~18~ Heart issues 1

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La paura è un cannibale

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La paura è un cannibale.

Si nutre di se stessa senza esitazione, insaziabile, inesorabile. Venirne divorati è questione di un attimo, abbassare la guardia, lasciare un punto scoperto. È sufficiente un battito di ciglia per rimanere intrappolati in questa spirale senza fine. Provare paura per nutrire la paura.

Ti entra dentro, invade i polmoni, s'impossessa di qualsiasi pensiero sensato finché del coraggio non rimane più nulla. E' facile annegare nel mare calmo della sua inesorabile potenza, abbandonare ogni appiglio per lasciarsi andare alle acque gelide del terrore.

La paura era merce di scambio preziosa a Gotham. Non si nascondeva solo negli anfratti più bui, nello squallore di una periferia dimenticata, ma nelle strade affollate, fra i grattacieli più imponenti e nei locali ben frequentati. Non era un segreto che in quella moneta si potesse commerciare, quanto potere si annidasse dietro azioni apparentemente di poco conto. Gotham era una scacchiera in costante mutamento, una polveriera in equilibrio instabile sullo stallo precario dell'apparenza. Sarebbe bastato un niente ad accendere la miccia, un paio di labbra guidate da bieche intenzioni a soffiare su una caldera già in ebollizione.

L'aria era già satura. Lo si poteva avvertire nella brezza densa della sera, nella condensa lattiginosa che si appiccicava impertinente ai cappotti, imperlando i capelli, velando l'asfalto tetro nei pressi della metropolitana. Guardando il manto pece stiracchiarsi fra i grattacieli e la pensilina, April non poté che ricordare l'ottobre innevato di Boston. I tetti ricoperti di una densa coltre bianca, la bruma perenne intorno ai comignoli accesi, l'orizzonte arancione rimbalzare sui mattoni sbiaditi. Si chiese se sarebbe mai successo a Gotham, se l'umidità incessante avrebbe mai ceduto il passo alla coperta gelida e soffice dei suoi ricordi.

Dal fondo della lurida scalinata in ferro della pensilina, avvertì lo sferragliare del treno in arrivo come un rombo stonato fin nelle suole delle scarpe bagnate. Forse sarebbe riuscita a salire al volo se avesse percorso gli scalini d'un fiato senza respirare, si sarebbe strizzata fra le porte in chiusura e sarebbe riuscita a trovare posto a sedere evitando la calca dell'ora di cena, ma un grido strozzato a pochi metri dal marciapiede la scosse.

- Aiuto! Un medico! -

Dalla bruma leggera che oscurava l'angolo cieco oltre la pensilina, emerse una donna trafelata in berretto nero e cappuccio grigio, interrompendo di fronte alla ragazza la corsa sgraziata di chi è troppo spaventato per riprendere fiato. Il respiro affannoso si trasformava in condensa in grandi sbuffi attraverso la bocca sdentata, gli occhi stralunati conficcati nei suoi oltre un velo di cieco terrore.

- Che succede? - le chiese April di rimando, senza concentrarsi troppo sull'odore penetrante di sporco che emanava dagli abiti anneriti persino in quella brezza pungente.

Seppur sconvolta, la donna continuò a guardarsi intorno, forse in cerca di un appiglio più concreto della ragazza mingherlina conficcata nel pesante cappotto grigio che aveva di fronte.

Batman: The city of rainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora