~4~ What's on the inside

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Nonostante dopo la morte di Joker il sottobosco criminale di Gotham fosse caduto in una strana quiete, forse semplicemente in attesa che la piramide del potere si riorganizzasse, Bruce non riusciva a rassegnarsi a quella stasi più che mai sospetta

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Nonostante dopo la morte di Joker il sottobosco criminale di Gotham fosse caduto in una strana quiete, forse semplicemente in attesa che la piramide del potere si riorganizzasse, Bruce non riusciva a rassegnarsi a quella stasi più che mai sospetta. Il suo istinto gridava al lupo, un istinto che raramente lo aveva portato a un vicolo cieco. 

Per questo continuava a pattugliare le strade, notte dopo notte, ossessivamente. Avrebbe osservato, acquattato nell'ombra. A volte persino invano. Eppure sapeva quanto importante fosse mantenere un livello costante di terrore persino nei pesci più piccoli della malavita annidata nei peggiori bassifondi, per assicurarsi che nessuno credesse Gotham terreno fertile per nuovi, sordidi affari.

Come i precedenti, i due giorni che seguirono il party Bruce li trascorse nella caverna, senza alcun contatto col mondo esterno che non fosse Alfred, Tim o con indosso l'armatura. Vagliare il computer in cerca di indizi, correlazioni e piste fredde in qualche modo lo tranquillizzava, riusciva a restituirgli quell'illusione di controllo sugli eventi che sempre più spesso negli ultimi tempi era sembrata sfuggirgli.

Eppure si sorprese fin troppo spesso a mettere da parte il proprio lavoro per concentrarsi sul pensiero di lei e più di una volta fu quasi sul punto di cedere alla tentazione di cercare informazioni sulla ragazza. Con quello che era in ballo al momento nella sua vita, non si sarebbe concesso tanto facilmente una simile sciocchezza come lasciare che un capriccio prendesse il sopravvento sui propri doveri, quindi, ogni qual volta la curiosità si faceva strada fra i suoi pensieri, metteva a tacere la coscienza con la stessa disciplina con cui avrebbe affrontato un caso aperto.

Quella continua indecisione era diventata una lenta tortura, una volontaria agonia che riuscì a spezzare solo il terzo giorno, dopo una meticolosa analisi del loro primo incontro. La pace scese sui suoi pensieri solamente quando si convinse che sarebbe stato necessario sapere qualcosa di più su di lei, prima di cercarla per definire i termini del finanziamento all'ospedale.

Così, dal suo contratto d'impiego e dal curriculum con cui era stata assunta al Gotham Mercy, Bruce risalì come aveva fatto infinite altre volte fino alla cartella medica e al certificato di nascita, ricostruendo l'intera vita della ragazza fino al suo trasferimento a Gotham. Una volta di fronte a tutte quelle informazioni, mentre le pagine si aprivano una ad una sullo schermo azzurrino, quasi si pentì di averle cercate. Con che diritto stava curiosando nella sua vita come avrebbe fatto per un ricercato qualunque?

- Padron Bruce? - la voce distante di Alfred interruppe bruscamente il filo dei suoi pensieri e, di nuovo, Bruce si accorse di aver saltato la cena per lavorare al computer della caverna.

- Sono qui, Alfred. - chiosò di rimando, lasciandosi andare allo schienale perfettamente sagomato della sedia che si piegò abbastanza da regalargli la visuale del maggiordomo brizzolato in elegante abito scuro nonostante l'ora tarda, abitudine che non aveva perso nei lunghi anni in cui gli era rimasto accanto.

L'uomo arrivò a passi lenti risalendo con calma gli scalini in ferro che separavano le enormi pedane su cui si snodava l'intera caverna e, per un lungo istante, Bruce non poté che sentirsi in colpa, costringendolo ogni giorno a quel continuo andare e venire.

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now