Lui

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Un lungo parka nero la ricopre fino alle cosce e una grossa pelliccia marrone sembra un'aureola sopra la sua testa. Ha una borsetta blu portata sul braccio come se temesse di essere scippata qui, seduta su un sedile nella carrozza prima classe di un treno regionale e poi, come se non bastasse, ha un piccolo trolley nero con rifiniture oro a contornare il tutto; insomma, è riposto sul portabagagli sopra la sua testa, ma ho la sensazione che sia suo. Tiene il labbro superiore arricciato su quello inferiore e quel broncio le dà un'aria così borghese da farmi venire l'orticaria al solo pensiero di dovermi sedere lì vicino, ma cazzo, è il mio posto, mi sono sempre seduto lì, e questi maledetti treni sono sempre così pieni di gente. 

Il viaggio non sarà lungo, Ostuni- Brindisi, dovrò resistere al massimo venti minuti, spero solo di non dover sopportare la solita soffocante fragranza Chanel. Quale colore di Chance avrà scelto questa tizia? O magari è la solita ragazzina che crede che inzupparsi in una boccetta nominata Numero5 la rende una donna di classe e matura; solo il pensiero mi terrorizza. Avrò l'emicrania forse già al dodicesimo minuto lì seduto; mi viene sempre con le loro maledette colonie troppo forti. Hanno la minima idea di quanto sia fastidioso? L'odore di una donna deve essere una leggera fragranza nascosta dietro il collo, un profumo che solo pochi fortunati possono sentire e non una scia asfissiante che ti toglie l'ossigeno e che si mischia al respiro di chiunque. Deve essere avvertito da un uomo soltanto, almeno nei minuti necessari che servono per divertirsi un po'.

Mi siedo lì accanto, dopo aver gettato la valigia di sopra. Lei scansa le gambe al mio passaggio, evitandomi manco avessi la scabbia.
È più borghese di quanto pensassi. Sento la puzza sotto il suo naso sin dalla mia poltrona, ma, stranamente, niente Chanel. 

Si schiaccia contro il finestrino e stringe le ginocchia verso di sé. Cosa crede che abbia la rogna? Bé, certo non ho un bell'aspetto dopo aver passato la notte in quella fogna, non credevo esistesse un posto ridotto peggio della Diga, eppure quello scantinato era addirittura più malfamato; in ogni caso questa esagera.

Sbuffo e apro il finestrino, lasciandomi accarezzare dal vento quasi primaverile. È già molto caldo per la stagione, ma l'umidità nell'aria fa sembrare la temperatura più bassa di quanto non sia e attacca fastidiosamente i vestiti addosso, facendomi sentire sporco. 

Do' una sbirciata nella direzione della tipa strana di fronte a me. Lei tiene ancora il cappuccio sopra la testa, dal quale sbuca solo il suo viso tondo. È matta? Dove crede di essere? Al polo nord?

-Puoi chiudere il finestrino, per favore? - Chiede quasi stizzita.

-No. - Replico serio.

-Come scusa? - Ripete sbalordita. E' borghese, pazza e anche sorda. Andiamo bene.

-No. - Ripeto irritato.

-Non ci posso credere! - borbotta. 

La guardo di sottecchi e la vedo imbronciarsi sotto le gote arrossate e gonfie per la frustrazione.

Mi fa ridere, la faccia irritata che fa la rende carina. Sarà borghese, pazza e sorda, ma senza dubbio carina.

Il controllore entra nel mio vagone dopo pochi minuti e comincia a chiedere a tutti di mostrargli il biglietto timbrato. Non c'è un momento di pace nemmeno qui dentro. Ci si avvicina e ci fissa con due occhi scuri piccoli e lo sguardo scocciato di chi vorrebbe essere in un altro posto e onestamente non è l'unico. Non ci saluta nemmeno, come se noi dovessimo già sapere cosa vuole. I capelli neri irrorati di gelatina effetto bagnato lo fanno sembrare un dj anni settanta e prima di scoppiargli a ridere in faccia tiro fuori dai jeans il fogliettino di carta per cui è lì. Lui lo ispeziona e poi me lo rende, voltandosi verso la tizia che ho vicino, che pare non trovare qualcosa.
Lei afferra la sua borsa con stizza e fruga all'interno. Ho modo di notare che la delicatezza non è il suo forte e per un momento temo che faccia un buco sul fondo di quel sacco blu notte e che rovesci tutto il contenuto sul pavimento del treno. Certo sarei curioso di vedere cosa nasconde la borsa di una donna. Rossetti? Assorbenti? Mutande sporche?
Sembra non trovare quello che cerca e guardando vicino ai suoi piedi capisco perché. Il suo biglietto giace affianco alle sue La coste oro, pendant con le rifiniture del suo bagaglio. La scoperta di quell'abbinamento mi inquieta più di quanto non lo faccia già la vicinanza con una giovane principessina ricca. Odio quel mondo. Ma soprattutto, che ci fa qui dentro una così?

-Che guardi!

La sento dire e sollevo gli occhi verso di lei. Mi scontro contro la tempesta di ghiaccio, l'uragano delle sue iridi grigie mi investe con la sua calma apparente. Proprio come il cielo plumbeo dopo la burrasca, i suoi occhi minacciano silenziosi il ritorno della furia distruttrice. Il treno sobbalza e noi con lui, interrompendo il gelido avvertimento. Ero tentato di aiutarla ma dopo avermi ruggito contro, preferisco farmi gli affari miei. Che paghi la multa, i suoi soldi saranno molto più utili alla società di trasporti che a un nuovo negozio di abbigliamento.

-Signorina, se non ha il biglietto è inutile continuare questa sceneggiata- La riprende scocciato il controllore.

La vedo avvampare dalla vergogna e sto quasi per chinarmi a prendere quel piccolo foglietto, ma solo per non guastare l'umore di quell'uomo più di quanto già non lo sia; lei mi precede, lo vede e lo afferra prima di me. Mi lancia un'occhiata di fuoco, forse perché voleva essere avvisata prima e non riesco a fare a meno di sorriderle. Borghesi, sono sempre convinti di dover ottenere tutto e subito!

-Ecco a lei- Dice. L'uomo un po' sbuffa e un po' parlotta, ma poi finalmente la lascia stare e torna al suo lavoro.

La ragazza si volta verso il finestrino, guarda il vetro o il nulla di fuori, perché di certo non si gode il panorama fatto di vecchie case diroccate e di terreni incolti. I miei occhi restano su di lei, pensavo avrebbe strillato contro l'uomo parole tipo "non sai chi è mio padre" o roba simile, invece era entrata in panico e sembrava persino dispiaciuta del disagio che stava causando. Il rottame di ferri vecchi e ruggine si ferma stridendo rumorosamente, facendoci sobbalzare sui sedili azzurri, e lei ritorna a guardarmi.

-Mi chiamo Daniele. - Dico porgendole la mano.

La piccola borghese mi ha incuriosito. Strano, non mi incuriosisce mai nessuno. Quello sguardo minaccioso ma profondo, o forse solo il fatto che si copre come se fossimo in Russia, non lo so, l'hanno resa strana, interessante.

-E chi se ne frega! - Sbotta lei, si alza e il cappuccio finalmente le ricade sulle spalle, scoprendo i ramati filamenti leggermente ondulati. Recupera le sue cose, facendo più casino di quanto dovrebbe e trascinando giù assieme alla sua valigia il mio borsone. Questo mi piomba addosso come un pugno che non ti aspetti, beccandomi in pieno stomaco. Giusto pochi centimetri più in basso e mi avrebbe fatto vedere Plutone.

-Ehi! - Mi lamento, gettando la borsa sulla poltroncina che aveva occupato fino a poco prima.

Lei non mi degna nemmeno di uno sguardo e si avvia verso le porte d'uscita. La valigia si scontra più volte con i vari sedili e lei con strattoni poco signorili, la richiama all'ordine, trascinandola dietro di sé come un cadavere.

-Strega! - Le urlo dietro irritato.

La vedo scendere a Brindisi.

Tu pensa, viviamo nella stessa città, borghesina.

Sorrido divertito, non mi capita spesso di essere maltrattato da una ragazza, ma forse oggi il mio aspetto è davvero pessimo. Recupero anche io la mia roba, ripercorrendo i suoi stessi passi verso l'uscita.

-Stazione di Brindisi- Urla la voce metallica dell'altoparlante mentre scendo i tre gradini di acciaio.

Casa dolce casa!

Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoWhere stories live. Discover now