Chapter 28: ... Yet So Unaware Of It

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"Sei proprio sicura?".
"Sí, Michael. Sono sicura, e in fondo sai anche tu che è giusto cosí".
"Ma proprio sicura, sicura, sicura?".
"Hai appena portato in casa un divano, vuoi forse che cambi idea cosí devi riportarlo giù per cinque piani di scale?" Domando, inarcando un sopracciglio, e Michael immediatamente scuote la testa, asciugandosi il sudore dalla fronte.
"Non sia mai. Semmai lo farei fare dal grissino che... A proposito, dov'è finito Luke?" Borbotta, guardandosi intorno nel mio nuovo monolocale ancora invaso da scatole e scatoloni, con buste di plastica e scotch ovunque.
Mi giro, cercando di intravedere Luke -è un monolocale, per Diana, dove potrebbe mai essersi messo?- quando sento una risatina provenire dal bagno, e facendo cenno a Michael di rimanere in silenzio ci avviciniamo al bagno, trovando Luke con un mio reggiseno addosso che ridacchia e balla.
Il ragazza accanto a me, a quella vista, non riesce però a trattenersi come me e scoppia in una risata fragorosa che fa sobbalzare Luke che arrossisce non appena si nota.
"Mai sentito parlare di privacy?" Domanda, evidentemente piccato, ed io mi limito a guardarlo, accennando al mio reggiseno.
"La tua privacy nel mio bagno e con il mio reggiseno addosso?".
"Era per vedere come starei con un reggiseno. Sono divertenti questi affari, ma fattelo dire, sei davvero senza tette" risponde con tutta la sincerità del mondo, facendomi venire voglia di prenderlo a ceffoni.
"Fattelo dire, sei davvero un deficiente" sospira Michael, scuotendo la testa, quando sento un rumore di passi sull'ingresso nel nuovo appartamento, trovando poi Ashton con in braccio sei cartoni di pizza.
"Per festeggiare la casa nuova" sospira, posando i cartoni di pizza sul tavolo ancora mezzo pieno di cianfrusaglie, evitando però il mio sguardo, facendomi cosí capire che è appena stato da lei.
È più di un mese che ogni giorno, mattino e sera, mando un messaggio a Sydney, per chiederle scusa, per raccontarle la più piccola cavolata, per cercare di non recidere quel cordone ombelicale che ci unisce.
Ma non una volta che lei mi abbia risposto, solo visualizzato, ed ora l'unica unione tra di noi sembra essere Ashton, lo stesso Ashton con le occhiaie sotto gli occhi che ha l'aria stanca ma che sta comunque servendo la pizza in cinque piatti diversi.
"Come sta oggi?" Domando piano, avvicinandomi a lui mentre Michael e Luke rimangono in bagno a battibeccare, e Ashton sospira, scuotendo piano la testa.
"Meglio di ieri, peggio di domani. Non sa neanche lei come sta, e sono abbastanza sicuro che detesti averti cacciata di casa, perchè ora tutto quello che fa è guardare la tua stanza vuota e sospirare. Mi ha detto anche che a volte le sembra di sentirti suonare".
Quando ero piccola dicevano sempre che le parole fanno più male di mille lame, ma non ho capito il vero significato di questa frase fino a poco tempo fa.
"Mi manca. É la mia famiglia" confesso piano, scuotendo la testa tra me e me, prima di prendere in mano il cellulare e mandarle il messaggio di stasera.
'Mi manchi. Mi manchi cosí tanto che sto impazzendo. Ogni sera è strano non vederti raggomitolata sul divano a mangiare gelato alla fragola e guardare serie tv. Ma spero ancora di godere di nuovo di questa visione in futuro'.
Clicco su 'invia', sapendo che tra pochi secondi i due baffetti diventeranno blu, e sapendo perfettamente che non riceverò risposta neppure stasera.

***
"Mi dispiace, piccola".
"Io non sono piccola. Io sono una donna forte ed indipendente".
"Virginie, puoi abbassare le tue difese, lo sai, vero?" Domanda piano Calum, ridacchiando leggermente, facendomi alzare gli occhi al cielo mentre mi accoccolo maggiormente al suo petto, sentendomi quasi un gatto alla ricerca di calore.
"Lo so, lo so. Forza dell'abitudine" borbotto, sentendo il sonno cominciando a strapparmi dalla realtà, ma torno ad essa immediatamente quando Calum comincia a lasciare piccoli baci sulla fronte, quasi come se non volesse lasciarmi sfuggire per un'altra notte, come se non volesse che tutto questo cadesse nell'oblio.
"Mi dispiace anche per non essere stato qui oggi ad aiutarti" aggiunge, facendomi sorridere leggermente.
"Beh, non ti sei perso molto. A meno che tu non morissi dalla voglia di vedere Luke con uno dei miei reggiseno e dalla voglia di portare su per tutte le scale un divano dato che l'ascensore è rotto" rispondo, facendogli sgranare gli occhi.
"Per quale motivo del creato Luke aveva addosso uno dei tuoi reggiseni?".
"Davvero hai sentito solo questo? Maschi, appena sentite la parola 'seno' ragionate con l'amichetto dei piani bassi" sospiro, scuotendo puano la testa, quando Calum scoppia a ridere, stringendomi maggiormente a sè.
"Sempre con la risposta pronta, eh?".
"Sempre, mio caro. E aveva un reggiseno addosso perché voleva provare come ci si sentisse ad averlo. Ha anche detto che sono senza tette".
Il moro sorride malizioso, lasciando poi un buffetto sulla mia guancia.
"Non sono affatto d'accordo con lui. Ma, sai, potresti farmi dare una controllatina, giusto per evitare di dire bugie...".
"Bel tentativo, Hood".
"Tieni ancora i preservativi nei cassetti della cucina vicino al mattarello ed al batticarne?".
"Non li ho proprio, non me ne faccio nulla".
"Ma...".
Lo zittisco con uno sguardo, e lui annuisce, passando piano la mano sulla mia schiena.
Ora come ora, non siamo che amici, ma allo stesso tempo non lo siamo.
Non siamo amanti, perchè dopo quello che è successo con Sydney io ho deciso che finchè non avrei parlato con lei seriamente non avrei fatto nulla con Calum, ma allo stesso tempo siamo più che amici. Lo si vede in ogni tocco, in ogni sorriso, eppure tra di noi c'è una barriera di cristallo che non voglio oltrepassare.
Sarò matta, sarò esagerata, ma non mi sentirei a mio agio sapendo che mentre bacio Calum Sydney sta male a causa nostra.
"Domani hai il saggio primaverile. Sei pronta?" Domanda all'improvviso, guardandomi negli occhi, ma io evito il suo sguardo, persa nei miei pensieri.
Sarà il primo saggio a cui Sydney non verrà.
Proprio Sydney, per cui ho scritto il mio pezzo.
La stessa Sydney che pochi mesi fa è venuta ad abbracciarmi sorridente dopo aver suonato Une Nuit.
Strana la vita, strane le persone.
Ingiusta la vita, ingiuste le persone.
"Ho paura, Cal. Sydney è il mio portafortuna" confesso in un soffio, sentendo la sua stretta farsi più salda prima che un barlume di tristezza faccia capolino nei suoi occhi.
"Andrá tutto bene, vedrai".
Ed io gli credo, perchè non si vive di sola speranza, ma senza speranza è difficile vivere.
Ed io ho bisogno di vivere.

Il gattino in foto si chiama Amèlie aka Ciclottina ed è il motivo per cui ci ho messo cosí tanto ad aggiornare.
Il micetto chiede scusa!

The Sis Code || Calum HoodWhere stories live. Discover now