~2~ Between carpets

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Nei giorni che seguirono, April apprese che l'uomo pipistrello non era il solo benefattore di Gotham City

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Nei giorni che seguirono, April apprese che l'uomo pipistrello non era il solo benefattore di Gotham City. Un giovane imprenditore miliardario sembrava cavalcare una ribalta senza precedenti. Bruce Wayne.
Filantropo e dai gusti bizzarri, questo dicevano di lui, eppure sembrava organizzare puntualmente una volta al mese un party elegantissimo nella propria tenuta solo per poter riunire i più grandi magnati, e quindi potenziali finanziatori, di Gotham.

L'ospedale era da anni generosamente finanziato dalla famiglia Wayne, lo stesso Thomas Wayne, eccellente medico e uomo d'affari, vi aveva lavorato per anni prima di morire in circostanze quanto mai sospette, qualcosa di cui nessuno aveva apparentemente voglia di parlare. Il consiglio di amministrazione aveva perciò un invito garantito ad ogni evento organizzato dall'erede di quella sfacciata fortuna, costruita sui resti della brava gente di Gotham.

Eppure il Gotham Mercy sembrava aver continuo bisogno di fondi e risorse per poter rimanere al passo con le nuove tecnologie, gentilmente fornite in concessione dalla più che ovvia Wayne Enterprises, qualcosa che ad April suonava più o meno come un buco nero per le finanze dell'ereditiere Bruce Wayne.

Quando si accorsero che al loro team di dirigenti d'impresa mancava una figura femminile che potesse addolcire il portafoglio della crema di Gotham, il dottor Heagen si prese la libertà di proporre il nome di April senza neppure consultarla.

A cose ormai fatte le disse che sarebbe stata un'occasione imperdibile, da cui la ragazza non avrebbe avuto che da imparare, che era toccato a tutte prima di lei e, in quanto nuova arrivata, le sarebbe spettato l'onore di presenziare insieme a loro alla serata di beneficenza.
Nessuno sembrò interessato a chiederle che cosa avrebbe desiderato, mettendo invece di mezzo la sua carriera, perciò, a conti fatti, si trovò costretta a eseguire quello che, più che di una proposta, aveva preso le sembianze di un ordine.

Erano anni che non aveva occasione di indossare un abito elegante, inutile dire che, a differenza dei quattro uomini che l'avevano accompagnata, la cosa la metteva leggermente a disagio. Non era mai appartenuta a quel mondo, e dubitava seriamente che vi sarebbe appartenuta dopo un party per finanziatori.

Quasi avrebbe preferito scappare, se solo i tacchi glielo avessero permesso, nel momento in cui l'auto nera li lasciò davanti alla gigantesca tenuta all'elegante periferia di Gotham. Era una costruzione angosciante e proporzionata allo stesso tempo, quasi simmetrica fra le due torri svettanti ai due lati del palazzo. Ben piazzata al suolo quasi una mano invisibile avesse scavato per poggiarvela sopra donandole quell'aria di eternità, di impenetrabilità che la colpirono. Le lunghe vetrate blasonate brillavano di mille bagliori nel buio di quella notte di un settembre gelido, impassibile.

Un giovane maggiordomo in livrea aprì l'immenso portone di quercia intagliata al loro passaggio accogliendoli in un foyer di un'eleganza stranamente composta, senza pretese, che cozzava irrimediabilmente con la fama del padrone di casa. I caminetti dovevano essere stati accesi da ore per regalare alla sala quel confortante tepore che avvolgeva la stanza in una curiosa armonia, il freddo esterno un lontano ricordo.

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now