Persa nel passato

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Non so cosa mi sia preso. Io non sono una persona empatica. Non mi importa nulla della vita degli altri. Quando qualcuno mi parla della fame nel mondo, io gli rispondo che almeno in quei paesi non hanno problemi di cellulite. Forse non sono una brava persona, ma almeno non mi fingo interessata ai problemi di popolazioni distanti chissà quanti chilometri solo per sembrare altruista. In un certo senso non sono nemmeno ipocrita e questo può essere considerato un pregio. Forse. 

Lascio andare Daniele subito. Siamo piombati in un silenzio imbarazzante da cui non so come uscire. Lui mi fissa perplesso e credo che lo farei anche io al suo posto. Non so cosa mi sia preso. Noi eravamo amici, ma avevamo solo sei anni, ora non siamo niente e lui non si ricorda nemmeno di me. Devo sembrargli una pazza e questa non sarebbe nemmeno la cosa più strana che ho fatto in sua presenza.

Punto lo sguardo sugli angoli della stanza, cercando qualcosa per cambiare discorso e finalmente lo trovo. E' in un angolo, racchiuso in una custodia nera e lucida. So cosa contiene. Da piccola ho visto qualcosa di simile a casa sua e lui mi aveva fatto sentire cosa aveva imparato durante l'ultima lezione che aveva seguito al conservatorio. Sembra passata un'eternità. 

-Tu suoni il sax! - urlo come se già non lo sapessi. 

Mi avvicino allo strumento e sento lo sguardo di Dan addosso, mi segue in ogni passo. Resta in silenzio e il fatto di non sapere cosa stia pensando mi uccide. Cosa può pensare del resto, se non che sono fuori di testa. Un attimo prima lo abbraccio come se fosse il mio migliore amico e un attimo dopo mi comporto come se non fosse successo nulla e catalizzo la mia attenzione su uno strumento che a malapena distinguo da una tromba. Ottimo Sabina, cosa vuoi che stia pensando? Magari quale é il numero esatto del centro salute mentale!

Sta calma! Respira, ricorda chi sei! É solo un tizio che conoscevi qualche anno fa, nessuno di importante, cosa diavolo te ne frega di cosa pensa!

-Mi piace la musica... sì, intendo che mi piace sentire suonare dal vivo. - balbetto, cercando di non far calare di nuovo il silenzio angosciante di poco prima e di non pensare.

Devo provocarlo e costringerlo a parlarmi. A dire qualcosa, qualunque cosa. Apro la custodia e lo tiro fuori. L'ottone lucido non ha nemmeno un graffio. Sono certa che lo tenga con molta cura. 

Credevo si sarebbe opposto, che mi avrebbe urlato di lasciare il suo prezioso sax ma non dice nulla.

-Quando ero piccola un mio amico lo suonava, e a volte mi ha fatto anche provare, ma non ero brava. Diceva che non schiacciavo su questi fori nel momento giusto e finivo per soffiarci dentro o troppo presto o troppo tardi. 

Lui si spinge contro lo schienale della poltrona e incrocia le braccia al petto fissandomi impassibile. Abbasso lo sguardo sul sax, dandogli le spalle. E' peggio di quanto pensassi. Forse dovrei semplicemente andarmene. Cosa credevo di fare? Pensavo forse che mi parlasse dei suoi problemi come se in tutti questi anni gli fossi stata accanto? Perché l'ho abbracciato, maledizione!

-Okay, Dan, mi dispiace. Io non dovrei essere qui. - dico stringendo il chiver fra le dita. - vado via.

Non ho il coraggio nemmeno di guardarlo. E' alle mie spalle e io non riesco nemmeno a girarmi.

- Resta. - è appena un soffio contro la nuca. 

-Resta ancora un po' - continua. Le ciocche di capelli vicino alle guance mi dondolano sul viso, cullate dal suo fresco respiro che sa di menta. Non avevo nemmeno sentito i suoi passi avvicinarsi.

Mi afferra con delicatezza i polsi e li solleva, lentamente. Ogni cosa con lui è un'agonia, quello che non so è se ne è consapevole. Essergli vicino è frustrante ed eccitante allo stesso tempo. Lui è come la pioggia d'estate, arriva all'improvviso, violenta, travolgente, sconvolgente; ti ritrovi a pensare che sia un maledetto intoppo, ma poi, se solo ti fermi un attimo e ti lasci travolgere, ti rendi conto che ci voleva, che ne avevi bisogno, perché è calda e fredda allo stesso tempo, perché è inaspettata e attesa nonostante tutto e poi perché non lo avevi programmato eppure quell'imprevisto ti ha cambiato la giornata. 

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⏰ Last updated: Jul 01, 2020 ⏰

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Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoWhere stories live. Discover now