Harry

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La nave stava oltrepassando lo stretto: tutti erano rimasti allibiti all'assistere alla scena tra Ercole e Percy.

"PERCY GLI HA APPENA TIRATO UN PUGNO" poteva benissimo essere il riassunto di tutti i pensieri di Harry che gli occupavano la mente e non gli permettevano di pensare ad altro.

Ora il semidio se ne stava in disparte, con un blocco di ghiaccio sulla mano a guardare il mare: lo sguardo perso, la mente lontana a pensare a chissà cosa.

Annabeth aveva provato a parlagli, ma lui si era rifiutato di rispondere alle domande della ragazza e, nonostante la rabbia che gli ribolliva nel sangue, le aveva chiesto con tutta la dolcezza e l'autocontrollo che aveva in corpo se poteva lasciarlo solo.

Harry non sapeva chi fosse questa Zoe, ma se Percy si era spinto al punto da sfidare un dio(che a quanto pare non era la prima volta che faceva), allora voleva dire che era stata veramente importante per lui: i suoi occhi si erano accesi di una tristezza quasi in grado di poter spegnere il mondo quando aveva pronunciato il suo nome.

Harry gli avrebbe voluto chiedere di tutte le sue avventure, ma il figlio di Poseidone non gli rivolgeva più la parola da quando lui, da completo idiota, aveva creduto a Luke.

Ripensando alla vera versione di come erano andate le cose quel giorno, il mago non poteva far altro che pensare a quanto avrebbe voluto prendersi a pungi fino a sanguinare; il quel momento avrebbe tanto voluto che con lui ci fosse Ginny, lei avrebbe trovato un modo per farlo ragionare e farlo riavvicinare a Percy.

Ma lei non c'era: era ad Hogwarts al sicuro da tutto questo, o almeno così sperava, il suo viso dolce che si piegava per baciarlo tutti i giorni erano l'unica cosa che riusciva a fargli prendere sonno e lo calmava quando si svegliava dagli incubi.

Il mago si risvegliò dai suoi pensieri quando un boato lacerò il silenzio, tutti i ragazzi si diressero verso il ponte, da cui proveniva il suono: un uomo se ne stava sul ponte ad osservare i ragazzi.

Aveva dei folti e riccioluti capelli neri come la pece che teneva raccolti all'indietro da chissà quale gel di ottima qualità; il viso era marcato da lineamenti rigidi e il mento era coperto da un lieve accenno di barba dello stesso colore dei capelli; gli occhi erano la cosa più bella, erano di un azzurro intenso, come il cielo in una giornata d'estate, e allo stesso tempo sembravano dello stesso colore del cielo tormentato dai tuoni e dalle nuvole scure, Harry per un momento pensò di vedere delle saette che guizzavano nello sguardo dell'uomo, ma probabilmente se l'era solo immaginato.

"beh..?" fece l'uomo allargando le braccia muscolose e possenti "non mi salutate?"

Improvvisamente Jason si inchinò seguito da tutti gli altri semidei, tutti tranne Percy che se ne stava in piedi con un'espressione che era un misto tra "sto per vomitare" e "adesso ti uccido".

I maghi si inchinarono a loro volta, anche se non sapevano il perché di quell'azione: da quanto Harry ricordava, le persone non si salutavano inchinandosi da decenni ormai, ma forse per i semidei era diverso...Impossibile, non erano i tipi da inchinarsi e subito dopo imprecare per un improvviso cambio di rotta della nave, non sembrava molto coerente.

"padre" disse Jason ancora piegato e il capo rivolto verso il basso.

"divino Zeus" dissero gli altri semidei.

Zeus? Harry se lo immaginava come nei libri di mitologia: un uomo dalla folta barba che indossava una tunica dalla seta bianca che gli avvolgeva il corpo e una luce dorata che gli illuminava il capo...Invece assomigliava più che altro ad un avvocato di successo in vacanza che non rinuncia ad indossare la sua cravatta e non rifiuta la chiamata da un cliente.

magic of demigodsWhere stories live. Discover now