1 capitolo

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Sono seduto su una panchina di legno, fa freddo e lo avverto non solo perché continuo a tremare ma anche perché non riesco più a sentirmi le dita dei piedi e le mani.
La neve ricade sui miei stivali di pelle nera da un albero spoglio sopra di me; La sigaretta che porto alla bocca è l'unica cosa che mi trasmette calore in questo momento.
I miei occhi rimangono paralizzati appena vedono la ragazza dai capelli biondi dorati dondolare su una delle altalene del parco, nonché mia vicina di casa.
Si chiama Elizabeth , l'unica cosa che sono riuscito a sapere dopo cinque anni è che suo padre è morto quando lei era molto piccola, e adesso vive qui a Londra dopo esser scappata dalla madre da New York.

I miei pensieri su di lei si annebbiano dopo averla vista bloccarsi e rientrare in casa. Non sono mai riuscito a parlarle, e comunque credo mai riuscirò a farlo.

Getto la sigaretta per terra, quando sento una voce famigliare dietro le mie spalle, è Liam.

«È ora di andare, fratello.» sapevo sarebbe venuto qui per il raduno.

«Seguimi.» Muovo la mano per farmi seguire da lui, e dagli altri cinque ragazzi che arrivano uno dopo l'altro dietro le nostre spalle.

«Cos'hai oggi?» Chiedo al biondino.
Guardandolo subito dopo tirar fuori da uno zaino nero più pacchi di Marijuana.

«Quanti grammi?»

«15 grammi.» Risponde porgendo i pacchi in mano ad ognuno.

«15 grammi possiamo permetterceli legalmente Harry.» mi ferma prima che possa controbattere.

«Un altro grammo, grazie.» Ordino mettendomi a sedere sul bordo del letto, continuando ad aspirare profondamente fino a iniziare a sentirmi più debole, più affaticato.
Delle voci iniziano a ronzarmi per la testa, ma non solo voci delle persone con cui mi trovo adesso.

FLASHBACK

«Mamma lo sai che ti voglio tanto bene vero?» quel bambino dai capelli biondi con aria innocente strinse la mano della sua mamma, ed emanava un amore che nessuno poteva dare

«Oh piccolo Harry, ti voglio bene anche io.»
Harry?
Quel bambino ero io.
Una lacrima mi percorse la guancia appena realizzai quello che stavo sognando ad occhi aperti.

«Mamma mi prometti che sarai sempre con me?»

«Te lo prometto.» Lei mi sorrideva, e aveva il sorriso più bello che io abbia mai visto.

«Mamma! Mamma! Guarda l'aeroplano come vola!» Le piccole mani si muovevano nel vuoto cercando di imitare le eliche dell'aereo che un giorno ho sempre sognato di pilotare.
Lei sorrideva ancora, lei mi stava guardando, lei era felice in quel momento nonostante tutte le sofferenze che doveva subire ancora.

«Mamma attenta!» Una luce bianca sbucò dal lato del finestrino di mia madre. E più niente, solo buio, buio e vuoto.

FINE FLASHBACK

Una seconda lacrima mi attraversò la guancia prima di sentire un senso di nausea profondo dentro la pancia.

Non sono andato al suo funerale, e non sono mai andato a trovarla o semplicemente a portarle dei fiori.

«Ash dimmi che ore sono non riesco a tenere gli occhi aperti.» Impreco dimenandomi tra le lenzuola del letto.

«Sono soltanto le 8.00 di sera.» mi risponde ridendo.

Mi alzo dal letto uscendo fuori dalla stanza, Ashton è il mio fratellastro e non ho mai sopportato il suo comportamento.
È nel mio giro soltanto per una scommessa affrontata cinque mesi fa, altrimenti, non sarebbe mai entrato.

Il mio giro? Un totale disastro. Siamo stati dentro io e i miei ragazzi ben tre volte di seguito, mio padre ha pagato la cauzione solo perché la madre di Ashton lo implorava di farci uscire da quella prigione.
Lui invece, non se n'è mai fottuto un cazzo di me e nemmeno della famiglia;
È soltanto un uomo che un tempo si ubriacava tutte le sere, tradiva mia madre e tornava a casa ubriaco e nervoso.
Ormai non ci parlo da anni ed è per questo che sono venuto ad abitare qui.

«Ho deciso di organizzare una festa.» propongo leccandomi leggermente le labbra secche.

«E chi inviterai?» mi chiede Ash guardando le dimensioni dell'appartamento.

Corrugo la fronte portandomi le dita tra le labbra.

«Non è grande ma è abbastanza per una trentina di persone.» Affermo divincolandomi.

«Sei davvero fuori di testa ragazzo mio.»

Mi ero quasi scordato della presenza dei miei soci.

Sono le 23.00 di sera e la casa inizia già a riempirsi.
Mi soffermo sulla poltrona accanto al banchetto delle bevande, mentre sorseggio una vodka sento un leggero peso salire sulle mie gambe.

E dalla voce riconosco subito la cornacchia dalla folta chioma e dal profumo esagerato di rose.
Rebecca.

«Oh Harry, ti trovo in buona forma!» La ragazza inizia a baciarmi sulla guancia destra lasciandomi il segno del suo rossetto sulla mia fottuta guancia.

«Rebecca.. Se sei venuta qui solo per farti scopare a novanta non è la serata adeguata, sappilo.» Affermo con tono scocciato alzando leggermente gli occhi al cielo.

«Oh ma cosa dici sciocchino!»

La guardo serrando ancora di più la mascella, prima di vederla scomparire dalle mie gambe tra la folla.

Un altro grammo, grazie.Where stories live. Discover now