16 capitolo

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Sento piccole gocce piovane cadere sulla mia pelle e fra i miei capelli, arrivo al molo ma sono ancora perplesso dai messaggi ricevuti dal capo del giro.
Forse è l'unica persona che mi inquieta, forse perché mi somiglia, perché come me ha un cuore ancora nascosto dietro le rocce ardenti e indistruttibili. Lo conosco sfortunatamente da quando avevo 15 anni, da quando mi ha trovato solo in un vicolo e mi ha portato con se, insegnandomi tutto quello che oggi so' sulla droga.

«Allora sei venuto.» Una voce risuona dietro alle mie spalle, appena vedo l'uomo puntare il dito contro il vetro del suo orologio da polso.

«Qualche problema?» Taglio corto per non prolungare il discorso.

«Oh sì Harry, è successa una cosa terribile.» Dice mettendomi una mano sulla spalla e dandomi due leggere pacche alla schiena, recuperando poi un accendino e una sigaretta dalla tasca posteriore, ed infilandosela infine tra le labbra.

«Dimmi pure.» Lo incoraggio sedendomi su una panchina e guardando con inutilità i miei stilavi.

«Sto cercando mia figlia, probabilmente sarà scappata qualche giorno fa con un ragazzo, ho sentito voci dire che si tratta proprio del mio gruppo.. Tu Harry, ne sai qualcosa?» Sbarro gli occhi all'istante.

Cosa? Non ci credo, il capo del mio giro ha una figlia, e sua figlia è proprio Elisabeth.
Sezionando velocemente le opzioni di una qualche risposta che dovrò per forza dare, c'è in ballo la prima opzione, quella che io ammetta tutto e gliela dia ancora nelle sue mani, in mani terribilmente sbagliate.
E poi c'è l'opzione seconda che è quella dove dico di non conoscere nessuno del mio gruppo che l'abbia fatto e nasconda tutto fino alla fine.
Ma so' per certo che dovrò combattere contro di lui per averla ancora al mio fianco, sono certo che prima o poi verrà a sapere la verità e quando lo verrà a sapere sarà la fine sia per me che per la mia Beth. Mia, la mia Beth che adesso non lo è più.
Scaccio dalla testa le mie opzioni scegliendo l'ultima, quella più difficile da affrontare.

«Mi dispiace Brian, ma non conosco proprio nessuno che abbia fatto una cosa simile.» Rispondo con tono più sicuro cercando di non crearli dubbi al riguardo.
Lui mi guarda con discrezione prima di procedere buttando la sigaretta sull'asfalto e pestandola più volte con le scarpe.

«Harry, mi sono sempre fidato di te, quindi ti chiedo solo di non tradire la mia fiducia... O sarò costretto a prendere dei provvedimenti.» Aggiunge con criterio, per poi girare i tacchi e scomparire dietro un tetro viale.

«Sei un coglione Harry, e adesso?» Maledico il giorno in cui ho portato Elisabeth con me senza pensare alle conseguenze, ma d'altronde come potevo sapere che suo padre era proprio Brian il mio capo?

Distolgo ancora una volta i pensieri che mi affliggono dalla testa, avviandomi verso la macchina e decidendo però di continuare quello che stavo per iniziare.
Mi fermo all'angolo di un benzinaio facendo rifornimento, e prendendo l'occasione della droga e dell'assenza di Beth, con un messaggio invito Rebecca a casa.

POV. ELISABETH

«Io pensavo avessi smesso di fumare!» Ammette Charlotte alzando le mani in segno di attesa.

«Oh beh, i problemi mi hanno fatto ricominciare.» Affronto la verità abbassando di poco lo sguardo.
Ma lo rialzo subito appena vedo parcheggiare la macchina e aprirsi finalmente gli sportelli, scendo con fatica per colpa dei tacchi troppo alti reggendomi meglio però con l'aiuto del mio nuovo "amico".

«Che fai stai con me sta sera?» Propone Thomas regalandomi ancora una volta uno dei suoi sorrisi più sinceri, mi piace questo ragazzo, mi piace il suo modo di fare e la sua voglia di vivere.
Non come Harry, un ragazzo solo che oscuro.

«Ma certo! È proprio quello che voglio.» Rispondo non curandomi del pregiudizio altrui.

Charlotte probabilmente saprà che convivo con Harry, ma non per questo credo si faccia strane idee.
Oggi però ho deciso solo di divertirmi, di sballarmi e non pensare più a nient'altro;
Entriamo nella grande discoteca incamminandoci subito dopo verso il bancone, mi siedo garbatamente su uno dei tavolini del piano superiore accanto a Charlotte e Thomas.

«Vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere, piccola?» Piccola, non lo sentivo da anni questo nomignolo il che mi fa strano ed imprudente.

«Una birra fredda al limone, grazie Thomas!» Lo ringrazio guardandolo andar via in mezzo alla folla accanita.
Sento una botta al lato del braccio, mi volto verso di essa ritrovandomi una smorfia al quanto strana da parte della mia amica.

«Cosa c'è?» Le chiedo scostandomi velocemente il ciuffo dal viso e portandomelo dietro l'orecchio.

«Ti piace eh?» Fa un sorrisetto scansato continuando a guardarmi soddisfatta;
Faccio una smorfia di fastidio evitandola e prendendo poi la birra fredda offerta da Thomas, sorseggio con cautela sentendo una delle mie canzoni preferite e iniziando ad oscillare il mio corpo a destra e a sinistra.

«Ti va di ballare?» Oh no, di nuovo.

«Rifiuto sempre, mi dispiace!» Ammetto ridendo per la mia ridicolezza.

«Allora cosa vuoi fare? Ubriacarti?» Afferra il concetto, torturandomi iniziando ad ordinare più birre una dopo l'altra.

Dopo quasi mezz'ora tutto inizia a girarmi e un dolore tremendo alla testa si aggiunge provocandomi ancora più ubriachezza.
Le immagini di fronte a me sono solo che appannate, le voci delle persone al mio fianco sono solo scudi come d'altronde anche la musica, alta ma nello stesso tempo bassa per le mie orecchie.
Prendo un respiro profondo immischiandomi tra la folla, prendendo con sicurezza il colletto della maglia di Thomas iniziando a baciarlo con foga.
Lo sento bloccarsi e tirarmi via dal locale con Charlotte e il suo ragazzo dietro, apre lo sportello aiutandomi ad entrare e aspettando l'occasione per palparmi il sedere.
Non dico niente al riguardo sentendomi per una volta una persona disponibile e libera, senza preoccuparmi del passato e nemmeno di quello che succederà in futuro.

«Elisabeth sei così morbida.» Lo sento irrigidirsi appena premo saldamente con la mano sul suo rigonfiamento, continuando a sentire la sua lingua muoversi a contatto con la mia.
Ma no, non voglio andare oltre, questa sera ho deciso di far quel che voglio, di essere una ragazza libera, non una che va con un ragazzo appena conosciuto.

«Charlotte, portami a casa.» La avverto non sprecando altro tempo.

POV.HARRY

Sono seduto con i gomiti solcati nel materasso del mio letto, ho la maglietta alzata a metà pancia e le labbra di Rebecca sono avvolte sulla mia lunghezza.

«Oh sì, fammi scordare di tutto ti prego.» Fremo tra un gemito e un altro provocandomi una strana tensione.
Come se quello che stessi facendo adesso sia sbagliato.
Forse per qualcuno o per qualcosa.

Un altro grammo, grazie.Where stories live. Discover now