10 capitolo

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POV. ELISABETH

Giro frettolosamente il bicchiere di birra che ho tra le dita, appena sento accanto a me una voce famigliare.

«Un altro bicchiere di birra al limone per me e la signorina.» Ordina indicandomi.
Mi volto verso di lui ritrovando Peter con un sorriso a trentadue denti quasi ubriaco quanto me da quel che vedo.

«Cosa ci fai tu qui?» Chiedo sbalordita dell'incontro inaspettato.

«Ti ho seguita, sai quel tuo amico Harry non mi sembrava un tipo tanto affidabile.» Ammette tra un sorso e un altro.
In effetti ha ragione, ma non è nemmeno giusto da parte sua seguirmi d'altronde ci siamo soltanto visti una volta oltre questa.

«Non serviva.» Dico smorzandomi la gola.
Il ragazzo fa finta di non aver sentito la mia risposta continuando a sorseggiare la sua birra, lo vedo dopo poco alzarsi e porgermi gentilmente la mano per invitarmi probabilmente in pista.

«Oh no, io non sono brava a ballare!» Dico ridacchiando con timidezza.

Senza permesso recupera subito la mia mano trascinandomi tra la folla accalcata e sudata;
Riesco a sentire la puzza di alcol e il suo corpo sempre più vicino al mio, per un attimo mi sento desiderata quando Peter appoggia le sue mani sui miei fianchi facendoli scontrare con i suoi, mi mordo il labbro inferiore avvertendo un forte mal di testa e lo noto anche dal mio corpo che non riesco più a reggere.

«Inizio a sentirmi male, possiamo uscire?» Chiedo toccandomi la fronte con il palmo della mano.
Lui annuisce prendendomi saldamente il braccio e accompagnandomi nel parcheggio del locale;
Mi appoggio con la schiena contro il muro tenendo la testa tra le mani per un eventuale vomito di birra.

«Sai dov'è il tuo amico?» Mi chiede curioso.

«No, ma nella mia borsa ho il cellulare potresti prenderlo e chiamarlo?» Rispondo indicando la borsa appoggiata su una panchina accanto a me.

«È spento.. Forse sarà scarico?» Dice mostrandomi lo schermo.
Tiro un verso di fastidio prima di prenderlo e rimetterlo dentro la borsa, scalcio le pietroline dell'asfalto rendendomi quasi ridicola.

«Beth sono le 3.00 di notte non possiamo stare qui fino a domani mattina.» Mi rimprovera facendomi vedere l'orario sul suo orologio da polso, volto gli occhi al cielo sbuffando e ammettendo che Harry non si farà sicuramente più vivo fino a domani.

«Cosa facciamo?» Chiedo aspettando ansiosa la risposta di Peter.
Non voglio essere un problema per lui.

«Puoi venire a casa mia se vuoi, ho il tuo stesso telefono quindi non ci saranno problemi per la batteria, e magari domani ti riporto qui così ti fai venire a prendere dal tuo ragazzo.»
Spiega gesticolando.

«Certo, sempre meglio di rimanere qui direi!» Ammetto prima di recuperare la borsa e seguirlo stanca fino alla macchina.

«Non ho mai fatto così tardi in vita mia.» Dico rompendo il silenzio continuando a guardare attentamente l'autostrada.

«Io non ho mai portato a casa una ragazza bella come te.» Peter cerca di cambiare discorso appena parcheggia la macchina sotto casa.
Mi blocco sentendo le sue dita premere saldamente sul mio interno coscia, provocandomi semplicemente ansia e inesperienza.

«Io non saprei cosa fare..» Ammetto coprendomi il viso con le mani.

«Tu non devi fare proprio niente Elisabeth.» Mi risponde, prendendomi il mento con un dito e alzandomelo sempre più vicino al suo.
Il calore inizia a diffondersi nel mio corpo sentendo improvvisamente le sue labbra contro le mie, e ricordo di non aver baciato più nessuno dalla quarta elementare in poi, sono completamente inesperta ma cerco di non pensarci e lasciarmi andare improvvisando.
Le sue labbra si muovono dolcemente sopra le mie e io cerco di imitare i suoi stessi movimenti con frequenza e rilevanza.
Ci stacchiamo dopo aver sbloccato gli sportelli, scendo dalla macchina seguendolo frettolosamente fino alla porta d'ingresso della piccola villa a schiera.

«Carina e confortevole.» Sussurro guardando da un posto all'altro.

«Ti va bene dormire qui?» Mi chiede indicando il divano rifornito in pochi minuti di coperta e cuscino.

«Oh certo! Grazie mille.» Lo ringrazio vedendolo scomparire tra le scale del piano superiore.

«Oh, hai il carica batterie per caso?» Chiedo con voce alta cercando di farmi sentire, dopo pochi minuti lo vedo scendere attaccandolo velocemente alla presa. Lo ringrazio decidendo poi di togliermi solamente le scarpe per non perdere altro tempo distendendomi con fatica sul grande divano.
Chissà cosa starà facendo Harry in questo momento, non dico che mi manca ma sono un po' infastidita dal suo comportamento perché anche questa volta mi ha lasciata in balia delle onde.

POV.HARRY

Sono le tre e mezza di notte e sono ancora un po' drogato, adesso che ci penso non capisco ancora perché io abbia gridato il nome di Elisabeth invece di Rebecca.
Sono appena uscito dalla stanza ed è più di un ora che la sto cercando, sono così arrabbiato con lei che potrei fare a meno anche di preoccuparmene, ma invece lo sto facendo perché ho promesso a me stesso di prendermene cura, di farla felice e di non perderla dalle mani.
Ho sbagliato a lasciarla sola tutte queste ore, con tutti questi ubriachi e adesso chissà dove sarà, chissà se starà bene ma sono ancora preoccupando non avendo ricevuto nemmeno un messaggio da parte sua, decido di chiamarla ma ricevo soltanto la segreteria.
Metto il telefono nella tasca posteriore dei jeans fermando il barista.

«Sai per caso dov'è andata la ragazza bionda con cui sono venuto qui?» Chiedo scostando i capelli lontano dagli occhi.

«Mi pare se ne sia andata via con un suo amico.» Risponde continuando a pulire i bicchieri appena lavati.

Lo ringrazio prima di riprendere il cellulare dalla tasca posteriore e richiamare con la sola speranza che questa volta risponda.

«Harry?» Tiro un sospiro di sollievo appena sento la sua voce stanca.

«Dove cazzo sei Beth?» Quasi urlo camminando avanti e dietro poco distante dalla mia macchina.

«Sono a casa di Peter, te lo ricordi il ragazzo che avevamo conosciuto in Hotel? Ero stanca quindi per la notte mi ha ospitato a casa sua.» Spiega e ricordandomi di quel coglione che voleva soltanto provarci con la mia Beth inizio a sentire la rabbia salire ancora più di prima.

«Ti vengo a prendere, dimmi la via.» Scatto aprendo lo sportello e sedendomi sul sedile del guidatore.

«No Harry, passerò la notte qui ci vedremo domani mattina» Dice prima di chiudermi la chiamata in faccia.
Perdo il controllo sferrando un pugno contro il finestrino, strizzo gli occhi per il dolore prima di sentire improvvisamente una voce squillante.

Un altro grammo, grazie.Where stories live. Discover now