~7~ He'll be here soon

871 99 50
                                    

- E' qui

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

- E' qui. Non ci credo, è venuto davvero. -

Forse avrebbe voluto rimanere serio, invece una risatina nervosa gli scappò dalla gola in un curioso verso gutturale. Bruce si accostò al ragazzo, appena ventenne, che armeggiava sulla console dell'enorme computer come faceva ormai da settimane.

- Devi andare, Tim. Adesso ci penso io. -

Suonò più come un ordine, che un consiglio di prendersi qualche minuto di riposo dalla sfiancante attività con cui lo teneva impegnato da troppo tempo. Sapeva quanto la odiasse, quanto avrebbe preferito trovarsi insieme a lui nelle lunghe nottate in strada, a sputare sangue e sudore, strappandosi qualche muscolo di troppo, ma con la sensazione di aver fatto davvero qualcosa.

Un tempo era stato come lui, si sarebbe spaccato la schiena pur di fare la differenza là fuori, una differenza che scorticava le nocche e faceva ribollire il sangue di morbosa esaltazione. Una cosa a cui si faceva l'abitudine fin troppo presto.

- Se pensi di avere tutto sotto controllo ... - azzardò Robin senza il coraggio di finire la frase, gli occhi azzurri che seguivano attentamente la lenta discesa dell'elicottero sulla sgangherata pista d'atterraggio dei Panessa Studios.

Non gli rispose e Tim non aspettò che lo facesse, ormai lo conosceva abbastanza da capire quando un discorso era chiuso. Riaggiustò la mascherina nera sul naso per non rischiare avvistamenti indesiderati e si avviò verso l'uscita di quello che, in un tempo non troppo remoto, era stato il salone principale di uno degli studi cinematografici più importanti della costa.

Con la coda dell'occhio Bruce captò il giallo della fodera interna del mantello baluginare per un istante ancora all'angolo del suo campo visivo, come se Tim avesse esitato prima di sparire in uno dei corridoi che collegavano il salone agli studi. Un istante di troppo e il momento era già passato, qualunque fossero state le sue rimostranze morirono nel silenzio assordante che li separava.

Prima che potesse riflettere più a fondo sulla piega infelice che aveva preso il loro rapporto negli ultimi tempi, una piega che purtroppo portava il suo nome stampato a lettere cubitali, l'ascensore si azionò cigolando alle sue spalle in un tonfo di cardini mal oliati.

Spense il computer, nascondendo dettagli che ancora non era pronto a rivelare a chiunque stesse per attraversare la pedana circolare che ronzava sotto i suoi piedi nell'oscurità azzurrina. Si accostò all'entrata, lontano dalla luce, più per abitudine che per reale necessità, e attese.

Jim Gordon aveva un vizio. Un vizio con il potere di minare pericolosamente la pazienza di chi aveva intorno. Tamburellava con le dita. Sulla scrivania, sul mento, sulle gambe, nelle tasche della giacca, in un tic nervoso che spesso lo alienava dalla realtà permettendogli di pensare.

Lo faceva quando qualcosa non andava. Quando annusava qualcosa di losco, quando i pezzi non si incastravano perfettamente e adesso ... diavolo, adesso non sapeva nemmeno più se stava guardando un puzzle.

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now