INCONTRI

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Sono nella mia stanza, sommersa da libri consumati dallo studio, tra pagine stropicciate e orecchie negli angoli, salto da un ventennio all'altro, percorrendo le vie della rivoluzione industriale e le lotte operaie, mi nascondo nelle profonde trincee, assaporando la paura dell'incertezza, mi confondo tra la folla in festa, eccitata per qualcosa che non conoscono ancora, ma che porta con sé molte promesse sotto il nome di Repubblica; tra vittorie e sconfitte c'è una cosa che solo la storia può insegnare: La speranza è tenacia e solo tenendola stretta tra le dita, come un prezioso gioiello, troviamo il coraggio di rialzarci dopo un brutto colpo e dare il meglio di noi stessi; perché in fondo se non ci aspettassimo un futuro migliore, non riusciremmo a convivere con il nostro presente.

Il mio cellulare squilla riportandomi al ventunesimo secolo; lo afferro e leggo il messaggio impresso sullo schermo. Eleonora è in una nuova crisi isterica-esistenziale, ma questa volta la portata del suo malumore è amplificata dalla sua avversione per la matematica, dalla taglia quaranta che non riesce più a indossare e dalla parure di gioielli che le è stata soffiata sotto il naso da una signora arrivata prima di lei da Tiffany, e come se non bastasse, il numero di follower del suo profilo Twitter questa mattina non è cresciuto nemmeno di un seguace. L'unico gesto che può lenire le sue pene è riversare la sua frustrazione su di me che non ne capisco nulla di quel social network, so solo che, per qualche assurdo motivo, ha un uccellino blu come logo.

Leggere i suoi sms folli mi fa sorridere ma non è abbastanza per risollevarmi il morale. Ho assolutamente bisogno di una pausa. Sbuffo esausta battendo i pugni sulla scrivania bianca alzandomi dalla sedia. Stiracchio ogni muscolo lentamente, sentendoli scricchiolare per la stanchezza di quattro ore passate rannicchiata sui libri e poi mi lascio ricadere a peso morto sulla sedia di pelle, mollando il telefono sulla scrivania.

Non ne posso più, la testa finirà per esplodermi se passerò anche un'altra settimana da suora di clausura.

Dal piano di sotto sento la voce di mia madre dire a Romina, la donna delle pulizie, che andrà al club di equitazione con le sue amiche e non ci penso nemmeno troppo prima di agire.

Richiudo il pesante libro di storia che ho di fronte e comincio a vestirmi frettolosamente con le prime cose che mi capitano a tiro, un jeans strappato sulle ginocchia e una maglia bianca con la scritta "I love Paris". Romina di pomeriggio ha troppe cose da fare per far caso a chi entra o esce di casa e io posso approfittare della sua distrazione per andare via. Nessuno noterà la mia assenza, rientreranno tutti troppo tardi per accorgersi che sono uscita e io ne ho bisogno o finirò per impazzire.

Afferro il mio giubbino in pelle rosa e lo indosso. Scendo silenziosa le scale per non attirare la sua attenzione e poi mi avvicino lentamente all'uscio, afferro la maniglia ed esco.

La calda brezza di maggio mi accarezza il viso, lisciandomi la pelle come vellutata ovatta, mentre attraverso il centro cittadino, immersa fra la folla. Mi disperdo fra i passanti, mescolandomi a loro come se volessi far perdere le mie tracce e passo dopo passo, senza nemmeno accorgermene, raggiungo il porto. Adoro l'aria d'estate che si fa sentire già prima che la vera stagione inizi, si mischia all'odore salmastro dell'acqua salata, vagando nell'aria come un dolce profumo delizioso, capace di farmi dimenticare ogni cosa. Adoro il mare con il rumore di sottofondo delle onde che si frangono sulla pietra e il chiaro riflesso dell'acqua sotto i raggi del sole. Quel rumore ipnotico e quei colori cristallini riescono da sempre a tranquillizzarmi. Persino le piccole creste sull'acqua create dal vento riescono a darmi quel senso di pace di cui troppo spesso ho bisogno. Oggi però nemmeno questo sembra bastarmi.

Prendo il cellulare dalla mia borsa Valentino beige e lo rigiro più volte tra le mani indecisa. Forse non dovrei disturbarlo, ma ho bisogno di sentire la sua voce confortante infondermi del sano ottimismo.

Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoWhere stories live. Discover now