Chapter 13: Paris

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"Okay, forse è un'idiota, ma effettivamente quando ti accovacci su un tavolo osservando tutti quanti con curiosità sembri un pochino un gufo" sospira Ashton, cambiando la tovaglia ed apparecchiando un tavolo vicino al bancone su cui sono seduta, ed io scrollo le spalle, continuando a gustarmi il lecca lecca al lampone che ho furtivamente ribato dalla stanza di Sydney stamattina.
"Non mi piacciono le sedie".
"Ce ne siamo accorti tutti quanti, a casa tua c'è solo uno sgabello per Sydney!" Esclama, arrossendo leggermente alla menzione della bionda facendomi alzare gli occhi al cielo.
Siamo alle solite.
"Va bene, va bene. Comunque devo andare, ho da finire il pezzo per il saggio e devo cominciare ad esercitarmi per la parte moderna che mi è appena stata affidata" spiego, balzando giú dal bancone in modo abbastanza goffo, ed il riccio s'imbroncia leggermente prima di chiedermi informazioni sul mio saggio.
"È tra un mese, e oltre al pezzo classico dell'orchestra i violini hanno dovuto creare un pezzo nuovo di zecca da esibire. Inoltre, visto che al mio insegnante piace darmi il tormento, ha affidato a una sorta di band che ha creato con una chitarra classica, una cantante e una batteria una canzone che prevede anche un violino, e quale persona migliore di me per suonare con altra gente?".
Il fastidio che provo da due giorni non è ancora diminuito neanche di una briciola.
Non è tanto il fatto di avere uno spartito in più da provare, quanto il poco preavviso.
Lo avessi saputo prima avrei finito almeno due settimane fa il pezzo che, invece, devo ancora creare.
Favoloso.
"Sono convinto che riuscirai a fare tutto" sorride Ashton, ottimista come sempre, e per una volta mi ritrovo a desiderare di essere positiva come lui.
"Buona serata" lo saluto, lasciandogli un bacio sulla guancia, e con uno scatto veloce sono di nuovo al freddo pungente della serata newyorkese.
In meno di tre minuti sono davanti alla porta d'ingresso del mio appartamento, sapendo che stasera prima delle dieci di sera non vedró Sydney dato che ha i corsi serali.
Almeno posso concentrarmi sulla musica.
"Ora parli anche da sola?".
Sobbalzo alla voce maschile dietro di me, portandomi una mano al cuore mentre mi giro per incontrare il sorriso divertito e malizioso di Calum, alzando poi gli occhi al cielo.
"No, parlavo con la porta" sbuffo, aprendola ed entrando, ed il moro sta per seguirmi quando lo blocco sui suoi passi.
"Che ci fai qui tu?".
"Sono venuto per Syd".
"Ma ha i corsi serali, tornerà a casa tra almeno quattro ore".
Calum scuote le spalle, portando le mani in tasca: "lo so, ma ho finito il turno al lavoro e credo che stasera Michael abbia compagnia, e non voglio sentire rumori strani".
Sospiro, facendogli cenno di entrare mentre poso le chiavi sul mobiletto dell'ingresso, e lui non se lo fa ripetere due volte, posando la giacca sullo schienale accanto alla mia.
"Vuoi qualcosa da bere?" Domando, tirando fuori il lecca lecca per girarlo, e Calum mi osserva per qualche secondo come se fossi matta prima di annuire.
"Una Coca, se ce l'hai. E perchè diamine mangi un Chupa Chups alle sei e mezza di sera?".
"È stata anche la mia colazione ed il mio pranzo, se è per questo. Sono una studentessa universitaria, è già tanto se mangio una porzione di frutta o verdura al giorno" rispondo, scrollando le spalle prima di passare una lattina a Calum, che continua ad osservarmi come se avessi la pelle verde, ma io lo lascio fare, lasciandolo in cucina per poi dirigermi in camera mia.
La mia stanza è un disastro, dovuto al fatto che ho passato due giorni a concentrarmi sulla musica ed il giorno precedente... Beh, credo di aver dormito tutto il giorno grazie alla vodka della sera prima.
"E cosí questa è la tana del lupo".
"Mammina non ti ha insegnato che non si entra senza bussare?".
Calum ignora la mia risposta, girovagando per la mia stanza quando nota, tra tutto quel bianco, nero e grigio, l'unico oggetto non minimal, ció che screzia decisamente con l'apparenza fredda e vagamente tumblr della mia stanza.
"Suoni il violino?" Domanda, avvicinandosi allo strumento, ed io decido di rispondergli, accennando un sorriso.
"Da che ho memoria, e seguo il corso di musica con laurea pratica all'università".
"Devi essere molto brava".
"Mi piace pensare che non faccio schifo. Sydney dice che sono molto più brava di quanto pensi, ma non sono sicura".
Calum annuisce piano, alzando poi lo sguardo su di me proprio mentre butto nel cestino il bastoncino bianco ormai privo di pallina rosa.
"Suona per me" propone, ed io sono tentata di ridergli in faccia di gusto, ma mi trattengo, scuotendo la testa.
"Non suono davanti agli altri, solo a poche persone".
Il moro annuisce, sedendosi poi sul bordo de letto disfatto, prima di riprendere a parlare: "sei come mia sorella. Non canta mai davanti ad altra gente. Quando avevo quattordici, quindici anni mi nascondevo nel suo armadio e la ascoltavo per ore" confessa, ed io rimango sorpresa in modo stranamente piacevole dalle sue parole, ma non abbastanza da permettergli di sentirmi suonare.
Mi sa che per oggi con la musica ho chiuso.
"Allora, cosa vuoi fare fino alle dieci di sera?".
E ovviamente Testa di Cazzo Calum fa nuovamente la sua comparsa quando, alle mie parole, sorride maliziosamente.
"È forse una proposta, Virginie? Ho una ragazza, e lei è la tua migliore amica".
Sí, proprio una testa di cazzo.

The Sis Code || Calum HoodWhere stories live. Discover now