Jason

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Ormai era mattina presto, i ragazzi non avevano passato una bella nottata: il caldo, l'umidità e soprattutto la situazione, non gli avevano permesso di dormire o almeno di non trasalire ogni qualvolta che sentivano un rumore.

Il telchino che aveva fatto la guardia quella notte se ne era appena andato dopo aver lasciato ai ragazzi qualcosa da mangiare: un po' di pane secco e acqua.

Aveva fatto una smorfia e, dopo aver lanciato no sguardo truce ai semidei, se ne era andato, risalendo le imponenti scali situate alla fine del corridoio.

"pane e acqua?" disse Nico prendendo in mano il cibo che assomigliava di più ad un pezzo di legno rinsecchito "seriamente?"

Il mostro non gli rispose, troppo impegnato a sgattaiolare via da quel luogo umido e buio.

Jason non aveva fatto altro che pensare a Piper: gli mancava così tanto e aveva paura di cosa potesse esser successo nel viaggio che stavano affrontando, il mar mediterraneo non era un luogo sicuro e senza Percy erano ancora più in svantaggio.

Un presentimento per niente positivo lo tormentava da quanto Luke li aveva minacciati, dicendo che avrebbe potuto distruggere la nave dei suoi amici.

Percy e Nico lo avevano assicurato nella durata della notte, dicendo che i ragazzi erano in grado di difendersi da soli, ma il figlio di Giove non ne era così sicuro: aveva paura, paura allo stato puro.

"secondo voi i ragazzi sono stati attaccati?" disse Jason sovrappensiero, sapeva benissimo come gli avrebbero risposto, ma lui voleva chiederlo lo stesso per sentirselo ridire.

Percy, che fino a quel momento se ne era stato in disparte con la schiena appoggiata al muro, disse "non lo so...Anche se fosse ce la faranno"

Jason lo guardò dritto negli occhi, i ragazzi si capirono all'istante: entrambi erano preoccupati per i loro amici e per le loro ragazze e avevano bisogno di farsi forza a vicenda.

Avevano bisogno di credere che stessero bene, altrimenti il pensiero che qualcuno potesse essere ferito, o peggio, li avrebbe uccisi; dovevano rimanere concentrati sui loro obbiettivi, il loro piano era estremamente pericoloso e anche una minima distrazione avrebbe fatto saltare tutto.

"grazie" disse lui accennando un sorriso.

"scusate..." intervenne Nico "ma dobbiamo veramente aspettare fino a sta sera per agire?"

"se vogliamo avere qualche possibilità di riuscita, sì" rispose Jason.

"la pazienza è la virtù dei forti" recitò Percy tra sé e sé lanciando un sassolino contro le sbarre della porta.

"cosa?" chiese Jason che non stava prestando particolarmente attenzione a quello che i ragazzi stavano dicendo.

"niente, una citazione di Shakespeare mi sembra" rispose lui tranquillamente mentre osservava vortice, sotto forma di una normale penna per scrivere.

Nico e Jason lo guardarono come se avesse appena spiegato una legge fisica impossibile da risolvere anche per lo scienziato più intelligente al mondo: ultimamente il figlio del mare aveva intuizioni o idee molto intelligenti, tanto da sbalordire tutti.

Forse quella scuola lo aveva fatto diventare più sveglio di quanto già non lo fosse: perfino Annabeth, che lo aveva aiutato per mesi a prepararsi agli esami, rimaneva sbalordita quando Percy faceva certi interventi.

"che c'è?" disse lui "era l'argomento di esame di letteratura inglese"

I ragazzi scoppiarono a ridere: era abbastanza strano, visto la situazione e visto che, solitamente, erano Jason e Percy che ridevano mentre Nico li guardava male "scusa" disse Nico "ma ti sembra il caso di parlare di esami in questo momento?"

Percy rise a sua volta, dopo aver lanciato un'occhiata di intesa ai due ragazzi "già...tempismo perfetto"

Improvvisamente nella stanza calò il silenzio: Nico si rigirava il suo anello tra le dita, cosa che faceva ogni volta che era nervoso o impotente; Percy invece, stava appoggiato con la schiena al muro e disegnava con vortice degli scarabocchi sulla ghiaia.

Passò un quarto d'ora, poi mezz'ora e poi un'ora, in cui i ragazzi rimasero in silenzio ad aspettare, ma il tempo sembrava non passare mai.

Jason ripensò agli avvenimenti accaduti negli ultimi giorni e dento di sé il senso di colpa riaffiorò come un legno che galleggia sulla superficie del ruscello di un bosco: continuava a rivivere gli avvenimenti precedenti con dolore.

Il figlio di Giove aveva creduto alle parole di Luke e si sentiva veramente in colpa per questo: aveva tradito la fiducia di uno dei suoi amici, di uno che considerava un fratello.

"Percy..." disse improvvisamente il ragazzo.

Percy si girò a guardarlo e, con un'espressione contrariata, disse "fratello se devi andare in bagno..."

"no no no, non è quello"

"grazie agli dei" ribattè lui con un tono divertito.

"io..." iniziò il figlio di Giove "volevo chiederti scusa per quello che è successo sui Pirenei, non avrei mai dovuto dubitare di te"

"Jason è tutto a posto" disse lui che evidentemente voleva cambiare argomento; ma il ragazzo non glielo permise, doveva sistemare le cose.

"Se fossi stato nella tua situazione avrei agito nello stesso identico modo, anzi, molto probabilmente non avrei avuto la tua stessa forza e resistenza.

E per quanto possa essere importante la mia opinione, non devi sentirti in colpa per niente, perché come mi ha detto Piper una volta: essere un eroe non significa essere invincibile, significa solo essere abbastanza coraggiosi da mettersi in piedi e fare quello di cui c'è bisogno.

E tu lo hai fatto, più di una volta"

Percy gli sorrideva, le guance gli erano diventate rosse e continuava a rigirarsi la penna tra le dita con fare nervoso.

"per quel che vale" continuò Jason "tu sei un eroe e qualunque decisione tu abbia preso, tu prenda e tu prenderai: io sarò al tuo fianco fratello"

Percy sorrise "grazie"

"emmm...Ragazzi..." disse Nico, il quale lanciava delle occhiate sospettose alla porta della cella "non vorrei interrompere questo momento di manifestazione d'affetto fraterno, ma abbiamo un problema"

Jason si girò improvvisamente: al di fuori della cella, dietro le sbarre, si trovava Luke con il suo solito ghigno irritante sul volto, con dietro di sé tre empuse.

"ma che dolci" disse il ragazzo, il quale viso era leggermente oscurato dall'ombra.

Un strano luccichio brillò in lui, una striatura di odio e malvagità apparve nell'azzurro freddo dei suoi occhi.

"ora..." disse lui "dobbiamo parlare"

magic of demigodsWhere stories live. Discover now