~5~ Founders lounge

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April, suo malgrado, non aveva avuto un attimo di pace dal giorno in cui era tornata dal party alla tenuta Wayne

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April, suo malgrado, non aveva avuto un attimo di pace dal giorno in cui era tornata dal party alla tenuta Wayne.

Samantha e Nadine, nonostante avessero già avuto a che fare con eventi del genere, per amore del pettegolezzo avevano preteso una minuziosa descrizione di tutto ciò a cui la ragazza aveva assistito all'interno della favolosa abitazione di uno degli scapoli più ricchi e ambiti della città. Non riuscirono tuttavia a strapparle più di un sommario resoconto sul tenore generale della serata e sul suo incontro con Bruce Wayne.

Già per natura non incline a raccontare molto di sé, tantomeno abituata a regalare i propri pensieri più intimi a chicchessia, la ragazza non soddisfò mai la loro curiosità in materia. Convinta, per di più, che ciò che era avvenuto fra lei e il bizzarro miliardario avrebbe fatto bene a rimanere nel lungo corridoio tappezzato di arazzi, lontano da orecchie indiscrete.

Era accaduto qualcosa fra loro quella notte, d'incerto forse, ma qualcosa che, per quanto oscurato dall'ombra di un'infantile menzogna, a stento aveva voluto lasciare il suo cuore nei giorni che seguirono. Non avrebbe neppure ceduto alla facile tentazione di strappare qualche informazione sul bugiardo padrone di casa Wayne dai giornaletti scandalistici che affollavano le sale d'attesa dell'ospedale, sicura che non avrebbero saputo raccontarle di più di quel momento d'intimità che l'uomo le aveva mostrato lontano dal pubblico.

L'unico modo che conosceva per mettere a tacere la coscienza era concentrarsi sul lavoro, tenendo la mente ben lontana da qualcosa di così fragile che, con tutta probabilità, non aveva avuto per Bruce Wayne lo stesso significato che April gli aveva attribuito nei suoi pensieri.

Così i giorni cominciarono a scorrere via più facilmente. Nelle serate libere continuava a farsi coinvolgere dalle colleghe, uscivano assieme tre o quattro volte a settimana, sperimentando locali e piccoli ristoranti nei quartieri più moderni di Gotham. Aveva instaurato ormai un buon rapporto con loro, tanto da considerarle piuttosto intime amiche, eppure continuava a mentire nelle brevi telefonate scambiate con sua nonna. Per tranquillizzarla le diceva di essere felice, di essersi ambientata nella nuova città e in un certo senso era vero, eppure una parte di sé, quella che per anni le era rimasta in agguato nel cuore dopo la morte di suo padre, continuava a trascinarla irrimediabilmente in una nota spirale di pensieri. Non aveva importanza quanto si allontanasse da Boston.

Poteva illudersi di condurre una vita piuttosto normale, ma non c'era uscita dalla prigione che si era costruita con il proprio dolore. Il rimorso la teneva incatenata in un passato che odorava di silenzio e di ricordi stagnanti. Un passato che le calzava così stretto da non farla respirare, da cui non poteva liberarsi.

Razionalmente era certa che suo padre non avrebbe voluto questo per lei, avrebbe preferito saperla felice, serena, libera dal peso della sua morte, ma d'altra parte suo padre non aveva più occhi per vedere, né orecchie per sentire ed April rimaneva lì, in quella palude di ricordi da cui non aveva più la forza, né la volontà di scappare.

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now