Capitolo 13

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Sento un rumore e mi sveglio. Devo essermi addormentata. Questa influenza mi ha indebolita molto.

Apro gli occhi e vedo Ella che mi si avvicina, tenendo le mani dietro la schiena.

<Ho una cosa per te> mi dice.

La guardo, confusa, ma anche incuriosita.

Si siede sul mio letto e mi porge un mazzolino di margherite.

<Grazie Ella> dico prendendole e ammirandole. <Sei stata proprio carina! Sei andata apposta in giardino a cogliere questo mazzolino di margherite da regalarmi!>

<Veramente, non è andata proprio così. Non le ho colte io.>

<Se non sei stata tu, chi è stato?>

<Non ti viene proprio in mente?> mi dice sorridente.

Un nome ce l'avrei in mente, ma non può essere. Non oso neanche pensarci, così non ci rimarrò male quando Ella mi dirà un altro nome (perché sarà sicuramente così).

<È stata proprio la persona a cui stai pensando> mi dice Ella. Mi conosce troppo bene, capisce sempre a cosa pensando. O a chi sto pensando.

<Daniel?> le chiedo, titubante. Non sono convinta che sia stato veramente lui, ma devo averne la conferma.

Lei annuisce.

<Appena ho visto che ti eri addormentata, sono uscita in giardino. Non so esattamente cosa pensavo di dire a Daniel, ma volevo aiutarti in qualche modo. Così quando l'ho visto gli ho spiegato tutto. Beh, non proprio tutto. Gli ho detto che ieri, durante il temporale, sei andata a cercarlo e per questo adesso stai male. Lui si è subito preoccupato, ma l'ho rassicurato dicendogli che non hai niente di grave. Così mi ha chiesto di portarti questo mazzolino> mi racconta.  <Spero di aver fatto bene. Non volevo impicciarmi nelle vostre cose, ma volevo rendermi utile> dice preoccupata di aver sbagliato.

Guardo ancora una volta le margherite che ho in mano e, più le osservo più acquistano un significato diverso. Prima era solo un mazzolino di fiori regalatomi dalla mia cara sorella, poi un regalo da parte di un amico perduto ed ora li vedo come una speranza. Forse non tutto è perduto. Io e Daniel abbiamo ancora una possibilità. Non so se solo come amici o come qualcosa di più, ma io sono disposta anche a nascondere i miei sentimenti, pur di non perderlo. La cosa che devo fare ora è andare a parlargli. Non devo e non voglio perdere altro tempo.

Scosto le coperte e metto i piedi sul pavimento.

<Dove pensi di andare?> dice Ella, allarmata.

<Devo andare a parlare con Daniel. Non posso più aspettare.>

<No no, tu non vai da nessuna parte. Daniel sa che sei malata. Aspettare qualche giorno in più non gli farà cambiare i suoi sentimenti per te> mi dice, costringendomi a tornare a letto.

Non sono convinta che Ella abbia ragione, ma non voglio contraddirla. Quando vuole, sa essere molto determinata. La assecondo e mi rimetto di nuovo a letto.


È passato qualche giorno e adesso sto molto meglio.

Mia madre non l'ho più vista. Sicuramente sarà ancora arrabbiata e starà pensando a come farmela pagare. Non ho visto nemmeno Genoveffa, probabilmente perché aveva paura di prendersi qualche malattia che avrebbe rovinato il suo bel viso.

Ella, invece, mi è stata sempre vicina. Veniva ogni volta che poteva e mi portava da mangiare e da leggere. Mi ha fatto molta compagnia in questo periodo (lungo e interminabile) in cui sono dovuta restare confinata a letto.

Adesso, che finalmente mi sono ripresa, posso andare a parlare con Daniel. In questi giorni ho avuto molto tempo per riflettere su cosa dirgli e come. Adesso sono preparata e determinata (e anche un po' agitata).

La sorellastra di CenerentolaWhere stories live. Discover now