Alessandro

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Mi precipito per le scale dove Alessandro sta aspettando da più di quaranta minuti. Sono sempre maledettamente in ritardo, il tempo mi sfugge come acqua fra le dita, per quanto io ci provi a tenermelo stretto, lui scivola via.

Al mio arrivo, lo trovo appoggiato alla portiera della sua macchina grigio scuro, una Mercedes ultimo tipo appena regalatagli dal padre per i suoi ventiquattro anni. Siamo perfetti insieme, condividiamo persino l'amore per la stessa casa automobilistica.

Non che io riesca davvero a capire le potenzialità di una macchina, ma adoro le linee morbide di un classe A e lui qualcos'altro che riguarda il motore e i cavalli.

Mi sorride e si rimette dritto appena mi vede. Ha tirato i capelli dietro la testa con il gel. E' elegante, ma non troppo, con la sua camicia bianca arrotolata sulle maniche, che lascia il Rolex d'oro sul polso sottile in bella vista e pantaloni grigi principe di Galles, che mettono in risalto la sua figura alta e snella.

Lui gira dal lato del passeggero e mi apre la portiera, aiutandomi a salirci.

Adoro i suoi modi gentili. E' sempre premuroso e in fondo sono sicura che sia l'unico a capirmi davvero, perché anche lui si sente stretto in questi panni. Non lo ha mai detto ad alta voce, ma lo vedo. Alle cerimonie stressanti a cui siamo costretti a partecipare sembra un'altra persona. E' cordiale con tutti e riesce a districarsi bene in ogni conversazione, ma appena siamo soli, la prima cosa che fa è slacciarsi il colletto della camicia e buttare via la cravatta. 

Mi aggrappo alla sua mano, facendo attenzione a non rovinare le mie decolletè Saint Laurent argento o a graffiare la seta del mio vestito verde scuro che arrivava a coprirmi appena metà coscia, la stessa su cui Ale lascia scivolare lo sguardo senza fingere indifferenza. Mentirei se dicessi che non era premeditato, adoro quando mi guarda proprio come fa in questo momento, come se volesse strapparmi i vestiti di dosso. Chi non ama questa sensazione? Sentirsi desiderati... tutti lo vogliono e chi non lo ammette é solo un bugiardo o magari uno sfigato. Non é il mio caso comunque.

Subito dopo avermi dato un veloce bacio, Alex gira dal suo lato della macchina e sale anche lui.

-Allora dove andiamo?- chiedo curiosa prima di accavallare le gambe con finto candore, come se non sapessi che facendolo la gonna sale di qualche centimetro e non passa inosservato. Lui mi lancia solo uno sguardo furbo, prima di far rombare il motore e partire.

-Odio le sorprese, non mi hanno mai portato nulla di buono - gli faccio presente; ho sempre avuto dei brutti ricordi collegati a ciò che tutti chiamano "sorpresa".

-Com'è che si dice? L'attesa del piacere é essa stessa il piacere. Quindi Sab, resta buona e aspetta. E per favore, abbassa quella gonna.

Ride divertito. Anche io in realtà anche se mi volto verso il finestrino per non farglielo vedere. Lui mi conosce meglio di chiunque altro e sa' che non faccio mai nulla per caso.

-Si alza da solo, cosa posso farci?- replico con finta innocenza.

Ma sfortunatamente non ha voglia di giocare e non continua. Resta in silenzio con un sorriso divertito stampato sulle labbra.
Io mi accoccolo silenziosa fra la morbida pelle dei sedili della sua auto che ha ancora quell'inconfondibile odore di nuovo e cerco di rilassarmi. In fondo non sempre le sorprese nascondono qualcosa di negativo.
Dopo qualche minuto di silenzio rallenta, ma non ferma la macchina e la cosa è molto strana.

-Ma prima... devi mettere questa- tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni una fascia di seta nera e lucida e me la porge.

-No, ti prego...- lo supplico.

Non voglio mettermi una benda sugli occhi. Non può farmi questo!

-Non hai scelta. O questo o ti riporto a casa.- mi intima sardonico.

Se Respiro Troppo, mi accorgo di essere vivoWhere stories live. Discover now