Grover

1.1K 66 6
                                    

Nonostante la sparizione dei ragazzi, la nave continuava imperterrita a solcare il mare in direzione di Pisa.

Grover se ne stava seduto nel "salottino" arredato da Hazel a pensare: dove saranno gli altri e perché nessun mostro ci ha ancora attaccato? Avrebbe tanto voluto avere una risposta a quelle domande.

Gli altri sembravano molto preoccupati: Leo, nonostante fosse al timone da più di tre ore, si ostinava a stare lì, stanco morto; Piper tentava di vedere qualcosa attraverso il suo pugnale, anche se l'unica cosa che appariva era il suo riflesso nella lucente lama argentata; Hazel e Frank se ne stavano per conto loro, Hazel era davvero tanto preoccupata e il mal di mare non la aiutava; i maghi parlavano tra loro a bassa voce, discutendo di chissà cosa e poi c'era Annabeth: la ragazza se ne stava a prua, nel posto dove solitamente stava Percy, ad osservare il mare.

Grover non voleva che la ragazza stesse male, si ricordava il periodo in cui il suo ragazzo, non che suo migliore amico, era scomparso per ben 9 mesi.

Annabeth occupava le sue ore a cercarlo e la notte piangeva nel sonno, urlava per gli incubi da far svegliare tutti i suoi fratelli e sorelle della casa; Percy era stato ed è la sua salvezza, la sua casa, senza di lui non sarebbe mai stata la stessa.

Una voce interruppe la cascata di pensieri del satiro; si girò per vedere chi avesse parlato ma la voce non sembrava provenire da nessuno.

"perfetto" pensò il ragazzo "ora sono pure pazzo"

La voce lo chiamò nuovamente, finchè non divenne un continuo ripetersi del suo nome, che rimbombava, Grover capì solo a quel punto da dove proveniva: dalla sua mente.

"Grover ci sei?" disse la voce.

Il satiro capì, una scarica di felicità e di adrenalina gli attraversò il corpo, portandolo ad alzarsi in piedi "Percy" esclamò.

Tutti i ragazzi si girarono a guardarlo straniti, Piper si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla "Grover stai bene?" gli chiese.

"Sì, no, cioè sì" disse il ragazzo su di giri "riesco a parlare con Percy, il collegamento empatico c'è ancora e credo che lui lo stia usando per comunicare con noi"

Gli occhi di Annabeth, la quale si era avvicinata al satiro appena aveva sentito il nome del suo ragazzo, si illuminarono a quelle parole e, con un gesto della mano, disse "beh dai parlagli"

A quel punto Grover disse nella sua mente "Percy ci sei?"

Non sentì niente, poi la sua voce gli rimbombò nella testa "miei dei Grover, è bello sentirti amico"

"anche per me, ora, dove siete?"

Nessuna risposta.

"cosa ti sta dicendo?" chiese Piper ansiosa

"non lo so" disse lui "non riesco più a sentirlo"

Poi Percy parlò, come se ci fosse stata un'interferenza "non lo so, io, Jason e Nico siamo rinchiusi in una cella"

"sono rinchiusi da qualche parte, ma sembrano stare bene" disse.

A quelle parole i ragazzi tirarono un respiro di sollievo: nonostante non avessero idea di dove i ragazzi si trovassero, sapere che stavano bene era già un punto a loro favore.

"Grover ascoltami bene, non so quanto tempo abbiamo" disse Percy, che dal tono di voce fece capire al satiro la gravità della situazione.

Forse mezzo punto a favore.

"siete in pericolo, Luke domani notte ruberà le armi dei tre pezzi grossi e vuole farcele usare"

Molto probabilmente Grover assunse un'espressione veramente spaventata, poiché i ragazzi lo guardarono come se si fosse appena trasformato in un drago "cosa sta dicendo?" chiese Annabeth, la quale stringeva le mani al petto con fare nervoso.

"niente di buono" disse lui con un filo di voce.

"non penserete di usarle vero?" disse il satiro con il pensiero.

"dobbiamo, Luke minaccia di distruggere la vostra nave se non lo faremo, Grover devi capire dove siamo, dovete venirci a prendere"

"ma, ma...Io non so se ci riesco"

"io credo in te, okay? Sei il mio migliore amico e so che puoi farcela, ora devo andare"

A quelle parole il satiro si sentì così solo da spaventarsi; non voleva interrompere il contatto con Percy, aveva così tanta paura di non rivederlo, senza il suo migliore amico non sapeva chi essere e non voleva neanche saperlo.

"di a Piper che Jason sta bene e lo stesso vale per Nico ad Hazel" il semidio fece un respiro "di ad Annabeth che la amo e che tornerò da lei, puoi farcela amico"

Grover non lo sentì più, e qualcosa dentro di lui se ne andò, come se l'interruzione del contatto avesse portato via un pezzo di lui; tutti lo guardavano "beh?" chiese Hazel.

Il ragazzo raccontò quello che Percy gli aveva detto.

Quando disse le ultime frasi, Piper si commosse e venne presto consolata da Annabeth che aveva anche lei gli occhi lucidi.

"Grover devi scoprire dove sono" disse Piper, la voce era stanca, ma allo stesso tempo speranzosa "ti prego"

Il ragazzo capì che doveva farlo: per i suoi amici, per Percy, per il mondo e per se stesso, doveva dimostrare a se stesso di valere, di potercela fare.

Si concentrò sulla voce di Percy, sul modo in cui gli aveva parlato prima, sul suo tono grave; ma niente, non riusciva a vedere niente, soltanto il buio più totale.

Non ci riesco..." disse lui sconsolato, era così arrabbiato, doveva, voleva vedere.

A quel punto Annabeth lo prese per mano e accennando un sorriso, disse "sì che ce la fai, Percy è il tuo migliore amico, lui crede in te"

Annabeth aveva ragione, poteva farcela, ma come?

Si concentrò nuovamente, la testa gli pulsava per lo sforzo e le orecchie gli fischiavano...Quando improvvisamente vide una stanza: la visione era sfocata, i ragazzi si trovavano in una cella nera, fuori c'era un lungo corridoio scuro che terminava con una rampa di scale, Grover si concentrò per salire le scale, da cui proveniva una luce fievole.

Salendo, una luce abbagliante lo accecò: ora si trovava in un'ampia stanza con finestre adornate da tende sofisticate e quadri rappresentanti soggetti diversi; si sforzò per guardare fuori, si spinse avanti e osservò fuori.

Delle persone passeggiavano tranquillamente, mentre altre facevano delle foto, altre ridevano: indossavano tutti dei cappotti dai colori e lunghezze diversi; alcuni stavano in gruppo, seguendo figure con in mano bandierine o cartelli, altre invece, giravano con gruppi di amici o con la famiglia.

Grover si guardò in giro per trovare qualcosa che gli facesse riconoscere il luogo quando, ad un certo punto, vide una grossa torre, alta e imponente che dominava la piazza.

Il satiro finalmente capì dove si trovavano i ragazzi: "ci sono" disse esultando.

"dove sono?" chiese Hazel impaziente.

"sotto la torre di Pisa"

SPAZIO SCRITTRICI

Buon salve!

Allora, siamo in montagna e visto che domani andremo in gita postiamo oggi il capitolo.

Ne approfittiamo per augurarvi buone vacanze e buona Pasqua!

So, hope you enjoy the story and goodbye

SERENA&SOFIA

magic of demigodsWhere stories live. Discover now