Harry

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Annabeth era disperata, correva per la nave avanti e indietro con le lacrime agli occhi urlando il nome di Percy; Piper non era da meno, cercava disperata Jason, mentre Hazel cercava Nico.

Il trambusto che creavano con le loro voci rotte erano come tanti coltelli che trafiggevano lo stomaco costantemente; ogni grido provocava una fitta ad Harry, il quale si era appoggiato alla balaustra per reggersi in piedi.

Il mago non riusciva a muoversi, era come se il mondo andasse avanti e lui fosse uno spettatore esterno: le mani gli tremavano e nella sua mente si ripetevano le stesse scene.

La prima volta che aveva visto un dissenntore, Lupin che gli offriva della cioccolata, lui e Sirius, Harry che salvava entrambi, lui e suo zio, e poi Lupin e com'erano entrambi morti per una causa maggiore di loro e, infine, Percy che spariva come se non fosse mai stato lì, come se la sua presenza fosse sempre stata un'allucinazione o un sogno, ed era arrivato il momento di vedere lucidamente o di svegliarsi.

Ma come ci si poteva risvegliare dall'incubo della realtà?

La visione di quei mostri aveva riaperto una ferita nel ragazzo che non si era mai rimarginata, era come se nel petto si fosse aperto uno squarcio e tutte le emozioni represse fino a quel momento stessero uscendo fuori, lacerandogli la pelle e svuotandolo da ogni tipo di sensazione umana.

"com'è possibile? Dove sono andati?" chiese Hazel tra le lacrime: stringeva l'arma di Nico al petto mentre Frank gli dava dei colpetti di conforto sulla schiena nel tentativo di calmarla.

"non lo so" rispose Annabeth distrattamente, stava ancora girando avanti ed indietro per il ponte, era un gesto ripetitivo scandito dall'ansia e dal dolore per la scomparsa di Percy.

"dove li avranno portati?" chiese Hermione mentre tentava di calmare le ragazze, teneva Piper sotto braccio, mentre quest'ultima si aggrappava disperatamente al tessuto della giacca della maga, nel tentativo di far cessare le lacrime che gli rigavano il volto segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione.

"non lo so" rispose nuovamente Annabeth.

Harry non aveva mai visto la ragazza comportarsi in quel modo, continuava ad andare avanti indietro in preda al panico: i capelli, precedentemente raccolti in una coda di cavallo, le ricadevano sulle spalle e sulla fronte in modo disordinato, gli occhi erano velati dalle lacrime e respirava velocemente, come se ogni volta che prendeva un respiro, i polmoni rigettassero fuori l'aria lasciandola senza fiato.

Draco a quel punto intervenne: il ragazzo fino a quel momento se ne era stato in disparte, aveva solo raccolto le spade di Nico e Jason e le aveva date ad Hazel e Piper, le quali non sembravano neanche essersi accorte del gesto.

Poi si era messo in disparte e aveva osservato Annabeth camminare avanti indietro, per quel poco che Harry aveva visto, il mago teneva le mani strette a pugno e il suo campo visuale sembrava essere occupato solitamente dalla figlia di Atena; forse quello che provava per quella ragazza era più di una semplice attrazione, nonostante tentasse di nasconderlo.

Il mago si parò davanti alla ragazza che si bloccò, sbattendo contro il busto di Draco, il quale le mise le mani sulle spalle in modo che la potesse guardare negli occhi "Annabeth devi calmarti, non riporterai indietro Percy facendo così"

La ragazza lo guardò male, Harry per un momento pensò che avrebbe potuto sgozzarlo con il suo pugnale, poi però si accasciò a terra e iniziò a piangere; un pianto disperato che lacerava i timpani per il dolore che vi era effuso con il rumore, ma il mago pensò che potesse solo liberarla da un peso.

Era preoccupata per il suo ragazzo e per i suoi amici e lo stesso valeva per tutti gli altri e l'unica cosa che avesse potuto evitare di scoppiare, sommersa dalle troppe emozioni, era piangere: un pianto liberatorio in grado di rigettare fuori tutta l'ansia e i cattivi pensieri fino a quando gli occhi non sarebbero diventati gonfi e il respiro sarebbe tornato regolare.

magic of demigodsWhere stories live. Discover now