Capitolo 29

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Ella

Oggi è il giorno del ballo! Uscirò, indosserò uno splendido vestito, danzerò, mi divertirò! Non vedo l'ora!

Mi sono svegliata all'alba come tutte le mattine e mi sono messa subito al lavoro. Ho già lavato e steso i panni ad asciugare, spolverato le mensole e spazzato a terra.

Appena finisco di preparare la tavola per la colazione, ecco che arriva la mia matrigna. Si è alzato presto oggi, essendo un giorno molto importante.

<Dov'è la mia colazione?> chiede, sedendosi a capotavola.

<Arriva subito> le dico precipitandomi in cucina e servendogliela subito.

<Hai preparato gli abiti, le maschere, le scarpe e gli accessori delle mie figlie per questa sera?> chiede tra un boccone e l'altro.

<Sì, certo, madre.>

Fa una smorfia e mi dice: <Cosa ti ho detto più volte?>

<Di non chiamarla "madre". Mi scusi, Signora, non succederà più> dico, contrita.

Ha ragione, sbaglio sempre a chiamarla in quel modo. So che alla mia matrigna non fa piacere, ma è più forte di me. In un certo senso, lei è l'unica madre che io abbia avuto, dato che ho perso la mia da bambina.

<Sì, Signora, ho già preparato tutto per stasera> continuo.

<Bene. Dì al cocchiere di preparare la carrozza per le 20. Faremo sicuramente tardi, quindi non aspettarci alzata. Non puoi permetterti di stancarti, visto le faccende che dovrai sbrigare domani> dice lei.

<Ma veramente io credevo di venire con voi...>

<Come?>

<Sì, non vi ricordate? Mi avevate promesso che se avessi finito tutte le faccende di casa, potevo venire con voi al ballo.>

<Ah... Sì... E hai già finito i tuoi lavori?> chiede, colta alla sprovvista.

Si era chiaramente dimenticata di avermelo promesso. Meno male che gliel'ho ricordato.

<Le finirò sicuramente in tempo per prepararmi per il ballo> dico, fiduciosa.

<Ma non hai un vestito! Né delle scarpe adatte!> dice, guardando disgustata come sono vestita.

Indosso un semplice vestito al ginocchio, un grembiulino bianco un po' sporco di terra, cenere e cibo, e delle scarpe marroni non molto belle, ma comode per poter lavorare.

<Beh, non possiedo molti vestiti e quei pochi che ho non sono adatti ad un ballo di corte. Anastasia, però, ha promesso di prestarmi un suo vestito, uno di quelli che non usa più.>

<Ah, Anastasia te l'ha promesso. Va bene, vedremo. Se riuscirai a finire le tue faccende, tutte le tue faccende, e ti renderai presentabile, potrai venire al ballo> mi concede.

L'ho convinta! Ce l'ho fatta! Andrò al ballo!

Torno in cucina per sbrigare del lavoro, ancora incredula. C'è solo un problemino: Anastasia è da giorni che non mi parla. Ho cercato più volte di scusarmi e di cercare di spiegarle, ma lei non ha voluto. Mi evita, non vuole parlarmi e quando lo fa, mi chiama con quel nomignolo. So di meritarmi tutto questo, è colpa mia se lei non può più stare con Daniel, ma mi ferisce, soprattutto perché sono veramente dispiaciuta e le voglio bene. È una sorella per me, siamo inseparabili da che ci conosciamo e per colpa mia tutto questo è finito, ma non mi arrenderò e cercherò sempre di riconquistare la sua fiducia e la sua amicizia.

La sorellastra di CenerentolaWhere stories live. Discover now