriori.
È una sensazione strana, davvero.
Parte di me si sente in colpa, vorrebbe solo gridare anche se sa che non sarebbe capita, mentre parte di me, di fronte a quel silenzio caldo, confortevole, quasi di ruotine, si sente a suo agio, quasi felice, con un sorriso soddisfatto.
"Allora, dove mi porti?" Domando, non riuscendo a frenarmi, sentendo le dita tamburellare per l'eccitazione.
Sono quel genere di bambina a cui era impossibile fare una sorpresa, perchè troppo impaziente e curiosa, e la cosa non è migliorata negli anni.
Calum sorride leggermente, girando le chiavi della macchina, prima di indicarmi lo sportellino del cruscotto.
"Aprilo" è tutto ció che dice, ed incuriosita ma allo stesso tempo titubante lo apro, trovando una busta bianca.
"Vuoi farmi pagare la tua bolletta?" Domando, inarcando un sopracciglio, facendo alzare gli occhi al cielo al moro.
"Apri la busta" sorride, divertito, ed io obbedisco prima di tirare fuori due striscie spesse di cartoncino, la grana pesante, la carta liscia, e non appena tiro fuori il contenuto le mie labbra si socchiudono prima che un sorrido faccia capolino sulle mie labbra.
"Spero che ti piacciano, ho pensato che... Non so, sono una band che mi piace tanto, e quando li ho presi pensavo di portare Michael con me ma... Dio, ogni volta che li ascolto mi vieni in mente tu" confessa, arrossendo leggermente, mentre il mio sorriso, se possibile, aumenta guardando quei biglietti, quella data e il nome scritto in nero.
"Adoro i The 1975, non potevi scegliere band migliore" sorrido, allungandomi poi per abbracciarlo, stringendolo ed affondando il naso nell'incavo del suo collo per memorizzare il suo profumo, imprimerlo nella mente e marchiarlo a fuoco.
Ogni loro canzone mi ricorda in un modo o nell'altro Calum, ma questo dettaglio è meglio che lo tenga per me.

Spooky spooky!
Buon Halloween, anche se in ritardo.❤️

The Sis Code || Calum HoodWhere stories live. Discover now