~11~ The one side of a medal

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- Padron Bruce, temo che svegliarsi alle tre del pomeriggio sia troppo tardi persino per un giovane miliardario

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- Padron Bruce, temo che svegliarsi alle tre del pomeriggio sia troppo tardi persino per un giovane miliardario. -

La voce pungente di Alfred interruppe il suo sonno all'improvviso, in modo piuttosto dissonante rispetto al vuoto senza sogni in cui era caduto addormentandosi.

L'ambiente odorava di caffè e le braci ancora accese nel caminetto impregnavano l'aria di un vago aroma di pino, ma qualcos'altro si mescolava pungente alle sue narici premute sul cuscino. Sangue, doveva essere sangue.

Bruce aprì lentamente gli occhi blu, accecati dal sole pomeridiano, su una stanza che per poco non riconobbe, data la sua recente quasi totale permanenza nella caverna. I muscoli gli dolevano tutti, come se avesse corso una maratona in quelle poche, sfuggenti ore di reale riposo, dopo giorni di pattuglie notturne.

- Caustico come sempre, vedo. - biascicò tirandosi su a fatica fra le lenzuola disfatte, appena sporche di sangue rappreso.

Non lo degnò di una risposta, anni al suo fianco gli avevano regalato la saggezza necessaria a non cedere alle provocazioni di un malconcio vigilante in riposo.

Lo guardò abbandonare il vassoio con la colazione e l'occorrente per medicazioni sul comodino in ciliegio intarsiato, gli occhi azzurri che cercavano i suoi sotto le sopracciglia aggrottate.

- Pare che Batman sia di nuovo in prima pagina. - osservò cautamente, srotolando il giornale che ogni mattina piegava con cura e riponeva accanto alla tazza di caffè bollente.

Bruce non aveva certo bisogno di leggere per sapere come Batman aveva contribuito a sventare l'attentato al Gotham Mercy, avvenuto quasi tre giorni prima. Né aveva bisogno di un promemoria sul buco nero in cui sembravano essere cadute tutte le piste che aveva battuto per cercare il responsabile.

Non un nome, né una traccia in tre notti. Era un fantasma ad aver orchestrato quella complessa dimostrazione di forza.

- Già. - rispose atono, grattandosi distrattamente la barba ispida. Sapeva benissimo dove Alfred aveva intenzione di condurre quel discorso, ma non aveva alcuna voglia di parlarne.

Si alzò in piedi, ignorando il caffè ed il pane tostato, per cercare di scaldare i muscoli dolenti e intorpiditi, di sbloccare le articolazioni ormai fredde.

Un brivido involontario gli attraversò la spina dorsale, quando alle sue orecchie arrivò il sordo cling della boccetta di disinfettante appena aperta.

- Ha telefonato alla signorina? Sono sicuro che si sarà presa un bello spavento dopo tutto ciò che le è capitato. - insinuò Alfred con una casualità che non si addiceva alla sua intelligenza, strappando a Bruce solo un breve sospiro.

Non era più lui a condurre quella conversazione, ma l'uomo che ora lo guardava impietosamente fare flessioni alla velocità di un forsennato sul pavimento gelido pur di non rispondere.

- Sta bene. -

- Allora l'ha vista, signore? -

Doveva rendergliene merito. Sembrò quasi stupito, mentre impregnava distrattamente un batuffolo di cotone del liquido scuro nella temuta boccetta. Gli anni lo avevano reso di certo un attore migliore di quanto non avesse creduto.

- Sì, e non è andata come credi. Mi ha chiesto di sparire dalla sua vita. - si accigliò Bruce, rialzandosi in piedi per accostarsi alla grande finestra blasonata all'altro capo della stanza.

Al di là del vetro umido di bruma, il paesaggio si stava già spegnendo sotto i colpi incessanti di quel gelido autunno. Guardando le foglie smorte turbinare sul lungo viale d'accesso, in balia di un vento bizzoso, era facile dimenticare il tepore interno dell'ambiente.

Abituato com'era alla pioggia notturna, fitta e penetrante come chiodi sull'armatura, il freddo ormai era diventato una parte di lui. Se lo sentiva nelle ossa, sotto la pelle, aveva scavato un tunnel fino al suo cuore dove si era impastato indissolubilmente al rimorso che gli cresceva dentro.

Non esistevano braci accese abbastanza a lungo da strapparlo a quel senso di solitudine.

Il dolore pungente alla spalla interruppe il filo dei suoi pensieri, serrandogli le mascelle in uno schiocco sordo.

- Lo sai che fa male, vero? - abbaiò eloquente all'uomo alle proprie spalle, rabbrividendo al tocco inaspettato del cotone impregnato di disinfettante sulla ferita alla schiena che, solo la notte precedente, Alfred lo aveva aiutato a ricucire.

- Certo che sì. Mi perdoni, signore, ma mi pare di capire che la signorina abbia chiesto a Batman di ... sparire. Non a Bruce Wayne. - lo rimproverò con quella colpevole dolcezza che Bruce aveva imparato a conoscere dopo tanti anni, ma alla quale non aveva mai saputo come sottrarsi.

Era perfettamente consapevole di quanto di più sensato ci fosse in quelle parole, lo aveva sempre saputo, eppure aveva permesso che la paura prendesse il sopravvento, tagliandola fuori.

- Non posso ... - sospirò a denti stretti, lasciando che il dolore occupasse anche solo per un attimo la sua mente, che lo costringesse a lasciarsi andare.

- Se non ora, quando? Anche lei ha diritto ad essere felice, padron Bruce. Non la lasci andar via, per una promessa fatta ventisette anni fa. L'ha mantenuta più a lungo di quanto non avrebbe fatto una qualunque persona sana di mente. - ribatté piano, senza perdere la calma.

- Batman ha fatto la differenza. La notte è più sicura ... è più sicuro per le famiglie passeggiare in strada, è più sicuro tornare a casa. -

Era stato Batman a riportarla sana e salva su quel tetto, per quanto ne fosse rimasta terrorizzata. Non sarebbe bastato un suo rifiuto a farlo desistere dalle proprie convinzioni.

- Questa è solo una faccia della medaglia, padron Bruce. So cosa la trattiene, ma credo che lei abbia già reso fieri i suoi genitori mille volte tanto. Forse è il momento di rendere fiero se stesso. -

Avrebbe voluto accontentarlo, poter mettere da parte il proprio rimorso, ma non faceva parte di lui e temeva che non lo avrebbe mai fatto.

In tutti quegli anni essere felice non era mai rientrato nelle possibilità che Bruce si era concesso. Il lusso di amare, essere amato, avere una famiglia non si addicevano all'uomo che era diventato. Si era scelto una gabbia ed in quella gabbia era vissuto per trentasei anni, senza mai voltarsi indietro.

Aveva un debito nei confronti di suo padre, di se stesso, un debito che non aveva mai smesso di nutrirsi della sua rabbia, del suo rimpianto e con essi era cresciuto, fino a togliergli ogni cosa.

Senza degnarlo di una risposta, si diresse verso lo scrittoio in mogano che era appartenuto a suo padre prima di lui, afferrò una penna e della carta intestata su cui scrisse solo poche righe.

- Mandale dei fiori ... con questo. - gracchiò porgendogli il biglietto chiuso, che Alfred prese fra le dita curando attentamente di non incontrare il suo sguardo.

- Come desidera. -

Batman: The city of rainWhere stories live. Discover now