6 capitolo

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«Svegliati Beth dobbiamo andare.» Cerco di svegliarla squotendo leggermente le sue spalle.
Dopo pochi minuti smetto di farlo guardandola stropicciarsi gli occhi e alzarsi lentamente dal letto, mi guarda intontita prima di sbuffare.

«Perchè mi hai svegliato così presto?» Mi chiede con voce bassa iniziando a riordinare la sua valigia.

«Perchè appena arriviamo dovremmo sistemare tutte le nostre cose e poi tu verrai con me in un posto senza chiedermi nulla ok?» Annuisce senza farselo ripetere, tiro un sospiro di sollievo appena apro la porta d'ingresso.

«Ti aspetto in macchina.» Prendo la valigia di Beth e la mia percorrendo la strada fino al parcheggio.
Sistemo le valigie nel bagagliaio sedendomi poi sul sedile, accendo la radio inserendo il mio cd preferito degli Imagine dragons alzando il volume sulla prima canzone ovvero “Radioactive”; Tamburello le dita sul volante appena vedo Beth aprire lo sportello della macchina e sedersi dalla parte del passeggero accanto a me, la squadro dalla testa ai piedi per vedere come si è vestita senza farmi notare.

«È solo una canotta Harry non si vede niente, adesso puoi partire?» Mi chiede infastidita.

«È una canotta molto scollata Elisabeth, non va bene.» La rimprovero indicando la scollatura al petto molto ampia.

«Appena arriviamo a casa mi cambio, adesso puoi partire?» ripete abbassando di poco il volume della musica.
Annuisco mettendo in moto la macchina ed alzando il volume ancora più di prima, all'improvviso sento Beth cantare sulle note della canzone e rimango sbalordito dal suo talento.

«Sei davvero brava.» Affermo notando il rossore farsi spazio sulle sue guance.

«Oh grazie, mi è sempre piaciuto cantare a dir la verità.» mi spiega spostandosi contemporaneamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Anche a me.» Ammetto torturandomi il labbro inferiore.

Continuo a guardare la strada senza una risposta da parte sua, non posso credere a quello che ho appena detto, insomma, questa mia passione è sempre stata una cosa privata non lo sapeva nessuno tranne mia madre, mi ricordo che per farmi addormentare quando ero piccolo lei mi cantava la nostra canzone preferita "Don't let me go" ed era così bello sentire la sua voce per me.
Solo adesso mi rendo conto delle tante delusioni che le ho dato dopo la sua morte, le avevo promesso delle cose che non ho mai mantenuto e posso solo immaginare che non sarebbe stata fiera di avere un figlio che nella vita riesce solo a drogarsi e a chiedere aiuto a suo padre per non essere mandato in carcere.
Ma la cosa più brutta è che dopo la sua morte non sono mai nemmeno andato a trovarla, nemmeno una sola volta in questi fottuti anni.

«Harry posso accendere l'aria? Fa troppo caldo qui dentro.» La voce di Beth mi blocca dai miei pensieri.

«No, siamo arrivati.» scatto prima di rendermi conto del grande cancello posto poco distante dalla macchina,
abbasso il finestrino spingendo sul pulsante del citofono.

«Signorino Styles?» Mi chiede una voce rauca.

«Può aprire il fottuto cancello?»

«Harry!» Mi sgrida pizzicandomi il braccio appena finisco di parlare con i maggiordomo.

POV. ELISABETH

«Harry!» Lo sgrido pizzicandogli il braccio.

«Siamo in ritardo.» Si giustifica portando la macchina nel cosiddetto giardino della villa.
Spalanco gli occhi per la grandezza del posto, scendo velocemente dalla macchina recuperando la valigia.

«Ma questo sarà tutto nostro?» Gli chiedo stropicciandomi gli occhi ancora incredula.
Vedo il maggiordomo di prima recuperare la valigia di Harry e chiedermi il permesso per recuperare dalle mani anche la mia, io annuisco seguendolo nel "salotto".
Noto la stanza con al centro di essa scale immense che portano al piano superiore, due divani bianchi di pelle al lato e un camino vicino, di fronte ad uno dei due divani è posta una TV con schermo piatto a 63 pollici, un armadio di legno nero scorrevole a specchio dall'altra parte della stanza e un tappeto ricamato color rosso fuoco.
Il pavimento è fatto tutto in parquet e noto la cucina da lontano ben arredata.

«Beth il maggiordomo ti farà vedere la tua stanza e le altre.» mi informa Harry prima di dirigersi in una camera chiusa.

«Signorina Elisabeth mi segua le faccio vedere la vostra stanza.» mi richiama il maggiordomo, io lo guardo intenta ad annuire e seguirlo;
Arrivati al piano superiore noto un bagno nel grande corridoio per poi dirigermi nella mia cosiddetta nuova stanza.
Apro leggermente la bocca rivelandosi davanti a me una delle stanze più belle che abbia mai visto, al centro di essa noto un letto matrimoniale con un velo sopra rosato, un comodino posto al suo fianco di legno ed una scrivania ampia con sopra un diario, decido di prenderlo per curiosità e iniziare a leggerci sopra "questa sarà la tua valvola di sfogo Beth."
Sorrido a quelle parole prima di lasciarlo dov'era prima e andare da Harry.

Senza farmi sentire appoggio l'orecchio sulla porta della stanza che pochi minuti fa era stata occupata dal ragazzo riccio, sento una voce rauca e infastidita farsi spazio al suo interno.

«Ti avevo detto di portare tutte le nostre risorse e adesso per colpa tua Louis dovrò venire in città un'altra volta!» grida e rabbrividisco appena vedo la maniglia della porta abbassarsi. Faccio un passo indietro andando a sbattere su uno dei tanti scaffali nel salotto, Harry mi guarda confuso mettendosi in tasca il cellulare che aveva in mano.

«Beth per caso mi stavi spiando?» Mi chiede infastidito.

«No Harry.. Io volevo soltanto..» mi blocca posandomi un dito sulle labbra.

«Non mi fido ancora a lasciarti qui da sola quindi verrai con me, ma senza chiedermi niente altrimenti ti riporto in quella casa di merda dov'eri prima hai capito?»

Annuisco senza dire più nulla e seguendolo fino alla macchina, lo so che non dovrei farlo ma la curiosità di scoprire cosa mi tiene nascosto è troppo forte, quindi ho deciso di investigare meglio sia su questo che sul suo passato e non mi importa se mi scoprirà perché non voglio vivere con mille domande che mi scorrono nella testa ogni giorno sul suo conto.

«Cosa stai pensando Elisabeth?» Mi chiede il ragazzo distogliendo per un attimo il suo sguardo dalla strada.

«Niente, sono solo stanca.» mento cercando di non guardarlo negli occhi.

Un altro grammo, grazie.Where stories live. Discover now