Chapter 16: The Sound

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È il mio modus operandi, in un certo senso.
Lascio che le mie emozioni prendano il sopravvento, che annebbino la mia mente, faccio un pasticcio e finisco per nascondermi.
Anche se di solito il mio nascondiglio non si trova tra panni sporchi e tovaglie macchiate.
"Hai intenzione da uscire da qui?" Domanda Ashton facendo il suo ingresso con un altro carico di tovaglie e tovaglioli da lavare, ed io mi limito ad alzare lo sguardo dai miei spartiti, continuando a tenere in mano archetto e violino.
"E perchè mai? È caldo, c'è buon odore e l'acustica è perfetta! Posso venire fuori solo per andare a lezione, ho anche le scorte di cibo".
"E dove le tieni?".
"Tra i grembiuli sporchi" rispondo, accennando un sorriso e facendo alzare gli occhi al cielo ad Ashton, che si siede per terra accanto a me.
"Non puoi nasconderti per tutta la vita nella mia lavanderia".
"E perchè no? Sto tanto bene qui".
Il riccio rimane un secondo in silenzio, osservandomi con espressione rassegnata, prima di continuare: "è passata Sydney, oggi. La scusa dell'influenza intestinale che non vuoi assolutamente passargli non regge più tanto. Sono passati nove giorni, inizierà a pensare che tu sia caduta del buco del gabinetto".
Effettivamente, potevo inventare una scusa più efficace.
"Sono passati nove giorni da quando ho fatto al cosa peggiore che una persona potrebbe fare alla propria migliore amica! Con che coraggio la posso guardare in faccia? Ho baciato il suo ragazzo, il suo fastidioso, irritante, ficcanaso ma bellissimo ragazzo. Sono una persona orribile, orribile! Voglio fuggire su un'isola deserta con una cassa di Nutella".
Ashton ridacchia alle mie parole, avvolgendo poi un braccio attorno alle mie spalle, facendomi posare la testa sulla sua spalla, il violino dimenticato ai miei piedi.
"Non ti giustifico, quello che hai fatto non è stato bello, ma puoi mantenere il segreto. Per mia immensa sfortuna ho visto Syd e Calum insieme, ieri, e lui mi sembra normale. Probabilmente ha già dimenticato tutto quanto" spiega, passando piano la mano sul mio braccio, cercando di consolarmi, ed io sospiro prima di annuire.
"Vado a fare due passi, magari a prendermi una cioccolata calda. Tu vuoi qualcosa?" Domando, alzandomi in piedi per poi riporre le mie carte nella borsa ed il violino nella sua custodia, vedendo il riccio scuotere la testa.
"Cerca di schiarirti le idee" si raccomanda, ed io annuisco infilandomi la giacca prima di uscire, lasciando il calore della pizzeria.
Sento le dita cominciare ad intirizzirsi per il freddo, spingendomi a sistemarle ancora meglio nelle tasche, e mi lascio trasportare dall'aria gelata di New York, cercando di rimettere un po' d'ordine nel casino che è la mia testa.
Non so davvero perchè ho baciato. È che era lí, a pochi millimetri da me, ed io... A volte sono troppo debole.
Il problema è che mi è anche piaciuto, mentre lui a quanto pare l'ha già dimenticato.
Da una parte meglio cosí, ma dall'altra... Parte di me fa fatica a dire che avrebbe voluto di più.
Sono un'amica di merda.
"Dio, Virginie, hai un aspetto di merda".
"Sempre gentile, Michael" sospiro facendo il mio ingresso nel piccolo caffè, che per mia fortuna è praticamente vuoto, eccezion fatta per una coppia di quattordicenni impegnati a pomiciare come se non ci fosse un domani.
"Io a quattordici anni leggevo Harry Potter, non pensavo ad avere la lingua nelle tonsille di un ragazzo" sbuffo, sedendomi al bancone davanti a Michael che scoppia a ridere, scuotendo piano la testa.
"Ho dato a quattordici anni il mio primo bacio... Ma era un semplice bacetto a stampo. Non certo i baci degni di film porno di questi due" confessa, facendomi ridacchiare prima che posi un bicchiere di cioccolata calda bianca davanti a me.
"Racconta al buon vecchio Michael cosa succede".
"Calum non...".
"Sí, Calum mi ha raccontato. Dio, era sull'orlo di una crisi isterica, ma l'ho sedato con della vodka. Ora voglio sapere la tua versione dei fatti e come ti senti a riguardo" spiega, guardandomi negli occhi, e sorrido alle sue parole.
"Al posto di un caffè dovresti aprire uno studio da psicologo, faresti un sacco di soldi" propongo, tentando di sviare l'argomento, ma è tutto inutile, ed il sopracciglio inarcato di Michael conferma i miei sospetti.
"Non lo so, okay? Non so perchè l'ho baciato. L'ho fatto forse per farlo stare zitto oppure perchè è cosí bello e a volte riesce anche ad essere simpatico, se non fosse cosí irritante la maggior parte del tempo. So solo che ora mi sento uno schifo, lui ha già dimenticato il bacio e io ho praticamente pugnalato alle spalle la mia migliore amica!" Sbotto, gesticolando animatamente e completando il tutto posando la fronte sul bancone.
"Aspetta un secondo: ti senti uno schifo per quello che hai fatto nei confronti di Sydney o perchè a quanto dici lui ha già dimenticato il bacio?" Domanda Michael, osservandomi leggermente confuso, e messa cosí la situazione mi blocco un secondo.
Per cosa esattamente mi sento uno schifo?
La risposta, purtroppo, crea ancora più problemi.
"Per entrambi" confesso, e solo ora realizzo che non volevo che Calum dimenticasse il bacio, anzi, che vorrei baciarlo ancora.
Sono semplicemente fottuta.
"Immaginavo. Senti, so che ora sarò io l'amico di merda dell'anno, ma sappi che Cal non ha dimenticato il vostro bacio, anzi. Negli ultimi giorni... Non l'ho mai visto cosí. Sembra sempre pensieroso, irritabile, e l'ho trovato in piedi alle quattro di notte a fare su e giù per il corridoio. Se non sei tu il motivo di tutto questo, penso che Calum si sia dato alle metanfetamine".
Le parole di Michael mi sorprendono, facendomi spalancare gli occhi, e lui si limita ad annuire come a confermare la sua spiegazione prima di scoppiare, improvvisamente, a ridere.
"Devo proprio dirlo: tutta colpa di un vasetto di Nutella".

The Sis Code || Calum HoodWhere stories live. Discover now