~20~ Solomon Grundy, born on a monday

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"Solomon Grundy,Born on a Monday,Christened on Tuesday,Married on Wednesday,Took ill on Thursday,Grew worse on Friday, Died on Saturday,Buried on Sunday,That was the end,Of Solomon Grundy"

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"Solomon Grundy,
Born on a Monday,
Christened on Tuesday,
Married on Wednesday,
Took ill on Thursday,
Grew worse on Friday,
Died on Saturday,
Buried on Sunday,
That was the end,
Of Solomon Grundy".


Giovedì.

Un giovedì simile a molti altri. Luce che svanisce oltre la linea dei grattacieli, si immerge nel fluido cristallino delle superfici levigate e lustre, danza con le ombre che si innalzano polverose dal cemento umido, dense come sabbia.

Il freddo pungente striscia sotto le porte, si dirama con la volontà di una pianta infestante oltre soglie sbarrate, morde le caviglie nude, penetra i calzini di lana.

Un giovedì senza pioggia, in cui la notte è sbocciata tranquilla. Dovrebbe avere l'odore di pini lontani spazzati dal vento, l'aroma salmastro del fiume che abbraccia il mare, gas di scarico che si deposita come una coperta sulla routine congelata.

Invece il puzzo di ferro è nauseante. Colpisce la bocca dello stomaco con la violenza di un conato, si attacca indelebile ai recettori, risale le vie nervose fino agli spazi più reconditi della scatola cranica.

Il gocciolare non somiglia a quello dell'acqua. Nel silenzio rimbomba, si fa denso come colla, un suono lunghissimo, indimenticabile.

Bruce guardò la carneficina con occhi vuoti, quasi fosse stata la prima. I corpi straziati disposti fra le pareti vischiose in una sgraziata geometria. Il ticchettio di sangue sul pavimento di lurido linoleum a sovrapporsi inquietante ai battiti pesanti fra le coste ancora doloranti dall'ultimo scontro.

- Non puoi essere ovunque. -

La voce sfinita di James Gordon suonò come uno strappo nell'aria densa, spettrale. Si frantumò come un riverbero mal trasmesso nel ventre funereo del negozio.

Invece avrebbe dovuto.

Avrebbe dovuto captare un'avvisaglia, un segnale, avrebbe dovuto intuirlo. Intuire che alla "Campbell Calendar Company" si stava consumando un orrore ingiustificato.

Sentì le spalle pesanti, quasi il peso del mantello le stesse schiacciando, si chiese se si stesse accartocciando davvero sotto il macigno di quella sconfitta, se anche i poliziotti presenti nella stanza sentissero quel rombo di fiume in piena nelle sue orecchie.

Non aveva bisogno di comprensione, non erano altrui gli occhi che lo giudicavano nello specchio. Si sentì improvvisamente stanco, sfinito, troppo stiracchiato per tener testa a quel gioco al massacro, ma il cervello lavorava ancora al ritmo di una locomotiva impazzita.

Le pagine strappate di centinaia di calendari tappezzavano il pavimento umido, denso. Non aveva più bisogno di chiedersi chi ci fosse dietro quegli omicidi.

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now